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Le origini della città si perdono nella notte dei tempi, per cui è impossibile risalire alla sua fondazione mancando - come dice già Giovanvincenzo Ciarlanti - attendibili fonti storiche. D'origine etrusca (Aesar, radice del nome Aesernia, in etrusco significa DIO-DIVINO) o d'origine sannitica, come sostengono molti storici, certo è che dappertutto sono visibili le tracce della sua antichità. Il sito su cui sorge la città, tra due profonde vallate solcate dai fiumi Carpino e Sordo, era strategicamente molto importante giacché rappresentava la chiave d'accesso all'antico Sannio; proprio per il controllo del territorio Roma, dopo la faticosa vittoria sui fieri Sanniti, fondò in quel sito nel 263 a.c. una colonia di diritto latino. Durante la guerra sociale fu occupata dagli Italici i quali, a seguito della caduta di Corfinio, vi posero la loro capitale. Da allora la Lega Sociale mutò il nome e si chiamò Lega Italica; per questo motivo Isernia vanta il primato di essere stata la prima capitale d'Italia, in quanto questo nome per la prima volta viene dato ad una entità statale. Dopo la guerra sociale ed a seguito delle distruzioni di Silla che ridussero la città ad un cumulo di macerie, Aesernia venne ricostruita e fu elevata al rango di Municipium; ebbe quindi un ruolo molto importante e, con l'età ceseriana ed augustea, attraversò un periodo di grandissimo splendore. Molto numerosi sono i resti archeologici che stanno a testimoniare quel passato di splendore, come molto numerose sono le emergenze archeologiche artistiche e monumentali medievali presenti nella città. Con la caduta dell'impero romano Isernia subì il triste destino delle altre città; venne distrutta nel 456 dai Vandali capitanati da Genserico e per ben tre volte dai Saraceni con incursioni devastatrici, rapine e massacri negli anni 860,882 e 883. I Longobardi, che fecero della città una contea, promossero un certo sviluppo, favorirono la costruzione della chiesa di S.Maria con annesso il monastero delle Monache Benedettine e diedero un nuovo assetto urbanistico alla città, costruendo -si pensa- anche un castello. Il secolo XIII vide il fiorire di grandi personaggi che ad Isernia ebbero i natali e che svolsero un ruolo di primo piano sulla scena italiana ed europea. Primo fra questi è da ricordare Enrico d'Isernia (1290-1278) il quale, dopo essersi distinto in patria per scienza giuridica, approdò in Boemia dove divenne notaio del re Ottokar II. Ma i personaggi di maggiore spicco sono senza dubbio Celestino V e Andrea d'Isernia. Il papa santo, Pietro Angelerio da Morrone, nacque ad Isernia nel 1215 da famiglia di umili condizioni, fece vita eremitica sulle montagne d'Abruzzo, fondò un nuovo ordine monastico, i Celestini, di derivazione benedettina e edificò oltre 50 monasteri sia in Italia che in Francia. Alla morte di Niccolò IV (1292), il conclave riunito a Perugia, dopo due anni di inutili tentativi , elesse a Sommo Pontefice l'eremita del Morrone che assunse il nome di Celestino V. Era il 5 luglio 1294; ma dopo pochi mesi trascorsi a Napoli alla corte di Carlo II d'Angiò, il papa isernino rinunziò alla tiara. E Fece ritorno alla quiete delle sue montagne. Morì il 19 maggio in circostanze oscure nel castello di Fumone (FR) dove era stato rinchiuso dal suo successore Bonifacio VIII. Durante il Medio Evo fiorì ad Isernia una vera e propria scuola giuridica di livello europeo; il maggior esponente di questa scuola fu Andrea d'Isernia (1230-1316), ordinatore del diritto feudale ed autore di numerose opere tra cui i "Commentaria in usus feudorum"e i "Riti" della Magna Curia in cui si statuì il diritto finanziario del Regno di Napoli. Amante della libertà , sempre fedele alle istituzioni centrali tanto da meritarsi l'appellativo di "CIVITAS FIDELISSIMA", Isernia ha sempre lottato con tenacia contro i feudatari e gli stranieri. Per questa sua caratteristica partecipò con convinzione alla battaglia per impedire alle armate francesi nel 1799 di entrare nel Regno di Napoli e alla reazione borbonica nel 1860 contro i Piemontesi che si apprestavano a concludere l'epopea dell'UNITA' d'Italia. In entrambe le occasioni pagò il suo attaccamento al potere costituito con distruzioni,saccheggi e vittime. Disastrosi terremoti nel corso dei secoli hanno più volte sconquassato la città, mettendone in pericolo la sua stessa sopravvivenza. Altre distruzioni Isernia ha subito in questo secolo; violenti bombardamenti aerei da parte degli alleati nel settembre nel '43 distrussero quasi un terzo del centro abitato, causando la morte di molti isernini. Ma, nonostante queste immani sciagure, il popolo isernino ha sempre avuto la volontà e la forza per risollevarsi e ricostruire la propria città. La tenacia dei sanniti non può smentirsi! Appena dopo i disastri causati dalla guerra, prima con gruppi spontanei di volontari, quindi con sempre maggiore organizzazione per l'impegno dei nuovi amministratori, si cominciarono a gettare le premesse per la rinascita della città. Fu messo in atto il Piano di ricostruzione con il quale non solo si ripristinarono le zone colpite con la creazione di piazze e la costruzione di nuovi palazzi, ma si aprirono a Nord del vecchio centro abitato le tre grandi arterie (corso Risorgimento,via XXIV Maggio e via Giovanni XXIII) che, unitamente al preesistente corso Garibaldi, hanno rappresentato il punto di partenza per lo sviluppo urbanistico che si è avuto poi nei decenni successivi.Il palazzo degli uffici, l'Ospedale circondariale, la stazione ferroviaria con il superbo viadotto di S.Spirito abbattuto dalle mine tedesche, il Municipio, i monumenti, le scuole il Museo, la biblioteca civica nel volgere di pochi anni furono tutti riattivati, anche grazie all'intervento dello Stato. Isernia a mano a mano prese l'aspetto di una cittadina viva e dinamica, rifiorì l'artigianato e ricominciò l'attività dei vari opifici industriali. Alla rinascita contribuirono anche le borgate, che hanno rappresentato sempre un punto di riferimento molto importante dal punto di vista economico. Le quindici borgate,che fanno da corona alla città vanno assumendo un aspetto sempre più moderno, caratterizzandosi anche come centri di civili abitazioni oltre che agricoli. Ma Isernia aveva anche un'altra aspirazione, quella di diventare capoluogo di provincia. In tal senso una richiesta fu avanzata nel 1810 al re di Napoli Gioacchino Murat, tramite il ministro Giuseppe Zurlo, molisano,ma senza esito. Come senza esito rimasero le richieste del 1826 al re Ferdinando I, quelle successive all'unità d'italia ed altre all'inizio del '900. A Seguito della distruzioni della guerra, occorreva dare alla città un nuovo obiettivo e una nuova speranza per pilotare la rinascita che furono individuati, appunto, nella creazione della Provincia. Dopo alterne vicende che videro protagonisti amministratori, parlamentari, partiti politici, memorabili cortei di operai e studenti, si arrivò finalmente alla realizzazione di questo antico sogno: con la legge n.20 del 2 febbraio 1970, pubblicata sulla Gazzetta Ufficiale n.41 del 16 dello stesso mese, fu istituita la Provincia di Isernia, che divenne operante a partire dal 3 marzo 1970. Questo fu l'evento che dette nuovo rispetto alla città che adesso, consapevole e rispettosa della sua storia, si sta proiettando, in una visione dinamica e moderna, verso il nuovo millennio. Tra l'altro, Isernia è oggi una città universitaria.