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A metà strada tra il mar Tirreno ed il mare Adriatico, nel cuore della Campania, tra la Puglia e la Basilicata, da un ‘antica tribù di origine nomade – sannitica, gli Hirpini diedero vita al primo nucleo abitativo della Città di Avellino. Dapprima nei pressi dell’attuale paese di Manocalzati, nell'antica "Abellinum", poi in seguito alle incursioni da parte di tribù rivali, questo nucleo si andò spostando via via verso Atripalda per giungere nei pressi della zona dove oggi sorge il Duomo di Avellino. La sua posizione strategica richiamò presto l’interesse dei romani che hanno lasciato nella città una indelebile traccia non solo grazie ad una meravigliosa villa romana (risalente al periodo delle lotte tra Gracco e Silla – ossia nell’anno 129 a.C. e presumibilmente caduta in abbandono nel 346 d. C. in seguito ad un terremoto ed una tragica eruzione del Vesuvio) edificata sulla collina dove oggi sorge il Duomo e che allora sovrastava l’intera città; snodo obbligato di transito per chi da Salerno fosse diretto verso Benevento e luogo ai margini del qualei, successivamente, fu costruita la Dogana (l’edificio del Cinema Umberto). Avellino già visse i primi martiri romani nel 400 d.C., con la persecuzione ed il supplizio di S.Ippolisto. Nel 500 d.C., con l’affermazione del cristianesimo, Avellino divenne sede Vescovile. Subì, poi, le invasioni barbariche dei Vandali e dei Goti.Nel IX sec. (anno 1000) fu edificato il castello longobardo sito sulla collina "Terra" (C.so Umberto). La città fu parte del Principato di Benevento fino alla sua caduta e poi dominio del Principato di Salerno. Nel 1100 divenne contea di Riccardo dell’Aquila.Con la fine della dominazione normanna, venne incorporata nel regio demanio e Carlo d’Angiò l’assegnò al Casato dei Montfort e, successivamente, ai Del Balzo. Dopo una serie di reggenze ad opera delle famiglie più influenti alla Corte napoletana, passò dalla Famiglia Filangieri ai Caracciolo, eccetto un breve periodo durante la dominazione spagnola. Nel 1287 divenne Capoluogo del Principatus Ultra Serras Montorii. Tornati gli Angioini a Napoli, Avellino nel 1581 ritornò feudo di Marino Caracciolo. Fino al 1806 grazie a questa Casata, riuscì ad acquistare notevole importanza, nonostante il Capoluogo fosse stato trasferito a Montefusco, più centrale rispetto al feudo. La città cominciò ad arricchirsi di opere artistiche pubbliche , tra cui la Fontana di Bellerofonte (detta dei Tre Cannuoli) e la Torre dell’orologio ad opera del Fanzago. Con la venuta dei francesi, Avellino ritornò capoluogo del Principato Ultra e la Piazza della Libertà divenne il fulcro della vita amministrativa e commerciale. Fu teatro dei moti rivoluzionari del 1820, segno di una fiorente capacità di autodeterminazione e della ricerca di libertà. Contrariamente a quanto auspicato, l’Unità d’Italia non giovò allo sviluppo economico e sociale. Infatti, tagliata fuori dalla costruzione della linea ferroviaria Napoli – Benevento – Foggia, la Città, fuori dai due mari, fu fuori dai flussi turistici; ecco perché alcuni centri come Solofra o Montoro che gravitano prevalentemente su Salerno, il Baianese o la Valle di Lauro che orbitano sul Nolano, e quindi su Napoli, o Altavilla, Cervinara e Dentecane che gravitano sul Benevento o la realtà di Ariano Irpino, più vicina a Foggia vivono ancora oggi ai margini. La popolazione avellinese "conobbe la guerra" nel settembre del 1943 per un inutile bombardamento della Piazza del Mercato (attuale Piazza del Popolo – dove si erge il monumento alle vittime del terremoto del 1980) perché gli americani intendevano ostacolare la ritirata dei panzer tedeschi demolendo il Ponte della Ferriera. Ci inorgoglisce immaginare la storia della nostra città come una bella testimonianza di un illustre passato, ma questa ci insegna come sia la continua e tenace laboriosità di un popolo pronto a riedificarsi ed a ricercare la giusta identità così come è successo all’indomani degli eventi sismici del 23 novembre 1980 e del 14 febbraio 1981.