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La nascita del paese di Colobraro, si sa, viene ricondotto alla distruzione e all’abbandono della colonia greca di Eraclea, durante la guerra di Roma contro Pirro re dell’Epiro. Costruita nei pressi di un cenobio di monaci italo-greci dediti al culto di S. Maria del Cenofio, ebbe fama e nome per lo strano nome che porta, proveniente da "coluber", cioè serpente. E da qui inizia la nostra storia. Il villaggio sorge su rocce ripidissime e le strade di divergono e convergono con suggestione. Pare che il castello baronale, posto in cima, conservi alcuni segreti che non tutti conoscono. Ad esempio, che nel fondo dei suoi pozzo si trovano centinaia di serpenti che dal contado vi trovano rifugio. Un giorno il barone del castello ingaggiò alcuni suoi bravi per prendere alcuni di questi serpenti per far spaventare i sudditi di Colobraro. "Così" –egli diceva-"nessuno oserà più parlare contro di me che sono il padrone assoluto!" Uno dei suoi bravi volle intrufolarsi tra i numerosi sotterranei del castello, ma non vi fece più ritorno. Gli altri compagni iniziarono a preoccuparsi, ma il barone non volle ascoltare, da insensibile che era, alcuna scusa per non andarci e furono impiccati tutti. Furono giorni di terrore per tutto il paese, poiché il barone diventava ancora più duro con i suoi sudditi. Tutti, in paese, sapevano che egli cercava qualcuno che sfidasse i luoghi impenetrabili della sua meravigliosa dimora per prendere quei serpenti. Colobraro, il paese dei serpenti, stava per vivere un giorno memorabile. Fu così che si presentò alla corte un giovane volenteroso; non era bello, ma amava la fanciulla del barone: occhi azzurri, dolcezza infinita per scoprire il segreto dei serpenti. Il barone accordò ed il giovane si calò da uno dei duecento pozzi del castello. Si intrufolò fra le pareti rocciose ed umide di Colobraro, quando vide… un vero tesoro! Prese qualche serpente e salì frettolosamente per il pozzo. "Allora, cosa hai visto?", e il giovane: "Dammi in sposa la tua bellissima figlia e solo dopo lo saprai: eccoti anche le ricchezze che ho trovato". Così diceva e apriva un sacco pieno di monete d’oro luccicanti. Venne il giorno del matrimonio e il barone organizzò una festa sontuosissima. "Dimmi il segreto, forza!" "Te lo dirò subito; ho scoperto chi sono quei serpenti: sono le anime dei baroni cattivi e Dio vuole che essi, dopo la morte, paghino le colpe col restare in fondo al pozzo". Fu così che Colobraro, paese dei serpenti, ebbe un barone buono e generoso sino alla sua morte.