Capacità ricettiva

Camere n. --
Suites n. --
Bagni n. --
Sale Riunioni: --
Sale Convegni: --

Servizi

Clicca sule icone per vedere le immagini ingrandite
Circondato da montagne innevate e distese boscose a tratti interrotte da verdi pascoli e colture di frumento, in uno scenario idilliaco di virgiliana memoria, Viggianello sorge nella parte occidentale del Parco Nazionale del Pollino. L’origine del nome è incerta, ma storicamente accreditata sarebbe l’ipotesi che il paese sia nato come rifugio di profughi scampati alla distruzione di Sibari durante la seconda guerra punica (III sec. a.C.). Nel tempo, data la sua posizione arroccata favorevole alla difesa dai nemici, divenne un accampamento romano (di qui la denominazione di “Castrum Byanelli” usata in alcune antiche mappe per indicare l’attuale sito). Dopo vari avvicendamenti di potere giocato in successione tra i Bizantini, i Normanni, gli Svevi, gli Angioini e infine gli Aragonesi, il dominio di Viggianello passò in mano ai principi Sanseverino - Bisignano, nobile e potente famiglia d’origine normanna del regno di Napoli, i quali lo tennero sino all’abolizione del feudalesimo. Nel 1806 Viggianello si organizzò in Comune. Cominciò da allora un periodo negativo caratterizzato dalla diminuzione della pastorizia e dall'impoverimento dell’agricoltura. Il paese dispiega lungo i suoi vicoli i maggiori monumenti e gli importanti palazzi di antiche famiglie nobili. Di assoluto valore artistico è la Chiesa Madre intitolata a S. Caterina d’Alessandria. Essa conserva una fonte battesimale in alabastro del XVI secolo, due organi di pregevole fattura, numerosi quadri, affreschi e sculture. Degni di nota sono sicuramente la tela raffigurante la Madonna che intercede per le anime del Purgatorio e il Crocifisso risalente al XIX secolo. Di severa bellezza è, nella parte alta del paese, la Cappella di S. Maria dell’Assunta, in stile romanico con portone ligneo in castagno e quercia databile 1595 (di qualche pregio è pure la tela dell’Annunciazione ivi conservata). Nelle vicinanze sorge la “Fontana di Gioia”, realizzata con pietra locale lavorata, scalpellata e cesellata a mano nel 1876. Le viuzze interne, intervallate da piazzette e slarghi, si svolgono fra cortine compatte di case e offrono belle testimonianze di un onorevole passato. In particolare, la via che dai ruderi del Castello dei Sanseverino - Bisignano (XII sec.) scende, tra sottopassanti porticati e androni, sino al corso principale del paese. Lungo di essa si possono ammirare la chiesetta di S. Maria della Grotta del 1738, portali e balconcini di scabri edifici in pietra, scorci panoramici sulla vallata. Nella parte bassa del paese, alle porte della borgata Ràvita (dal medioevale rava, che è un borro scavato dalle acque) sorge la Cappella della SS. Trinità del XVI secolo, con cupola basiliana e contenente un affresco raffigurante l’uccisione di Abele da parte di Caino. Sul sagrato della Cappella di S. Sebastiano, risalente all 100 e restaurata nel 1841, si trova la stupenda Croce in pietra detta “Il Calvario”, datata 1611. La Cappella di S. Antonio, nel passato chièsa di un convento di cappuccini, costruita nel 1656 e situata in località Pantana, nasconde un’imponente statua della Madonna del Rito in marmo (9 q.) del 1100 circa e un bellissimo Crocifisso scolpito contemporaneamente alla costruzione della Chiesa. Da segnalare, ancora, le numerose Cappelle votive, testim6nianza di fervida e spontanea devozione: la Cappellina di S. Onofrio, in cui è custodito un quadro del Santo del 1798, la Cappella di S. Lucia e la Cappellina della Madonna dell’Alto (1775) che sorge in un ambiente naturale di suggestiva solitudine, con facciata rivolta ai boschi della Montagna di Basso. Mete di particolare interesse sono, nella strada di Pedali, il mulino - frantoio “Cascetta” risalente ai primi anni del nostro secolo, in cui si possono trovare macchinari dell’epoca ancora funzionanti, e la Chiesa della B.M.V. del Carmelo in momentaneo restauro. Senza dubbio, affascinanti restano gli antichi riti tradizionali: le sagre dell’abete in onore di S. Francesco di Paola, il ballo con la falce (arcaica danza etnocoreutica a carattere pantomimico) e la processione dei “Cliii” (covoni in legno rivestiti di grano) in onore della Madonna del Carmelo.