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Adagiata sulle ridenti colline teramane, le spalle alla vallata del Tronto, Controguerra volge il suo sguardo ad oriente verso l’azzurro mutevole del mare Adriatico e ad occidente alla maestosità del Gran Sasso, il “gigante dormiente” che domina e veglia l’intera regione. Sullo sfondo di un paesaggio invidiabile in cui mai l’occhio può annoiarsi sollecitato da colline pittoresche e disuguali, Controguerra si affaccia, a 267 metri sul livello del mare, sulla Val Vibrata vantando, oltre Al panorama incantevole, un gradevolissimo clima temperato per la vicinanza del mare e dei monti della Laga. Su un’estensione di 23 chilometri quadrati, Controguerra ospita 2.500 abitanti distribuiti tra il centro urbano e le campagne circostanti in cui, oltre a moderne villette, non mancano antiche case coloniche e “preziose pinciaie”. In una terra che non ha mai negato frutti deliziosi ai suoi abitanti, l’attività agricola convive felicemente con l’industria ed il terziario. Dovunque posi lo sguardo, il visitatore non può non ammirare estesi vigneti, uliveti, frutteti, campi di grano, di mais e di girasoli. Il sito in cui sorge Controguerra ha ospitato insediamenti già in epoca preistorica ma è soprattutto dell’età medioevale che si hanno notizie più certe. L’altura sulla quale è situato l’attuale centro storico, ospitava nel medievo il nucleo di un castello protetto da una cinta muraria che permatteva l’ingresso solo in prossimità della porta principale, l’attuale Porta Maggiore o porta dell’Angelo. Sul culmine dell’altura troneggiano il “Torrione” ed il “Palazzo” ducale, così chiamato in riferimento alla signoria su Controguerra degli Acquaviva, duchi di Atri, a partire dalla metà del XV secolo. La torre ha un basamento a scarpa e con ogni probabilità risale ad epoca tardo medioevale. L’abitato circostante conserva oggi un tessuto prevalentemente ottocentesco, pur presentando alcuni edifici in laterizio del XVII secolo quali quelli ai vicoli Augusto, Simone e delle Siciliane. Molto interessanti sono gli stemmi che ancora sono visibili sui portali di alcune abitazioni. Uno di questi è quello posto sopra l’ingresso del Palazzo Crescenzi. E’ lo stemma dei marchesi Crescenzi-Flaiani composto da uno scudo con due leoni affrontati, sui tre monti all’italiana, sormontati da una stella di cinque raggi a sua volta sormontata dalla corona di marchese. Sui portali dei palazzi più importanti si possono notare anche delle decorazioni come le due rosette poste ai lati del Palazzo Salutanzi o la lastra fittile con rosa posta all’esterno di un’abitazione nel vicolo delle Siciliane. In un altro singolare vicolo, vicolo Augusto, si può scorgere, su una pietra inserita nel muro sopra il portale, un’epigrafe risalente al 1770. Sempre all’interno delle mura si può ammirare la Chiesa Parrocchiale di San Benedetto Abate, fondata attorno al 1609 con il titolo di San Benedetto e San Pietro. Essa appare oggi nella veste del restauro di primo Ottocento e mostra sul portale in pietra lo stemma del paese. Al suo interno si conservano due tele seicentesche che riproducono, l’una la Madonna del rosario, l’altra l’Ultima Cena. Adiacente alla Chiesa Parrocchiale si può notare , nella veste restaurata, l’antico Palazzo del Comune, sede del Municipio fino a circa 50 anni fa ed ora sede della presente mostra. Fuori dalle mura che un tempo delimitavano il castello, al culmine di un’altura vicina, si erge la Chiesa della Madonna delle Grazie che risale alla metà del XVI secolo. L’edificio, più volte distrutto, appare oggi nella veste della ricostruzione terminata nel 1810 e dei successivi restauri l’ultimo dei quali in via di completamento. All’interno della Chiesa si conserva un altare tardo barocco ligneo, dorato e dipinto, a doppie colonnine tortili e timpano spezzato con al centro una tela coeva raffigurante Dio Padre benedicente con la mano sinistra poggiata sul globo. Al centro dell’altare è un altorilievo in terracotta raffigurante la Madonna con il Bambino. Il tempio della Madonna delle grazie fu sempre oggetto di particolare venerazione, non solo da parte dei controguerresi, ma anche delle popolazioni vicine. Sempre fuori dalle mura vi sono altre due antiche chiesette : quella della Icona, che conserva al suo interno un prezioso affresco, e quella di San Rocco, molto semplice con le sue tipiche finestre basse ai lati dell’ingresso, eretta intorno al 1527 quando un’epidemia di peste funestò la popolazione locale.