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Novara ebbe origini antichissime, tanto che quando si formò nella sua totalità, Roma non esisteva ancora. Venne edificata in un primo tempo dai Liguri e, dopo essere stata distrutta dai Galli di Belloveso, fu ricostruita dai Vertocomacori, popolazione gallica proveniente dalla Provenza. Le caratteristiche celtiche prevalsero su quelle liguri e il nome stesso di Novara può derivare da due termini gallici: ar, che significa "sopra" e var, "acqua". In effetti la città si trova in una posizione elevata rispetto ai luoghi circostanti ed è vicina a fiumi e torrenti. Intorno al 187 a.C., i Romani, soggiogati gli Etruschi e gli altri popoli dell’Italia meridionale, fecero in modo che Novara diventasse una colonia. Il dominio romano è testimoniato da monumenti e da marmi con iscrizioni di quel periodo, conservatisi sino ad oggi. Tali reperti artistici fanno riferimento all’esistenza di edifici sacri e profani, di magistrature, collegi e personaggi illustri, consentendo di ricostruire aspetti della vita del tempo. Durante il periodo romano, Novara fu naturalmente una città pagana legata a divinità dell’Olimpo greco che erano ereditariamente passate al culto romano. Nei secoli successivi al dominio romano, la storia di Novara si fa buia e offuscata sino al 569 d.C., con l’occupazione dei Longobardi che si stabilirono nella città, unendosi alla popolazione indigena. La dominazione longobarda fu molto significativa da un punto di vista religioso. Infatti, proprio in questo periodo, la popolazione novarese abbandonò il culto olimpico greco-romano per abbracciare il cristianesimo, divulgato secondo la tradizione da san Gaudenzio, primo vescovo della città. In età medioevale, dopo le violente lotte con Enrico V che, assalita Novara nel 1110, ne distrusse le mura, il potere vescovile predominante venne subordinato al nuovo ordinamento comunale. Nella prima metà del XII secolo, a Novara si costituirono due fazioni ben distinte: quella "sanguinea", di tendenza guelfa, e quella "rotonda", affine ai ghibellini. È importante sottolineare che tali fazioni non avevano tanto lo scopo di esprimere una tendenza politica, quanto piuttosto di mettere in luce rivalità tra famiglie, aspirazioni personali e volontà di prevalenza. Per far fronte alle lotte interne cittadine, la popolazione comunale novarese decise di essere governata da un podestà o capitano del popolo: il primo fu Martino della Torre, uomo capace che riuscì ad attenuare i contrasti tra le diverse fazioni. I secoli dal XII al XV furono per la città densi di avvenimenti politici: sottomessa da Federico Barbarossa nel 1154, Novara aderì alla Lega Lombarda nel 1168. In seguito alle lotte con Vercelli per il predominio sulla Valsesia e i contrasti tra le fazioni nobiliari dei Tornielli e dei Brusati, nel 1311 passò sotto il dominio visconteo e subì tutte le conseguenze della guerra tra i Visconti e gli Sforza. Questo periodo è testimoniato dai dittici eburnei della fine del secolo V, conservati presso l’Archivio Capitolare. Nel Seicento la dominazione spagnola è ricordata principalmente per il malgoverno e perché la città fu trasformata in piazzaforte mentre si distruggevano i suoi popolati sobborghi. Nel 1713 Novara passò sotto il dominio austriaco, sancito dal trattato d’Utrecht dell’11 aprile. Dopo la pace di Vienna del 1735, tra la Francia, l’Austria e la Sardegna, la città fu concessa a Carlo Emanuele III, diventando parte degli Stati Sardi. In seguito alla rivoluzione francese, durante il periodo napoleonico, Novara divenne capoluogo del dipartimento dell’Agogna e nel 1814 tornò ad essere dominio sabaudo. Durante il periodo risorgimentale, non si possono tralasciare due battaglie significative combattute a Novara. La prima si svolse nell’aprile del 1821 tra i liberali piemontesi e le truppe di Carlo Felice, rinforzate dall’aiuto di reggimenti austriaci. I combattimenti si realizzarono sotto le mura di Novara e determinarono il predominio austriaco su alcune città del Piemonte. La seconda risale al 23 marzo del 1849 tra Piemontesi e Austriaci, che si scontrarono alla Bicocca, a sud della città, lungo la valle dell’Arbogna. La sera stessa Carlo Alberto abdicò, in una sala di Palazzo Bellini,ora sede della Banca Popolare di Novara, in favore del figlio Vittorio Emanuele II. E proprio dalle ceneri di questa sconfitta prese vigore il moto del Risorgimento italiano. Da allora la storia di Novara è parallela a quella del Regno di Sardegna, di cui faceva parte, mentre l’Italia cominciava il suo cammino verso l’unità e l’indipendenza, raggiunta il 2 giugno del 1946.