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Il grazioso paese di Sante Marie ha una origine molto antica. La prima menzione certa della sua esistenza si può rintracciare in una bolla diretta al vescovo dei Marsi Pandolfo con il quale il 9 dicembre 1057 il pontefice Stefano IX specificava i confini della diocesi marsicana definendone le competenze territoriali. In tale bolla Sante Marie viene ricordato con la denominazione "Altra Sanctae Mariae", alludendo chiaramente alla posizione elevata della località, posta a ben 1000 metri sul livello del mare. Il paese era situato presso l'attuale chiesa campestre di San Quirico e doveva avere una certa importanza già nel XII secolo dato che la sua popolazione, come si trova indirettamente dal catalogo dei baroni censiti da Guglielmo il Buono nel 1187, raggiungeva le 500 unità ed era per questo obbligata a fornire due soldati a cavallo a Rainaldo De Pontibus, signore di Tagliacozzo, tramite il suffeudario locale Giovanni Duca. Sante Marie aveva allora ben nove chiese: San Quirico, che doveva alla cattedrale dei Mursi 22 coppe di grano; S.Vero che ne doveva due; S.Maria, che doveva due quartara; S.Marcello che doveva due coppe; S.Nicola, che doveva nove coppe; S.Giovanni di casa Vetrana, che doveva due coppe; S.Andrea di Canneto, che doveva 7 coppe; S.Giusta, che doveva tre coppe ed infine S.Silvestro, esente du decima. Sante Marie non fu gravata da una pressione fiscale eccessiva anche nel basso Medioevo, soprattutto grazie alla protezione della regina Giovanna D'Angiò, e sappiamo che nel 1372 il pontefice Gregorio XI concesse l'esonero da numerosi tributi alle "università" di Tagliacozzo, Castel Vecchio, Scanzano, Colle a Luppa, Celle, Verrecchie e Alto Santa Maria. Circa alla metà del Quattrocento la storia del paese fu unita a quella di una grande famiglia feudale: gli Orsini, il re di Napoli Renato D'Angiò concesse infatti a questi ultimi in feudo l'intero territorio di Albe e Tagliacozzo che venne praticamente unificato. Sul piano della organizzazione ecclesiastica Sante Marie, nei primi anni del Cinquecento, risultava diviso nelle sue parrocchie di S.Maria, S. Nicola e S.Marcello. La loro aggregazione in una sola parrocchia curata ebbe luogo nel 1580 per volontà del vescovo Matteo Colli che attribui all'unica chiese parrocchiale di S.Maria non solo i beni delle altre due ex parrocchiali (S. Nicola e S.Marcello) ma anche quelle di tutte le chiese esistenti nel territorio circostante (S.Andrea, S. Giusta, S.Vero, S.Giovanni). Nel XVII secolo Sante Marie raggiunse i 600 abitanti, ed in tale epoca risulta fornita di un "Ospitale" per il ricovero e l'assistenza dei poveri e dei viandanti, con un unico divieto ribadito più volte dalle autorità civili e religiose, quello cioè di ospitare gli zingari, particolarmente numerosi lungo tutta la zona di confine fra il regno di Napoli e lo Stato della chiesa. Già verso la fine del seicento e l'inizio del Settecento è inoltre documentata l'esistenza di "Massari" avevano il compito di controllare il buon andamento della vita cittadina, di verificare il rispetto degli obblighi fiscali, di ridimere liti e controversie e di valutare le offerte di lavoro che provenivano da altre località. L'agricoltura e l'allevamento costituivano le fonti primarie di sostentamento della popolazione e per secoli tutto ciò è rimasto immutato. Divenuto comune nel 1809, in seguito alla riforma attuata dal re di Napoli Gioacchino Murat, Sante Marie si sviluppò ulteriormente. Nel 1850 superò i mille abitanti dei quali, è interessante sottolinearlo, ben 839 erano contadini. Gli ideali risorgimentali non ebbero eccessiva presa su una popolazione impegnata nella dura fatica del lavoro dei campi ma non possono essere dimenticati i nomi di alcuni patrioti che manifestarono con fermezza i loro sentimenti antiborbonici come il Dott. Antonio Colelli, Don Antonio Paoluzi, della frazione S.Stefano e il dott. Pasquale Galli della frazione Scanzano. Proprio presso il Colelli e il Paoluzi trovò rifugio nel 1859 l'ungherese Carlo Frics, patriota e piottore che, ignorato dalla polizia borbonica, potè dedicarsi alla sua attività politica e alla sua professione lasciando opere come l'Immacolata Concezione e il ritratto del Paoluzi nel palazzo del Paoluzi di Santo Stefano; S.Quirico e S.Giuditta e le anime del purgatorio nella chiesa parrocchiale di Sante Marie; l'Immacolata Concezione, la Vergine col Bambino e S. Martino di Tours con l'Arcangelo, nella chiesa parrocchiale di Castel Vecchio e il Battesimo di Gesù nella chiesa di Tremonti. Un momento di particolare notorietà per Sante Marie si ebbe nel 1861 durante la tragica spedizione dell'emissario borbonico Josè Borjes nelle regioni del regno di Napoli appena conquistate da Giuseppe Garibaldi. Il Borjes inviato per fornire una direzione militare alla rivolta contadina legittimista che si contava di alimentare, incontrò enormi difficoltà dopo il suo sbarco in Calabria il 14 settembre 1861 e fini per unirsi con la banda del celebre brigante "borbonico" Carmine Crocco. Dopo una serie di devastazioni e saccheggi, guidati personalmente dallo stesso Borjes, quest'ultimo distrutto da ogni lato dalle truppe piemontesi cercò di trovare rifugio nello Stato Pontificio. Con una marcia che ha qualcosa di leggendario, braccato incessantemente dalle truppe e dalle guardie nazionali, tra i rigori di una stagione particolarmente inclemente, attraversati l'Alto Molise e l'altopiano delle Cinque Miglia, raggiunse la Marsica per incontrare una drammatica fine l'8 dicembre 1861 al casale Mastroddi in località la Luppa presso S.Marie, a dieci chilometri dalla frontiere pontificia. Borjes, guidato alla Cascina da Benedetto Ippoliti, fu tradito proprio da quest'ultimo che non esitò a rilevare al comandante della guardia nazionale di Sante Marie la presenza del fuggiasco nella zona. Lo spagnolo fu subito catturato da tredici guardie nazionali e da un drappello di bersaglieri comandato dal maggiore Enrico Franchini. Tradotto a Tagliacozzo fu sommariamente fucilato lo stesso giorno assieme a 17 compagni di varie nazionalità gli Ufficiali Gaetano Cambrè, Lausetario Caserius, Michele Chieraldi, Giuseppe Dejurenter, Francesco Forms, Nicola Manchy, Pasquale Margiaet, Pietro Martinez (spagnoli), Francesco Pirenza, Pasquale Salina (regnicoli) ed i volontari Leonardo Diegn, Marco Gallecchio, Luigi Molino Bono, Michele Perretta , Michele Ianni di Isernia, Michele Capoano di Cosenza. Il mondo borbonico era stato vinto e Sante Marie si uni sempre più strettamente al nuovo Regno d'Italia. Lo sviluppo del paese fu comunque lento, ostacolato anche dalla mancanza di un tessuto stradale adeguato e solo nel 1888 Sante Marie ebbe la possibilità di ottenere uno stabile collegamento ferroviario. L'inaugurazione della stazione, avvenuta il 28 Luglio 1888, fu un evento di particolare risonanza e rappresentò la fine di un secolare isolamento. La vicinanza con Roma (87 Km) apportò subito alla sua prosperità. Neppure il tragico terremoto del 1915 frenò il movimento esclusivo che era stato iniziato e che ancor oggi caratterizza questa interessante località marsicana, protesa versa il futuro ma ben salda nelle sue antiche tradizioni. Sritto da Giorgio Gatti