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La tradizione popolare da sempre identifica l'antica Kalasarna con Campana. Per quanto antico ed arcaico, comunque, il toponimo ha trovato risonanza letteraria in Strabone, di epoca augustea. Questi nella sua Geografia , parlando di Filottete, l'eroe omerico fuggito per motivi politici dalla sua patria Melibea, riferisce che, approdato nella regione dei Brettii, fondò innumerevoli stanziamenti tra cui Kalasarna. Da quanto si è andato dicendo si può desumere che l'identificazione di Kalasarna col rione Terra di Campana sia l'ipotesi più verisimile, anche se l'accreditamento andrebbe verificato col supporto di altre prove documentarie allo stato pressocchè impossibili. Un fatto c'è, comunque, che rende l'ipotesi praticabile: la presenza di acqua sorgiva all'interno delle mura, elemento fondamentale per sopravvivere in caso di assedio prolungato, che avrà senz'altro ancora di più attirato e favorito l'assembramento di più gente. Del resto ancora oggi in molte case, ormai diroccate e in stato di abbandono, si riscontrano pozzi e cisterne di raccolta di acqua, 17 situazione questa che dava tranquillità sia agli abitanti residenti, sia ai casalesi che vi si rifugiavano. Anzi è proprio a questo fatto che si lega il cambiamento di nome da Kalasarna in Campana in epoca medioevale. Secondo la tradizione, raccolta dal solito Mons. Marino, il cambiamento di nome sarebbe stato determinato dalla presenza in paese di una grossa campana, che doveva servire per avvisare e chiamare a raccolta i casalesi impegnati nei lavori dei campi al fine di difendersi dal pericolo sempre incombente delle incursioni dei Saraceni. 18 Queste divennero particolarmente frequenti e pericolose nei secoli IX-X, tanto da mettere in allarme non solo gli abitanti del litorale, che dai bizantini furono obbligati a crearsi una flotta di piccole navi veloci (chelandie) per contrastare ed inseguire gli assalitori, 19 ma anche quelli dell'entroterra. Segni profondi lasciarono soprattutto le scorrerie degli anni 896, 933, 944, 952-53, tutte particolarmente rovinose. Quella del 933, per esempio, fruttò agli islamici la conquista nel crotonese di Petelia e di Bristakia (Umbriatico). Ci volle l'intervento dell'imperatore Costantino VI nel 944 perchè le due città fossero liberate dagli invasori. E fu proprio in questa occasione che i pochi superstiti di Bristakia andarono ad occupare la collina di Tegano, meglio difesa, che segnò l'avvio dello sviluppo di Umbriatico, confinante con Campana. 20 Alla luce di ciò non meraviglia che a Kalasarna, facilmente accessibile dal mare per il Fiumenicà, per ovviare al pericolo incombente abbiano potuto creare dei punti di vedetta e si siano forniti di quella "campana", di cui parla la tradizione popolare, che serviva anche a dare l'allarme generale per il rientro di tutti. Il ripetersi della cosa avrà convinto certamente i casalesi isolati tra loro a trovare stabile dimora nel centro più in grado di garantire l'incolumità, per cui il primitivo primo nucleo si trasformò in un centro più grosso col nome di Terra della Campana ("Terra Campanae"), che proprio in questa fase storica (secoli X-XII) andò affermandosi soppiantando il precedente Kalasarna. Il documento più antico in cui ricorre per la prima volta il nome Campana è il diploma del 1269 della Provisio pro decimis baiulonis Rossani, sancti Mauri, Petrepaule et Campane, confermata da re Carlo I d'Angiò all'arcivescovo Angelo di Rossano. 21 E sempre il re angioino, con diploma del 1271, concesse la Terra Campane a Guglielmo Ernardo di Bayrano a seguito della morte di Viviano de Clarence, primo feudatario di cui si conosce il nome. 22 Dando per valida l'ipotesi che il nome sia provenuto dalla presenza della campana, ci sembra peraltro accettabile porre il cambio di nome in Campana nella prima fase dell'occupazione normanna, dopo che la Calabria era stata tolta al dominio bizantino. L'uso delle campane, infatti, è completamente ignorato dai bizantini, ed è stato introdotto in Calabria proprio dai Normanni, i quali non si limitarono a propagandarne l'uso sacro, ma diedero ad esse una connotazione anche civica. In altre parole, le campane non servirono solo a convocare i fedeli in chiesa, ma vennero istallate in torri civiche allo scopo di scandire il tempo del lavoro dei campi e per avvertire, ovviamente, degli eventuali pericoli di qualsiasi natura. 23 Della presenza della campana si è impadronito il folklore paesano, che ha inventato con fine acume proprio la leggenda della campana, che riportiamo per sommi capi. Si narra che due contadini, uno di Calaserna e l'altro di Umbriatico (talora figura impropriamente Savelli), mentre lavoravano la terra rinvennero una grossa campana. Non trovando accordo su chi dovesse appropriarsene, pervennero ad un compromesso: si sarebbe proceduto ad una competizione tra due buoi. La campana sarebbe andata al bue che con più forza l'avrebbe tirata a sè. Fatti i preparativi, il calasernese invece di un bue mise in gara una vacca che da poco aveva partorito legando poi ad un di presso il vitellino. Al momento di dare in via, il calasernese diede una staffilata al vitellino provocando la reazione della madre, che, per correre in difesa del figlio, con veemenza si trascinò dietro sia la campana che il bue avversario. In questo modo la campana venne portata a Calaserna, che da allora divenne Campana. A parte il brio e l'arguzia del racconto popolare, tornando al discorso storico, è da presumere che Kalasarna diventa Campana quando il centro abitato, dotatosi di una campana a scopo difensivo e di richiamo, si ingrandì e venne circoscritto da una cinta muraria 24 intervallata da torrioni di difesa all'altezza delle Porte di accesso. Questo sistema difensivo durò per alcuni secoli. Alla fine del Seicento alcune delle torri risultano già distrutte da tempo. Così, infatti, si esprime Mons. Marino nella menzionata lettera all'abate Giustiniani: "Benchè fosse dal sito stesso munita, per altre rupi, che la circondano d'ogn'intorno; con tutto ciò venne cinta di ben forti muri, e da cinque Torrette difesa contro ogni assalto ostile. Una se bene fin ad oggi ne resta in piedi, assai alta e di rotonda struttura, che ancora resiste alle ingiurie del tempo". 25 Non conosciamo le circostanze della scomparsa delle altre antiche porte, ma di certo molto del dissesto del territorio e dell'abitato è dipeso sia da cause naturali (terremoti), sia da guerre ripetute, sia dall'incuria dell'uomo. Quello che conta annotare, comunque, è che nei secoli XI-XII anche per Campana si aprono nuove pagine di storia, che porteranno prima alla sua infeudazione e poi al Principato nel 1696.