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Le testimonianze di età arcaica sono decisamente più ricche ed entusiasmanti. Sono stati ritrovati numerosi insediamenti, anche di notevole interesse storico ed archeologico. La Basilicata nell'epoca arcaica era abitata dal fiero popolo dei Lucani che si fa risalire al mitologico re Italo, da cui deriverebbe l'attuale nome di Italia. I ritrovamenti più noti sono quello della tomba di un guerriero Lucano, in località Cappuccini, del quale restano uno splendido elmo di tipo corinzio, uno schiniere in bronzo ed un frammento della spada. Si tratta sicuramente della tomba di un personaggio di rango, vissuto tra il VII ed il V secolo a.C. Tra il VII ed il IV secolo a.C. la presenza umana a Tolve si fa più importante, in relazione alle numerose ed evolute comunità nel territorio. Nella vicina Serra di Vaglio il tempio della Dea Cibele è una testimonianza dei culti di divinità di tradizione italica a cui si affiancavano le tradizioni di origine greca. A questo periodo (IV secolo a.C.) risalgono le ville del Moltone e di piana San Pietro, case coloniche di grandi dimensioni, dotate di confort evoluti per l'epoca (al momento del ritrovamento il bagno della villa del Moltone era il più antico esempio al mondo di bagno con condotte di scarico), autonome per la produzione di suppellettili e abbellite con elementi decorativi che seppur rozzi testimoniano lo spirito evoluto degli abitanti. Sono stati ritrovati elementi fittili e decorazioni che dovevano regalare al prospetto della villa una visione elegante ed imponente a chi vi si avvicinava dalle pendici del Moltone. La villa aveva un cortile con impluvium su cui gravitavano un'area residenziale con 4 stanze ed un piccolo ma funzionale impianto termale ed un'area di servizi per la produzione di suppellettili (una fornace attiva sino al momento dell'incendio che distruggerà la villa stessa) e per la custodia degli animali. La villa viene abitata stabilmente fino al III secolo a.C., quando, anche a causa delle razzie delle truppe di Annibale, il territorio viene progressivamente abbandonato dalle numerose unità rurali di cui si ha traccia. Dalla fine del III secolo al I secolo le tracce di presenza umana stabile sono piuttosto scarse. Le razzie delle truppe di Annibale nella regione rendono insicure le campagne e la popolazione probabilmente si sposta nei centri urbani più protetti. Si deve arrivare al periodo imperiale per ritrovare segni di una presenza stabile documentata dalla già citata villa di San Pietro, corredata anch'essa di un impianto termale e di pavimentazioni a mosaico dell'età tardo-imperiale e della villa di Piforni. La villa di San Pietro, il cui impianto originale risale al IV secolo a.C., viene abitata a più riprese, soprattutto nel III secolo d.C. e sono stte ritrovate tracce di frequentazioni fino al XIII secolo. Numerosi frammenti di colonne romane, di iscrizioni funerarie e di monete di età augustea sono la testimonianza della riabitazione del territorio da parte di autoctoni che ritornano nelle campagne ridiventate sicure dopo l'affermazione dell'Impero di Roma. Un elemento molto discusso è il cosiddetto Ponte Vecchio o Ponte del Diavolo la cui struttura originaria è di chiaro impianto romano e modificata in epoca medioevale. Alcuni studiosi affermano tout-court che è stato costruito in epoca Medioevale, ma a noi piace pensare che abbia visto passare le truppe di Varo di ritorno a Roma, sconfitte nella battaglia di Canne dalle truppe di Annibale, come qualcun'altro asserisce. In epoca Medioevale Tolve conosce una ampia espansione dell'attuale abitato. Il borgo fortificato, sormontato da un castello a tre torri (che è tuttora lo stemma del paese) è circondato da un fossato che lo difende dagli attacchi nemici. All'interno del borgo numerose abitazioni, alcune di prestigio, e botteghe artigiane raccontano una vita attiva che ne struttura definitivamente le caratteristiche di centro agricolo-pastorale-artigiano conservato fino ai giorni nostri. Il primo documento ufficiale che attesta la presenza di Tolve come centro riconosciuto legalmente è il famoso editto di Rotari del 22 Novembre 643. L'editto di Rotari, che prende il nome dal re dei Longobardi, stabilisce una serie di leggi e regole del popolo che occupava l'Italia in quel periodo. Tolve viene menzionato a proposito del diritto di una donna ad ereditarne il feudo. La dominazione longobarda lascia molte tracce negli usi e nelle abitazioni dei centri fortificati lucani, poi modificati durante la dominazione Normanna. A quest'epoca risale la fondazione del Castello di cui purtroppo restano scarse tracce cancellate da terremoti e dall'incuria dell'uomo. Un altro documento importante è datato 1001 (Codice Vaticano Latino n° 7401 - fol. 247) e cita Tolve nell'ambito di una contesa amministrativa all'interno dell'Impero Bizantino. Tra il IX e l'XI secolo il paese rappresenta insieme ad Acerenza la linea di confine tra il mondo cattolico e il mondo bizantino di cui si conserva traccia nella antica Chiesa del Purgatorio del IX secolo. In epoca successiva il paese è occupato dai Normanni e nel 1250 il feudatario di Tolve è nientemeno che il conte Galvano, zio materno di Manfredi (che come molti ricorderanno era un figlio naturale di Federico II e che usurpò al nipote Corradino II il regno di Sicilia ma morì in battaglia contro re Carlo I D'Angiò a Benevento nel 1266). Tra il 1300 ed il 1500 il feudo di Tolve passa di mano in mano dagli Ungheresi ai Francesi, e conosce un periodo di prosperità per la fervida attività artigianale nella produzione di armi da fuoco, archibugi Centro fortificato gotico e longobardo, venne successivamente inglobato dai Normanni nella Contea di Tricarico. Nel 1647/48 partecipò ai moti antispagnoli, e nel 1799 all'insurrezione repubblicana. Di Nicola Papapietro