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Alla fine del XV sec. i principi Sanseverino consentirono ad un nucleo di profughi albanesi, i quali avevano abbandonato la loro patria in seguito alla morte dell'eroe nazionale Skandem-berg avvenuta nel 1468, di insediarsi nella contrada Castrum Sancti Salvatoris dove sorgeva un antico monastero italo-greco. Il luogo fu detto Civita, nome con cui venivano indicati gli antichi insediamenti distrutti e nuovamente abitati. Il primo nucleo si estese poi più a monte verso la località di S. Antonio dando origine ad un nuovo rione ed il termine Civita, in albanese Cifti, cioè "paio-coppia", potrebbe alludere ai due successivi rioni. Secondo alcuni Civita potrebbe essere l'antica Cossa, come ci informa il Touring Club Italiano nella parte dedicata alla Calabria. NOTA: 47 Fonte ISTAT '91. Definito uno degli insediamenti più belli della Calabria interna, nel cuore del Parco Nazionale del Pollino deve le sue origini ai profughi albanesi che lasciarono la terra d'origine dopo la morte di Skanderbeg nel 1468.I civitesi ripopolarono il “Castrum Sancti Salvatoris”, distrutto da un terremoto nel 1456. Il luogo in tempi remoti era una stazione di sosta dell'itinerario dei Sibariti, che salivano verso il Pollino per rifornirsi di legname, per la transumanza o per attraversare il Massiccio e discendere nelle città costiere del Tirreno. Anche i Romani frequentavano il luogo praticando vita meditativa nell'Abazia di San Salvatore ( oggi scomparsa). Il folklore arberesh è ricco di elementi storici, religiosi e poetici:ancora oggi sopravvivono elementi peculiari dell'etnia che culminano nel Vallye, danze che i giovani attuano nelle strade del paese il martedì dopo Pasqua per commemorare la vittoria di Skanderberg contro i turchi per la liberà della Patria.