Le più importanti tappe della storia dell'ABRUZZO

Nella regione è documentata la presenza umana sin dal Paleolitico inferiore, con importanti stazioni preistoriche alla Madonna del Freddo e ai Terrazzi Zannini, vicino a Chieti, lungo la valle del fiume Foro e soprattutto nel sito delle Rocche di Popoli, nella conca Peligna. Alcuni giacimenti situati in quest'ultima hanno permesso di ricostruire le diverse fasi delle attività umane del Paleolitico in Abruzzo. Per il periodo eneolitico le tracce più ragguardevoli provengono dal villaggio di Ortucchio, nella piana del Fucino, dove si configurarono le prime organizzazioni sociali basate sull'agricoltura e sulla pesca e, in misura minore, sulla caccia. Nella fase protostorica si radicò una fiorente civiltà, denominata picena, il cui raggio di influenza si estendeva a sud, sino ai confini con la Puglia, e all'interno, verso l'area montuosa: la celebre statua di guerriero, conservata al museo di Chieti, ne costituisce l'espressione esemplare.

Agli albori della storia l'Abruzzo presentava una varietà di popoli di differenti origini e tra loro divisi in tribù. I vestini, i marsi, i marruccini, gli equi, i sanniti erano le popolazioni locali più significative, presto soggette alla pressione di Roma e quindi sottomesse nel IV secolo a.C., ma definitivamente romanizzate solo all'alba dell'era cristiana. Nella divisione augustea dell'Italia l'Abruzzo, con il Molise, a eccezione del Teramano, fecero parte della Regio IV, denominata Sabina et Sannium; questa fu la premessa per il definitivo ingresso nel sistema di Roma, sancito dalla concessione della cittadinanza (nella prima metà del I secolo d.C.). La via Valeria costituiva il principale asse di collegamento tra la regione e Roma, e a essa si aggiungeva una rete di strade costiere e trasversali.

I longobardi, che conquistarono la regione, la aggregarono al Ducato di Spoleto che, quando fu assoggettato dai franchi, venne eretto nel comitato autonomo della Marsica, o Marsia, con sede a Celano. Dal 1140 iniziò la dominazione dei normanni, ai quali si deve l'incorporamento dell'Abruzzo al Regno di Sicilia, mantenuto dalla successiva dinastia di Svevia. A Tagliacozzo si svolse, nel 1268, la decisiva battaglia che, segnando la sconfitta di Corradino di Svevia, assicurò l'Abruzzo agli angioini, i quali la unirono come provincia al Regno di Napoli. Dei grandi eventi che coinvolsero questo stato, l'Abruzzo visse le alternanze di regimi: la dominazione aragonese prima, poi quella spagnola, durata dall'inizio del XVI secolo al 1707, il breve tratto di governo austriaco, e il regno borbonico, compreso tra il 1734 e l'Unità d'Italia (vedi Risorgimento), salvo la breve parentesi napoleonica.

L'età moderna non registrò sensibili progressi economici e culturali della regione, che rimase ai margini della vita del regno, con un sistema produttivo imperniato sulla pastorizia e con i centri urbani di maggiore spicco, L'Aquila e Chieti, oscurati dalla preminenza di Napoli. Dopo l'unificazione, in Abruzzo furono avviati i lavori di prosciugamento del lago Fucino, che misero a disposizione dell'agricoltura un vasto e fertile territorio. La regione venne demograficamente impoverita dalla grande emigrazione verso l'America di fine Ottocento, alla quale, nel secondo dopoguerra, seguì una nuova espulsione di contadini e popolazioni di montagna, diretti nelle aree settentrionali dell'Italia e nei paesi del Nord Europa. Il fenomeno si interruppe negli anni Settanta, allorché si cominciarono ad avvertire i segnali di sviluppo derivanti dagli insediamenti industriali e commerciali della zona di Pescara e dall'incremento del turismo costiero.