Capacità ricettiva

Camere n. --
Suites n. --
Bagni n. --
Sale Riunioni: --
Sale Convegni: --

Servizi

Clicca sule icone per vedere le immagini ingrandite
Nella fase di transizione dall’età della pietra lavorata (Eneolitico) a quella del bronzo, sull’altura della Civita, tra il XIV e l’XI sec., abitarono pastori transumanti appartenenti alla cosiddetta cultura appenninica. Appartenenti allo stesso ceppo etnico degli abitatori di Murgia S. Angelo di Moliterno, attraverso le valli fluviali interne, operarono una serie di scambi con il Vallo di Diano e con la costa ionica. Ne sono testimonianza i rinvenimenti ceramici che associano agli elementi decorativi del Puntinato a quelli spiraliformi della cultura greca. In epoca romana numerosi insediamenti, a carattere sparso, sorsero nella sottostante pianura e videro la presenza di alcune ville patrizie. Resti di esse sono stati ritrovati in località Aggia. L’abbondanza delle acque favorì il concentrarsi della popolazione soprattutto nel rione “Tempa”, dove successivamente venne costruita la Chiesa Matrice. Le orde saracene che, sul declinare del primo millennio, distrussero Grumentum, costrinsero anche gli abitanti di Paterno ad aggregarsi a quelli di Marsiconuovo e Marsicovetere. Con l’invasione dei Normanni, Paterno risorse come centro autonomo ma annessa alla giurisdizione di Marsiconuovo, di cui ha condiviso le sorti sino all’età moderna. Nel corso del XIX secolo, Paterno fu soggetta a vari eventi calamitosi: epidemia di colera (1837), frana provocata dallo straripamento dei laghi Mandrano e Mandranello (1840), frana di “Pietra Maura” (1843) e grande sisma (1857). Durante il brigantaggio post-unitario numerosi suoi cittadini si diedero alla macchia, organizzandosi anche in bande. Ne ricordiamo solo alcuni dai soprannomi pittoreschi: Aliano Federico (capobanda), Parisi Giuseppe (capo­banda, alias Peppullo), Bove Francesco (alias Zucaro), D’Agrosa Raffaele (alias Petenchino), Marsicovetere Michele (alias Naca-Naca), ecc. Con la prima grande emigrazione (1880-1900) il centro si spopolò di circa 1.500 unità. Frazione di Marsiconuovo sino al 4 Maggio del 1973, data in cui ottenne l’autonomia amministrativa con L. R. n. 8. All’ingresso del paese, imboccando Salita Tempa la Chiesa e percorrendo via Giardini, si impone alla vista la collinetta del rione Raia dove sorge la Chiesa di San Rocco (1), ristrut­turata negli anni ‘80. Percorrendo a ritroso via Giardini, attraverso una serie di stradine e vicoli, si giunge alla Chiesa Madre, dedicata a San Giovanni Evangelista ed elevata a parrocchia, verso la fine del 1700, dal Vescovo di Marsiconuovo Bernardo Maria La Torre. Danneggiata dal sisma del 1980 e riaperta al culto in occasione del Natale 1992, è sicuramente l’emergenza di maggior interesse del paese. Ripercorrendo via Tempa, fino al successivo incrocio, troviamo Palazzo Arco della Volpe, risalente agli inizi del XIX secolo, con una caratteristica struttura ad arco attraverso cui, un tempo, passava la strada che conduceva al rione Chiusulelle. Proseguendo per via Acquareggente si arriva alla Chiesa del Sacro Cuore con una piccola grotta di roccia in cui è collocata una statuetta in pietra raffigurante la Madonna. Lasciando alle spalle il paese, in località Pecci Piazzolla, è possibile ammirare la Chiesa di San Bartolomeo e il Palazzo Rautiis, con una distensiva e rasserenante passeggiata nel verde. La chiesa, cappella privata dei Rautiis, risale al XIX secolo ed è in uno stato di grave abbandono. Il palazzo, costruito nel 1859 come casino di campagna, ha una struttura davvero imponente, con due torrette laterali e robuste mura in pietra. Poco più oltre è stata edificata negli anni 1975-80 la nuova Chiesa di San Bartolomeo.