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A ridosso del fiume Cavone, grande corso d'acqua della Basilicata centro-meridionale, in un territorio caratterizzato dai dolci rilievi collinari sorge, a 391 metri sul livello del mare, la città morta di Craco. Essa si trova in un'area circondata dai comuni di Pisticci, Montalbano Jonico, San Mauro Forte, Stigliano e Ferrandina, tutti in provincia di Matera. La regione su cui sorge l'insediamento è costituita da terreni argillosi e sabbioso-conglomeratici della potenza di oltre cento metri, formatisi in età pliocenica, cioè quasi sette milioni di anni fa. La sommità di queste formazioni corrisponde mediamente ai 400-500 metri di quota ed è spesso delimitata da un gradino verticale sul quale poggiano superfici argillose di distacco interessate da vari fenomeni di erosione intensiva, di cui i cosiddetti "calanchi" sono l'effetto più diffuso e suggestivo. I calanchi, che si sviluppano sui versanti dei rilievi formati dalle rocce argillose, sono caratterizzati da vegetazione sporadica o assente, e consistono in una serie di solchi più o meno profondi e molto ripidi e separati da creste. Il clima della zona, di tipo temperato semiarido, consente una rada presenza boschiva (roverella) ed un più esteso manto vegetale costituito dalla macchia mediterranea rappresentata soprattutto dal lentisco, mentre sui calanchi compaiono ciuffi di Lygeum spartum. Le zone vallive sono dominate dalla monocultura cerealicola che, a volte, si estende anche lì dove l'acclività è notevole. In quest'area sorge l'insediamento di Craco, anzi Craco Vecchia, per distinguere il nuovissimo agglomerato che si estende sulla strada provinciale per Pisticci. Poco o nulla sappiamo della Craco antica. Sembra verosimile che sia sorta su un insediamento indigeno, di cui furono rinvenute alcune tombe risalenti all'VIII sec. a. C. in contrada S. Angelo agli inizi del XX secolo dall'archeologo Vincenzo Di Cicco.