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Capoluogo di un territorio secolarmente agricolo, ma ora ricco anche di insediamenti industriali e del terziario avanzato, Massa Martana è posta alle falde dei Monti Martani che ne costituiscono una delle attrattive di maggiore interesse e suggestione. La particolarità delle zone è la ricchezza dei boschi formati da numerose essenze tipiche della macchia mediterranea e l' abbondanza di insediamenti, di edifici sparsi, di ruderi testimonianti una civiltà che si è sviluppata dal periodo della Roma repubblicana in poi. Lungo le pendici dei monti e percorrendo interessanti sentieri, è possibile ancor oggi trovare reperti fossili affioranti dal terreno, soprattutto ammoniti, testimonianza del tempo in cui tutta la zona era sommersa da quello che viene comunemente definito Lago Tiberino. Queste caratteristiche e l' abbondante presenza di tartufi neri, fanno della terra di Massa uno dei luoghi deputati per il turismo, dalla primavera all' autunno inoltrato. I primi insediamenti, se si eccettua la presenza di reperti tombali anteriori al III secolo a.C., sono da collegare alla costruzione della via Flaminia, realizzata intorno al 220 a.C., lungo la quale, nel tratto tra Narni e Bevagna, venne dapprima costruita una "Statio ad Martis" per ricovero, sosta e ristoro di soldati e viaggiatori, e poi un vero e proprio centro denominato "Vicus Martis" da collocare nella zona dove attualmente si può ammirare la bella chiesa di Santa Maria in Pantano. La presenza romana, oltre che da abbondanti fonti epigrafiche, che fanno presupporre tra l' altro l' esistenza di templi dedicati ad Apollo, Mercurio, Cerere e Marte, è documentata dal ritrovamento di monete imperiali, da Traiano a Settiminio Severo, dalle catacombe cristiane, forse del II secolo d.C., prossime al grandioso ponte Fonnaia gettato sul Naia durante la costruzione del diverticolo martano della via Flaminia. A poche centinaia di metri da questo è stato recuperato, in un luogo per secoli conosciuto come "la Grotta di Traiano", un ampio sistema catacombale del III-V secolo d.C., unico nel suo genere, che ora dotato di sistemadi illumunazione, è visitabile, non senza emozione, percorrendo un fitto sistema di gallerie sotterranee. Dal I al V secolo d.C. il "Vicus Martis" trasformato in civitas Martana, fu patria o ospitò numerosi santi, da San Felice a Fidenzo e Terenzio, a Faustino a Illuminata. Fu devastata durante le guerre gotico-bizantine subendo la stessa sorte della vicina Carsulae, fino a che non entrò a far parte dei territori di influenza dei longobardi del ducato di Spoleto.A questi, o agli Arnolfi nel X secolo si deve la costruzione di "castrum" chiamato di "Massa" dove oggi sorge l' attuale centro abitato. Nel 1904 fu cinto di mura da Raniero di Bonaccorso Arnolfi che probabilmente eresse anche una rocca a difesa dei suoi territori, conosciuta come rocca di Bonaccorso, ma oggi scomparsa. Il castello passò poi sotto la giurisdizione di Bentivegna che nel 1277 l' ampliarono e cinsero di nuove mura per volere di Bentivegna, vescovo di Todi, poi cardinale e confessore di Niccolò III; entrò infine a far parte dei domini di Todi dal quale si affrancò, dopo alterne vicende, definitivamente nel 1565 dietro sborso di ben 20.000 fiorini d' oro. Dopo il plebiscito di annessione al regno d' Italia assunse il nome di Massa Martana.