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Guardando indietro nel tempo possiamo affermare che quello di Nemoli era un territorio ricco di selve ed è proprio da ciò che deriva il toponimo di Bosco il quale era il nome originario del paese. Comunque anche oggi non mancano le località dove i boschi non sono del tutto scomparsi: Tempa Castagna, Isola del Bosco, Boschetto dell'Anzo, Cerri del Lago, ecc.. Il più antico nucleo abitativo risale ai primi secoli dello scorso millennio. Divenuto demanio regio il territorio di Nemoli denominato Bosco fu accorpato al paese di Rivello di cui costituiva uno dei tre casali insieme a S. Costantino e Rotale. Un incremento notevole della sua popolazione si ebbe intorno al 1650 quando furono accolti molti Valdesi della vicina Calabria, cacciati dai loro comuni, i quali si integrarono facilmente. Il nuovo abitato si sviluppò lungo la consolare delle Calabrie (SS19) che raggiunse il basso Lagonegrese. Questa strada fu costruita per opera di Giuseppe Bonaparte nel 1806. E fu proprio la strada che, attraversando il paese, portò benessere economico ed incremento demografico. Bosco divenne luogo di ristoro per i carrettieri che vi transitavano. Infatti a Nemoli c'è un posto detto "Calessera" (da calesse) che indica la passata presenza di una taverna. Ma, secondo il Racioppi, in seguito alla distruzione del paese di Bosco del Cilento, incendiato dalle truppe repressive borboniche durante la rivolta del 1828, a Bosco c'era il timore che potesse accadere la stessa cosa. Quindi, il 9 giugno del 1833 una delegazione di boschesi, in occasione di un viaggio nelle province del Regno da parte di Ferdinando II di Borbone gli presentò una supplica rivendicando la propria autonomia civile e religiosa da Rivello e una petizione per il cambiamento del nome del paese. L'8 dicembre dello stesso anno con un suo rescritto, il Re ribattezzò il paese con il nome di Nemoli facendolo diventare comune autonomo. Si dice che il Re nel ribattezzare il paese usò una certa arguzia e addirittura prese in giro gli abitanti proprio perchè usò il nome di Nemoli che deriva dal latino "Nemus Olim" cioè "una volta bosco". Dal dopoguerra ad oggi c'è stata una graduale contrazione della popolazione dovuta soprattutto all'emigrazione e a un decadere dell'economia del paese. Attualmente il Paese conta 1620 abitanti e si presenta rinomato soprattutto per le sue ridenti località del Lago Sirino e del Monte Sirino. Molto belle e interessanti sono anche le località della Ramiera e della Ferriera dove si trovano i resti di vecchie fabbriche le quali sono la testimonianza di una fiorente attività artigianale che nel passato era una delle principali fonti di vita, e i territori situati lungo i corsi d'acqua dove sono stati effettuati vari ritrovamenti archeologici conservati nel museo provinciale di Potenza che fanno pensare alla presenza di un antico santuario e di due antichissime civiltà.