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Con una superficie comunale di 22,59 kmq, su di un ameno colle della dorsale collinare che decorre da oriente ad occidente, a monte della confluenza del torrente Dendalo con il fiume Foro, sorge Miglianico. Il suo territorio si estende per 22,59 kmq, su un'area di media e bassa collina, ricca di vigneti. Incerte risultano le origini di Miglianico; di sufficiente attendibilità storica l'ipotesi di uno stanziamento risalente al periodo romano (Not. Scav. 1895, 446), suffragato anche dal toponimo - prediale - che richiama il diminutivo del personale latino Aemilius morfologicamente costruito col suffisso anicus. Ed è legittimo supporre che il borgo successivamente si sia venuto sviluppando intorno alla rocca, sorta in epoca altomedioevale, come testimoniano i resti di conci monumentali del castello (riferibili ai secoli X-XI), gravemente danneggiato nell'ultimo conflitto mondiale ed ora restaurato ed adattato ad abitazione. Inoltre, è anche molto probabile che in epoca normanna il castello di Miglianico abbia costituito un'importante presidio militare a difesa della valle del Foro, come si evince dal fatto che esso viene ricordato nel Catalogus Baronum (1014) come Mellianum, feudo di tre militi, tenuto da Riccardus Trogisii, esponente di una famiglia normanna venuta in Abruzzo al seguito di Roberto di Loritello e subfeudatario di Boemondo, conte di Manoppello. Nel secolo XIV, la località è ricordata come "Molianico, Milianica e Millanica" con le chiese S. Angeli, S. Martini S. Andree in Milianica (Rat. Dec. It., 3454, 3625, 4197, 4344). Per i secoli seguenti, la scarsa documentazione pubblica superstite non consente di ricostruire le vicende storiche del paese: si vuole che nella prima metà del secolo XV vi avesse signoria la famiglia Orsini; e che, sul finire del secolo XVIII, fosse in dominio dei Valignani di Chieti e dei Todeschi di Pianella. Al plebiscito del 1860, su 657 iscritti, votarono soltanto 263 elettori di cui 181 si dichiararono favorevoli all'annessione al regno d'Italia, 82 contrari.