Le più importanti tappe della storia della Regione Autonoma TRENTINO ALTO ADIGE
L'autonomia della Regione Trentino-Alto Adige trova il suo fondamento nell'accordo firmato il 5 settembre 1946 a Parigi dai Ministri degli Esteri di Italia e Austria, Alcide Degasperi e Karl Gruber. Il punto di arrivo della sua attuazione è il 12 giugno 1992, con il rilascio della cosiddetta quietanza liberatoria, con cui si concluse la controversia aperta nel 1960 dall'Austria contro l'Italia davanti alle Nazioni Unite, riguardante la mancata attuazione di tale accordo.
Quest'ultimo fu voluto dalle potenze vincitrici della seconda guerra mondiale, a tutela della minoranza di lingua tedesca, contestualmente alla decisione di non concedere la riunificazione del Sudtirolo all'Austria, come richiesto dai portavoce della popolazione sudtirolese. L'accordo divenne un allegato al trattato di pace degli Alleati con l'Italia.
Le ragioni di un'autonomia così estesa vanno ricercate sia nella spiccata tradizione autonomistica del territorio alpino in cui si trova la Regione Trentino Alto Adige, sia nell'intuizione dei due statisti di risolvere il problema della convivenza fra gruppi linguistici diversi attraverso il riconoscimento
di particolari garanzie di tutela della lingua e della cultura, anziché, come avveniva contemporaneamente presso altri confini difficili, attraverso il trasferimento delle popolazioni.
L' Alto Adige/Sudtirolo usciva allora da un lungo e tormentato periodo, in cui la politica fascista aveva tentato in vari modi di snazionalizzare la minoranza tedesca e la politica del Terzo Reich, in accordo col regime mussoliniano, aveva prospettato ed avviato una drastica e drammatica soluzione della questione attraverso le cosiddette "opzioni" del 1939 e il trasferimento delle popolazioni. Inoltre, nei venti mesi della "Zona di Operazioni delle Prealpi" (1943-1945), la sovranità italiana sulle provincie di Bolzano, Trento e Belluno era stata di fatto sospesa. Tutto ciò si collocava al culmine di un periodo di conflitti nazionalistici, all'interno di una regione plurilingue, che risalivano almeno alla fine dell'Ottocento.
L'articolo 1 dell'Accordo di Parigi, pubblicato sulla Gazzetta Ufficiale il 24 dicembre del 1947, afferma che: "Gli abitanti di lingua tedesca della Provincia di Bolzano e quelli dei vicini comuni bilingui della provincia di Trento godranno di completa eguaglianza di diritti rispetto agli abitanti di lingua italiana, nel quadro delle disposizioni speciali destinate a salvaguardare il carattere etnico e lo sviluppo culturale ed economico del gruppo di lingua tedesca". Nell'articolo 2 viene riconosciuto alle popolazioni del Trentino Alto Adige l'esercizio di un potere legislativo ed esecutivo autonomo.
Il 26 febbraio del 1948 fu approvato il primo Statuto d'autonomia, con legge costituzionale del Parlamento italiano. Lo schema era tripolare, con la Regione e le due Province di Bolzano e di Trento.
L'attuazione dell'autonomia incontrò, tuttavia, notevoli difficoltà. E ben presto, da parte dei rappresentanti politici della minoranza di lingua tedesca, si denunciò il mancato recepimento dei principi dell'accordo Degasperi-Gruber.
Contemporaneamente si manifestarono forti tensioni politiche e sociali che portarono ad una lunga serie di attentati dinamitardi. Nel 1960 il cancelliere austriaco Bruno Kreisky portò la questione sudtirolese all'attenzione dell'Assemblea Generale delle Nazioni Unite, che con due risoluzioni invitò le due parti alla trattativa allo scopo di trovare una soluzione a tutte le divergenze riguardo l'applicazione dell'accordo di Parigi.
Il Governo italiano istituì una Commissione di studio per i problemi dell'Alto Adige, che lavorò per molti anni all'elaborazione di norme da sottoporre al consenso anche di Vienna e dei rappresentanti politici della popolazione sudtirolese. Nel 1969 fu conclusa la trattativa e concordato il cosiddetto "Pacchetto di misure a favore delle popolazioni altoatesine".
Il "Pacchetto", approvato dal congresso della SVP, dal Parlamento italiano e da quello austriaco, rappresentò il fondamento politico della nuova autonomia.
Da qui nasce il Secondo Statuto, approvato dal Parlamento italiano il 10 novembre 1971. Esso assegna alle due Province di Trento e di Bolzano un vasto numero di competenze legislative detenute fino ad allora dalla Regione, a cui se ne aggiunsero altre trasferite dallo Stato. Nel corso dei successivi vent'anni, ad opera delle commissioni paritetiche "stato-autonomie", istituite per predisporre le norme di attuazione dello Statuto, l'autonomia venne di fatto notevolmente ampliata assumendo, anche nello spirito regionalista che cominciava man mano a prendere piede in tutto il territorio nazionale, il respiro e la dimensione di autonomia territoriale.
Fra le novità introdotte dal nuovo Statuto vi è la tutela, oltre che della minoranza di lingua tedesca, anche delle altre minoranze locali presenti sul territorio regionale, come i ladini di entrambe le province.
Elemento cardine del sistema autonomistico è il bilinguismo, mentre lo strumento per raggiungere un equilibrato assetto socio-economico è la "proporzionale". Un meccanismo che prevede il diritto dei gruppi linguistici ad essere rappresentati per quote nell'impiego pubblico e nell'accesso ad alcuni benefici di carattere sociale (ad esempio nell'assegnazione degli alloggi pubblici).
Attualmente è in corso una fase di dibattito e riflessione che riguarda l'adeguamento della Regione, nelle sue forme istituzionali, ai cambiamenti intervenuti negli ultimi vent'anni.