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Grata aura, si scriveva già nel '400, "per esser luogo dilettevole e da pigliar piacere". E così è ancora Gradara, singolare borgo medievale circondato da una lunga cortina trapezoidale di mura trecentesche, che s'innalzano, rafforzate da torri sino alla Rocca. Rocca e città-castello furono un formidabile strumento di guerra e furono numerosi quindi gli anni esaltanti e ruggenti della sua storia millenaria, come può evocarsi passando già per il ponte levatoio, visitando l'armeria e la sala della tortura. Evocando dame cortesi e gentili cavalieri, le logge e gli ampi appartamenti principeschi e la cappella adorna di una bella pala d'altare in maiolica di Andrea Della Robbia. Sempre entro la cinta muraria, su cui corrono i cammini di ronda con torri di avvistamento, è il prestigioso Palazzo Rubini-Visin, posto lungo la via principale del Castello, sede del Museo-Pinacoteca che ospita una tavola di Giovanni Santi, padre di Raffaello. La più recente proposta, che si affianca ai richiami gastronomici ed enologici di "hosterie" e "cantine" e che vuol caratterizzare il futuro del centro turistico, è quella di "Gradara Ludens": il gioco, la simulazione, l'immaginazione tra antiche mura e nuove tendenze, con cui si candida a capitale del Festival Italiano dei Giochi. Tutto intorno, tra Fanano e Granarola, un fiorire di aziende agrituristiche, vecchie cantine padronali, trattorie campagnole dai nomi "bucolici", richiami irresistibili per coloro che amano il rustico, i vini stagionati, la cucina sapida fatta di tagiatelle e di ruspanti.