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Fratte Rosa sorge sullo spartiacque delle vallate del Cesano e del Metauro. Dalla cima della collina in cui è arroccata si ha l'opportunità di gustare un panorama tra i più suggestivi della provincia. Alcuni fanno risalire l'origine di Fratte Rosa, il cui antico nome è Castrum Fractarum, alla sconfitta subita da Asdrubale - fratello di Annibale - nella battaglia del Metauro, decisiva per le sorti della seconda guerra punica e per la definitiva vittoria romana su Cartagine. In modo più verosimile, anche se meno affascinante, l'origine sembra dovuta a dei superstiti scampati alla distruzione della vicina città romana di Suasa da parte di Ataulfo, generale di Alarico. Tra il IX e il XIII secolo, Fratte Rosa visse il più importante momento politico della sua storia. In questo periodo, infatti, fu la capitale di un vero e proprio staterello - la Ravignana - esercitante la giurisdizione sui castelli limitrofi e direttamente dipendente dai monaci Classensi di Ravenna. Di questo periodo (1216) è la fondazione del Convento di Santa Vittoria, sembra stimolata da San Francesco d'Assisi. Successivamente, anche per la sua importantissima posizione strategica, nonchè di confine, subì le vicissitudini che portavano questi piccoli centri al servizio di questo o quel Signore. Malatesta, Montefeltro, Della Rovere sono i nomi più ricorrenti nella storia di Fratte Rosa del periodo, fino al passaggio nel territorio pontificio. La frazione di Torre San Marco, che si trova sul territorio comunale e le cui origini si possono far risalire presumibilmente allo stesso periodo della fondazione del capoluogo, subiva le stesse travagliate vicende storiche, salvo appartenere anche al ducato dei Varano dal quale si staccò definitivamente nel 1545. La Fratte Rosa - con le parole di Paolo Volponi - è "un paese dolce e rotondo, leggero e maneggiabile come un vaso, uno dei tanti cocci perfetti delle sue botteghe e fornaci" e chi vi arriva per la prima volta - forestiero e ignaro - intuisce immediatamente e scopre con piacevole rilassatezza "la verità della bellezza locale e paesana, della perfetta intesa tra l'esistenza del paese, con le sue forma e mura, e le linee continue dei campi nella discesa verso l'azzurro della marina, della evidente, risonante congiuntura e compenetrazione tra paesi e uomini, composta nelle colture meticolose dei campi, nella pulizia delle soglie e delle strade, nella luminosità dei davanzali, nell'interno e interiore lavoro degli artigiano". Fratte Rosa è legata indissolubilmente alla lavorazione della terracotta che, anche fuori regione, ne "illustra la più intima essenza strutturale" e che ne evidenzia una "vocazione artigianale fantasiosa e sicura quanto praticamente servita e realizzata", un'inclinazione lineare del paesaggio, un conseguente unitario colore e tono, una sua voce, autentico suono composito ed armonico, collettivo ed inconfondibile:"la voce calma e profonda dei suoi vasi".