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La cittadina di Castrolibero si trova, secondo molti autori, nel luogo in cui un tempo sorgeva la fortezza più sicura di Pandosia. In quel sito sarebbe ubicata la mitica città degli Enotri, che traeva il suo nome dalla grande fertilità del suolo: "Città di ogni dono". Su di essa vegliava Pan, figlio di Mercurio, dio dalle zampe caprine, inventore del flauto ed amante di ogni dissolutezza. Il nome di Italia si deve al figlio di Enotro, infatti in quel tempo la Calabria era detta Italia e la penisola Salentina veniva indicata con il nome di Calabria. Tito Livio, nella sua Historia, narrò che presso le mura di Pandosia, (332 a.C.) nel corso di un assedio, avesse perso la vita Alessandro il Molosso, Re d'Epiro e zio di Alessandro Magno. Parte del corpo del Molosso, orrendamente mutilato, venne portato nella vicina città di Cosenza, dove fu sottoposto ad indicibili crudeltà. Al tempo delle egemonie di Sibari e Crotone, Pandosia riuscì a conservare la propria autonomia politica ed economica, testimoniata, tra l'altro, dalla pregevole e rara monetazione che la caratterizzò. Confusa nel grande Impero Romano, Pandosia venne successivamente distrutta dalla furia dei barbari (Notaio Iacoe manoscritto del 1651). Di essa si ricominciò a parlare nell'868 d.C., allorchè per contrastare l'Emiro di Amantea e i suoi saraceni, il re inviò in Calabria il Conte di Bergamo Ottone. Questi, a capo di un esercito di franchi, ai quali si erano uniti i vescovi Hoschisio e Gheriardo, costruì un luogo fortificato proprio sulla collina dove un tempo sorgeva la fortezza di Pandosia. Da allora quel luogo si chiamò "Castro-franco", ossia "accampamento dei franchi". Castelfranco (l'attuale Castrolibero) fu per molto tempo un luogo fortificato (secondo un'antica leggenda, nell'XI sec. Roberto il Guiscardo vi costruì un castello a dominio della valle del Crati). La vita civile delle popolazioni a quel tempo si svolgeva nelle due cittadine limitrofe: Pantosa (ora in parte in territorio di Marano Principato al confine con Castrolibero) e Veneri (l'attuale Castelvenere in località Andreotta di Castrolibero). Dopo una serie di infeudazioni minori, Castelfranco finì nel patrimonio della potente famiglia Sanseverino di Bisignano (sec.XV). Nel 1487, a seguito di quella che sarebbe passata alla storia come la "Congiura dei Baroni", cui parteciparono anche i Sanseverino, Re Ferdinando ordinò che venissero abbattute le mura di cinta e le case di Castelfranco, poiché quella fortezza aveva creato notevoli problemi agli Aragonesi di Cosenza. Correva l'anno 1550 quando Pietro Antonio Sanseverino concesse in dote alla figlia Eleonora, convolata a nozze col Marchese della vicina Rende, le cittadine di Castelfranco e Cerisano, compresi, ovviamente, tutti i diritti e ,addirittura, i vassalli di ogni ordine e rango. Tra il 1562 e il 1566 il feudo di Castelfranco (Castrolibero) venne acquistato da Valerio Telesio, fratello del celebre filosofo Bernardino. Vessati in vario modo dal nuovo feudatario, i vassalli castelfranchesi non sopportarono a lungo il "giogo" del Barone. Dopo un tentativo contro il figlio Roberto,che non sortì l'effetto sperato dai castelfranchesi, il 10 agosto del 1579, in circostanze ancora misteriose, gli abitanti di Castelfranco diedero luogo ad una rivolta popolare che si concluse con l'uccisione di Valerio Telesio nella chiesa di San Giovanni. Castelfranco passò successivamente ai Sersale, discendenti di un vecchio proprietario del feudo, che lo possedettero sino alla fine del XIX sec. d.C. Sede di una "vendita" carbonara capeggiata dai fratelli Parise, Castelfranco partecipò attivamente ai moti rivoluzionari della prima metà dell' 800. Nel 1844 un suo cittadino, Santo Cesario, nato a San Fili ma residente a Castelfranco, venne fucilato nel vallone di Rovito per aver partecipato al moto rivoluzionario del 15 marzo 1844. Nello stesso posto più tardi furono passati per le armi i fratelli Bandiera. Dopo l'Unità d'Italia, Re Vittorio Emanuele II, con proprio decreto del 26 marzo 1863, recepì la variazione della denominazione da Castelfranco a Castrolibero, deliberata dal Decurionato locale (Consiglio comunale). Colpito nel corso dei secoli da vari terremoti (1638,1783,1835,1854), Castrolibero subì un ulteriore disastro nel corso del sisma dell'8 settembre 1905. In quell'occasione, un Comitato, costituitosi a Napoli, venne a costruire 17 nuove case nel Centro Storico di Castrolibero. Famosa già nel XV sec. per le numerose fornaci di mattoni, la città di Castrolibero fu sempre apprezzata nell'antichità per l'ottima produzione serica (seta). A cavallo delle due grandi guerre (1915/1940) divenne estremamente diffuso l'artigianato calzaturiero. Ciò valse a Castrolibero il noto appellativo di paese degli "scarpari".