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Benchè posto in cima ad un monte, il paese è stato oggetto di attenzioni da parte di signori, di ecclesiastici e di briganti. Non è stato, però, soltanto protagonista passivo ma anche attivo aderendo ai moti rivoluzionari del 1799 e alle vicende politiche avvenute nell'Italia dell'Ottocento. Gli abitanti di Ruvo del Monte partecipano, infatti anche alle vicende del breve periodo della Repubblica partenopea. Sono tra i primi in Basilicata ad innalzare l'albero della libertà (febbraio). Nella divisione dello Stato operata dal governo rivoluzionario, il paese viene posto del Dipartimento dell'Ofanto. I filoborbonici ricevono l'appoggio del feudatario, il principe di Torella, e sono di grande aiuto nella repressione sanfedista del maggio successivo. Seguono gli anni delle rivolte per la richiesta della Costituzione nel 1820-21, dei moti del 1848, e del 1859-60. Otto anni dopo l'esperienza repubblicana, il governo francese di Napoli sopprime i conventi. A Ruvo del Monte chiude il convento dei Francescani Conventuali (1807). I frati erano giunti nel 1652, insediandosi in una struttura già esistente, il cenobio di S. Tommaso del Piano, fondato dai benedettini sul finire del 1100. Nel 1223 esso viene donato da Raone, conte di Conza e signore di Balvano, al santuario di S.Maria di Pierno, allora dipendente dal monastero femminile di S.Salvatore del Goleto. Ma, come in passato è accaduto per i monaci grecobizantini, anche ora, andando verso l'età moderna, si assiste alla decadenza della presenza benedettina in Basilicata. Cosicchè a Ruvo del Monte, come in altri centri lucani, i Benedettini scompaiono nel XV secolo. Nella fabbrica abbandonata si insediano gli Agostiniani dal 1536 al 1590 e successivamente i Francescani.