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Arroccato su di una collina a 690 Mt. s.l.m., situato nel più stretto punto d’Italia (l’istmo di Catanzaro), sorge l’abitato di Tiriolo, dal greco Trioros = a tre monti o dal latino Ages Teuranus come attestato nell’iscrizione su di una tavola di Bronzo dell’anno 186 a.C. che proibiva severamente la pratica degli assembramenti orgiastici in onore di Bacco, denominato dai romani come "Ager Teuranus" da un’ipotetica Teura deformata poi molto probabilmente in Teuraniolum e quindi poi in Tiriolo. Questa testimonianza, " Senatus Consultum de Baccanalibus", rinvenuta nel 1640 mentre si edificava Palazzo Cigala, ora si custodisce nel museo di Vienna. Le prime notizie relative ad insediamenti umani risalgono all’età neolitica, all’età della pietra e del bronzo. Tra il IV ed il III secolo a.C. fu colonizzato dai Bretti, provenienti dal centro Italia, e stabilizzatisi sull’istmo Calabrese, per poter meglio controllare i traffici che avvenivano lungo il corso dei fiumi Amato e Corace. In età medievale, quando le difese dovettero farsi più pressanti, venne edificato sul monte di Tiriolo una fortezza con torri e con una poderosa cinta muraria; progressivamente detta fortificazione, dalla montagna venne abbandonata, ed il nucleo abitativo si trasferì sulla cima del colle su cui sorge l’attuale Centro Storico. Tra il X e XI secolo con l’arrivo dei Normanni viene edificato il Castello ed il Centro di Rocca Falluca, posto a controllo del fiume Corace. Nel ‘300 entrò a far parte del dominio feudale dei Ruffo, nel 1400 venne acquistato da Galeotto Carafa, nel 1610 veniva venduto al Conte Carlo Cigala. I Cigala riuscirono ad organizzare tutto il feudo in modo impeccabile, al fine di sfruttare al meglio la coltivazione dell’olio d’oliva e la tratta della seta, che vendevano a Messina e a Napoli, traendone enormi profitti. In questo periodo, molto prosperoso per Tiriolo, sorgono lungo le valli del fiume Amato e Corace, numerosi frantoi e mulini, gelseti per l’allevamento del baco da seta, uliveti e castagneti. Tra il ‘700 e l’ 800 il paese è attraversato da serie difficoltà dovute a terremoti, malattie infettive rivoluzioni politiche e a soprusi e delitti di ogni genere commessi da numerose bande di Briganti. Tiriolo, sinonimo di artigianato tradizionale, fatto di pizzi e merletti al tombolo, di scialli al telaio e di preziosi lavorazioni in legno e pietra, è anche rinomato per l’originalissimo ed antico costume della "Pacchiana", composto da diversi pezzi, tessuti e ricamati a mano (vancale, suttana, dubriettu, mantisinu ecc.). Il patrimonio artistico-monumentale deprezzato dalle calamità naturali è testimoniato dalla Chiesa Matrice di Santa Maria della Neve (XI – XII sec.), dalla Chiesa dello Spirito Santo (XVI sec.), dalla Chiesa di Santa Maria delle Grazie (metà del XVI sec.), dall’ex Convento dei Domenicani (XVI sec.), dalla Chiesa di Santa Maria Scala Coeli – Cappella dei Principi Cigala, edificata nel XVI sec. su una preesistente abbazia Basiliana, dal Palazzo Schettini (seconda metà del XVII sec.), dal Palazzo Principi Cigala, (edificato intorno al 1640), dal Palazzo De Filippsis (fine XVII sec.), dal Palazzo Alemanni (fine XVIII sec.), dal Palazzo Donato (XVIII sec.), dai pochi resti del Castello Normanno in località Rocca, dalla Torretta situata sul monte di Tiriolo (XIX sec.), oggi utilizzata come osservatorio astronomico, e dai ruderi del Castello feudale situato nel centro storico. Numerosi inoltre i personaggi illustri che hanno caratterizzato la storia di Tiriolo come Marco Cardisco, pittore di scuola napoletana, Agazio Guidacento titolare della Cattedra di lingua e cultura ebraica presso la prima università di Stato di Parigi, Scipione Cigala letterato, ed infine Vincenzo De Filippis filosofo e matematico.