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Lodi è nata due volte: prima come villaggio celtico diventato in seguito "municipium" col nome di "Laus Pompeia", e poi come città imperiale fondata il 3 agosto 1158 da Federico I di Svevia, detto il Barbarossa sulla riva destra dell’Adda, in località "colle Eghezzone" nei pressi del porto fluviale di Laus. L’antica Lodi, chiamata "Laus Pompeia" forse in onore del console Cneo Pompeo Strabone che diede ai Galli Cisalpini la cittadinanza latina, sorgeva circa 7 km a nord-ovest dell’attuale Lodi, era un importante nodo stradale e un vivace centro mercantile. Con l’affermarsi del cristianesimo fu sede di diocesi: il suo primo vescovo, San Bassiano, (319-409), è il patrono della città e del territorio (festa patronale: 19 gennaio). Diventata libero Comune attorno all’anno Mille, dopo la caduta dell’impero romano d’Occidente e le invasioni barbariche, Laus non volle sottomettersi a Milano che desiderava impadronirsi dei campi e delle vie di terra e d’acqua della bassa Lombardia. Ne derivò una serie di conflitti culminati con la distruzione totale di Laus da parte dei milanesi (24 aprile 1158). Federico Barbarossa, sceso in Italia per ridurre all’obbedienza i comuni padani ribelli capitanati da Milano, diede di nuovo una patria ai laudensi esuli e riedificò la città sull’Adda. Lodi nuova nacque quindi ghibellina e fu sempre cara agli Svevi che le perdonarono anche la forzata adesione alla Lega Lombarda. Il libero comune di Lodi compì comunque il suo capolavoro nel XIII secolo, quando, a partire dal 1220 e in collaborazione con Milano, i lodigiani scavarono il canale d’irrigazione della Muzza che esce dall’Adda a nord di Lodi e vi ritorna a sud (prima si gettava nel Po) percorrendo a semicerchio il territorio con una fittissima rete sussidiaria di rogge e di collettori. Questa straordinaria opera d’ingegneria idraulica, senza riscontri nell’Europa medievale, trasformò un’area, in gran parte paludosa, in una terra fertilissima e florida, idonea alle coltivazioni intensive e all’allevamento del bestiame da latte: con intelligente ed assidua fatica i lodigiani si crearono quindi il loro terreno inventando un’agricoltura di qualità e mantenendola viva nel tempo, mediante un delicato lavoro di regolazione delle acque che dura tuttora (a cura della Congregazione, poi Consorzio di Muzza). Dopo una lunga lotta tra le principali famiglie nobili per il predominio della città, Lodi passò sotto il controllo dei Visconti che vi eressero un castello: dopo la breve signoria di Giovanni Vignati all’inizio del XV secolo, la città e il territorio entrarono a far parte del ducato di Milano in un turbinio di guerre, di assedi e di memorabili battaglie (combattute nelle vicinanze di Agnadello, Melegnano, Pavia), prima sotto il dominio degli Sforza, poi dei Francesi, degli Spagnoli e, infine, degli Austriaci. Nel 1786 Lodi, centro della migliore agricoltura lombarda e capitale del latte, diventò capoluogo di una provincia che comprendeva il Lodigiano, la Gera d’Adda e - dopo il 1815 - anche il Cremasco, già possedimento veneto. La provincia di Lodi e Crema sarà abolita nel 1859: Lodi ritorna con Milano, il Cremasco e parte della Gera d’Adda si uniranno a Cremona. Così la città entra nell’Italia unita alla cui realizzazione molti patrioti lodigiani hanno comunque dato un notevole contributo. Lodi è stata toccata quattro volte dalla grande storia: 1. al tempo delle lotte tra Comuni e Impero. 2. quando nel 1413 dal duomo di Lodi l’antipapa Giovanni XXIII emanò la bolla di convocazione del Concilio di Costanza che segnò la fine dello Scisma Occidentale. 3. quando nel 1454 qui convennero i rappresentanti di tutti gli Stati regionali italiani per firmare una pace generale, nota appunto col nome di "Pace di Lodi" che poteva porre le basi per l’unificazione del nostro Paese. Si limitò invece a garantire all’Italia quarant’anni di relativa tranquillità: fu, insomma, una grande occasione perduta. 4. il 10 maggio 1796, quando Napoleone Bonaparte, ventisettenne generale comandante dell’armata repubblicana francese, vinse al ponte dell’Adda la sua prima grande battaglia, sbaragliando l’esercito austriaco e aprendosi la strada per Milano. E l’inizio di una folgorante carriera. Per questo, soprattutto, molte località nel mondo (dall’Algeria agli Stati Uniti alla Tasmania) portano il nome di Lodi e in parecchie città francesi - Parigi in testa - si trovano vie dedicate "au pont de Lodi". Lodi è ritornata ad esser capoluogo di Provincia il 27-1-1992. La provincia di Lodi comprende 61 Comuni del territorio. In economia Lodi è da secoli famosa per i prodotti della lavorazione del latte: panna, burro, una vastissima gamma di formaggi che vanno dal tenerissimo mascherpone al sontuoso "grana con la lacrima", oggi quasi introvabile. Prodotti che danno tono e personalità alla cucina locale. Va ricordata pure la produzione di ceramiche decorate che raggiunse alta dignità d’arte nei secc.XVI-XIX con l’inconfondibile stile "Vecchia Lodi" delle botteghe Rossetti, Coppellotti, Ferretti, Dossena (è una tradizione che dura tuttora ad opera di laboratori artigiani di ceramica doc). Merita una segnalazione anche il lavoro dei battiferro che nell’800 e nel primo ‘900 ornarono la città con una splendida fioritura di cancelli, balconi, grate, decorazioni in ferro battuto: da Alessandro Mazzuccotelli a Rizzarda, da Roncoroni a Raggi e Daiocchi. Infine a Lodi, nel 1945, si cominciò ad estrarre il gas metano (dai pozzi della vicina Caviaga) e a sperimentarne le applicazioni nel locale centro studi dell’AGIP, voluto da Mattei. La città fu la prima in Italia a servirsi del metano per usi domestici e industriali.