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Squillace è oggi una ridente cittadina posta a 344 mt. s. 1. m., al centro del Golfo omonimo sul mare Jonio. Le origini si confondono con la leggenda: il territorio scillatino, fino alle alture degradanti nel lametino (asse Squillace-Girifalco-Maida Lamezia), fu sicuramente abitato da popoli antichissimi, tra cui maggiormente noti gli Italioti, da cui, secondo ARISTOTELE, primieramente si partì il nome Italia: "...ltalia fu detta tutta quella penisola dell'Europa compresa tra il golfo di Squillace e quello del Lameto, distanti I'uno dall'altro mezza giornata di cammino..." Secondo alcuni, le prime colonizzazioni greche vanno attribuite all'ateniese Menesteo, eroe della guerra di Troia; secondo altri, tra cui Cassiodoro, si vuole che Squillace sia stata fondata da Ulisse. Certo e' che nel VII sec. A.C. la colonia magno-greca di SKYLLETION esisteva gia',sulle rive dello Jonio,strategicamente importnate, per essere situata nell'istmo piu' stretto del Bruzio, e con un Santuario rinomato nell'antichità dedicato all'ATHENA SKILETRIA o SCILLETICA. Fu indipendente e prospera di commerci, coniò moneta propria ed ebbe piena autonomia fino a quando i Cotroniati prima e i Locresi dopo (430 - 367 a.C.) non la assoggettarono ai rispettivi territori.* Nel 122 a.C. Caio Gracco dedusse nello stesso sito la "COLONIA MINERVIA SCOLACIUM". Nel 96 - 98 d.C. ricolonizzata ed ampliata dall' imperatore Nerva, la Colonia aggiunse il nome dello stesso e il prestigioso appellativo di Augusta, rinominandosi "MINERVIA NERVIA AUGUSTA SCOLACIUM", a cui l'imperatore Antonino Pio costruì uno speciale acquedotto. Con l'avvento del Cristianesimo la romana Scolacium diventò sede di una fra le più importanti diocesi del Bruzio, di fondazione Apostolica. La tradizione e alcuni riconoscimenti della S.Sede attribuiscono a Squillace i SANTI MARTIRI SCILLITANI, martirizzati a Cartagine nel 180 d.C. ma di incerta origine, sicuramente venerati a Squillace fin dal periodo bizantino. Nel 598 d.C. il Papa S.Gregorio Magno, scrivendo a Giovanni vescovo di Squillace, attesta che, mentre era in corso l'abbandono del vecchio centro di Scolacium, era stata costruita una "Chiesa del Vescovo" nella zona "CASTRUM QUOD SCILLACIUM DICITUR", un suolo di proprietà del Monastero Castellense. É questo l'atto di nascita del primo nucleo urbano e della Chiesa Cattedrale nell'attuale sito della Città. Dal punto di vista ecclesiale la diocesi di Squillace subì alterne vicende nel senso che dal 726 la stessa fu di rito Greco ed assoggettata d'autorità al Patriarca di Costantinopoli, ritornando al rito latino per volontà dei Normanni e consiglio di San Bruno nel 1096. L'arrivo miracoloso nell'VIII-IX secolo, collegato all'iconoclastìa, del Corpo del Santo Martire AGAZIO, Patrono di Costantinopoli, arricchisce la Città di un Sacro Deposito, da quel tempo meta di culto incessante presso la Chiesa di Squillace, di cui il Santo bizantino diviene Patrono e Protettore. Il periodo della dominazione araba (903-980 circa) fu contrassegnato dalla conquista della città da parte dell'emiro Abstaele, che vi istituì un emirato indipendente. Nel 1044 inizia il periodo normanno con Guglielmo d'Altavilla che, occupando la città, ne riedificò il Castello. Dopo una breve riconquista bizantina, nel 1062 la Città venne assegnata al Conte Ruggero. Nel 1098-1099 SAN BRUNO di Colonia incontrò più volte in Squillace il Conte Ruggero il Normanno, che gli fece dono di un vasto territorio per la costruzione della Certosa. Fu questa l'epoca d'oro di Squillace: la città crebbe, l'economia si rafforzò, rifiorì l'artigianato locale della ceramica e dei vasai. Nel 1220 terminò, con Elisabetta d'Altavilla, il periodo Normanno. Dal 1258 al 1445 si alternarono nel dominio della Città e del relativo territorio i Conti Lancia, Monforte, Del Balzo, Marzano, coinvolgendo da protagonista la Città nei conflitti tra normanni, svevi, angioini ed aragonesi, dei quali conflitti resta la testimonianza dei due giovani innamorati - precursori di Giulietta e Romeo! - i cui scheletri sono stati recentemente ritrovati abbracciati nel Castello. Dal 1485 fu Principe di Squillace FEDERICO d'ARAGONA, futuro Re del Regno di Napoli, circondato da uno stuolo di artisti e letterati che resero la corte principesca di Squillace partecipe vivace dell'Umanesimo e del Rinascimento. Dal 1494 al 1735 governarono la città i Principi BORGIA, dapprima con Goffredo, fratello del Valentino e di Lucrezia, quindi in progressione con Francesco, Giovambattista, Pietro ed Anna Borgia e successori. Nel 1599 il filosofo TOMMASO CAMPANELLA vi trascorse un periodo di prigionia, in attesa del processo che subì per la tentata rivolta antispagnola, alla quale parteciparono attivamente alcuni esponenti locali. Il 22 febbraio 1720, nel convento di Squillace, moriva in concetto di santità, il Beato ANTONIO da OLIVADI, umile frate cappuccino fattosi "missionario apostolico" e miracoloso soccorritore delle genti del Meridione, le cui Reliquie sono state inaspettatamente ritrovate il 10 dicembre 1995 nella Cattedrale, dove ora sono custodite e venerate. Dal 1755 Squillace diventò centro di un Marchesato, illustrato da Leopoldo DE GREGORIO, influente ministro dei Borbone a Napoli e Madrid, la cui famiglia fu l'ultima feudataria della città. Nel 1783 Squillace, sotto l'impeto di un grande terremoto - il "grande flagello" - e prima ancora dell'abolizione del 1806, vide crollare - con il suo Castello, le sue mura e i suoi splendidi monumenti - l'intera struttura feudale di un vecchio mondo in via d'estinzione e vide nascere, sotto una tenda ai piedi del Castello, il Padre della Rivoluzione Italiana, il generale e patriota GUGLIELMO PEPE. Gli eventi risorgimentali coinvolsero politici e popolani della cittadina, che si schierarono con la Republica Partenopea, piantando il 3 febbraio 1799,1'albero della Libertà, e diventando uno dei centri carbonari più attivi e vivaci, tanto . da indurre il Verga ad ambientarvi il suo primo romanzo. I carbonari della Montagna, e da esprimere Patrioti di primissimo piano, tra cui soprattutto i generali FLORESTANO PEPE, intrepido combattente con Napoleone e Murat, e DAMIANO ASSANTI, distintosi nel 1848 a Venezia e, con Garibaldi, al Volturno. Agli inizi del 1900 l'arrivo di due grandi vescovi: Eugenio TOSI, poi Cardinale a Milano. e Giovanni ELLI, segnarono una rinascita sociale ed ecclesiale della città e dell'antica Diocesi, che consentì di superare con dignità la tragedia delle due grandi guerre e di prosperare fino agli anni recenti.