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In epoca antica le valli della Basilicata rappresentavano le principali vie di comunicazione tra costa ionica e mar Tirreno. Le aree interne, per la presenza d'alture ricche di boschi, videro il diffondersi d'insediamenti, fatti per lo più di capanne, con nuclei organizzati in tribù, poste in posizione di controllo del territorio e degli itinerari. Scavi archeologici hanno fatto emergere reperti d'un abitato neolitico della metà del IX secolo che documentano le antiche origini di Garaguso. Tra la fine del V e la prima parte del IV secolo a.c. nella valle del Basento fu realizzata una fitta rete di abitati, fortificati da possenti mura, posti sulle alture a controllo del territorio e collegati tra loro dai percorsi della transumanza. Anche Garaguso era inserita tra la Civita di Tricarico e l'acropoli fortificata di Monte Croccia nella vicina Oliveto lucano. Garaguso vicina com'era a percorsi dei pastori e al vicino Basento fu toccata, a partire dal IV secolo dai traffici di merci pregiate, provenienti dalle città greche. Gli scavi archeologici testimoniano l'esistenza d'una abitato e d'una necropoli, risalente al VI sec. a.c. ma, soprattutto, dell'esistenza di più santuari, dei quali uno dedicato alla dea Demetra, nell'attuale contrada Filera, luogo sacro ricco d'acque, dove sono state ritrovate ceramiche e monete di diverse colonie greche italiche testimoniano, le differenti provenienze degli offerenti che convergevano verso il santuario, per noi anonimo. Ma la testimonianza più preziosa dei traffici tra coloni greci e popolazioni della collina materana è il tempietto marmoreo Heroon , oggi visibile al Museo provinciale di Potenza, che costituisce uno reperti archeologici più noti e interessanti della Basilicata, poiché l'unico esemplare di tempietto votivo in marmo rinvenuto sinora sia nel mondo greco che nel mondo italico.