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Da sempre, per le sue caratteristiche geo-morfologiche, il nostro territorio è stato considerato terra di confine. Prima come terra di migrazioni delle popolazioni picene poi in epoca pre-romana divenne terra di confine tra i Sabini e i Vestini; seguì le sorti della città di Amiternum identificata in epoca augustea come IV Regio "Sabina e Sannio", sede di Prefettura. Sul suo territorio si distribuirono molti vici (e ville) che dopo la decadenza romana e per tutto l'alto medioevo subirono un progressivo abbandono. In questo periodo fece parte del patrimonio dell'Abbazia di Farfa e delle diocesi prima Amiternina poi Reatina. Tra i centri abitati si ha notizia nel VI secolo, in località San Lorenzo, intorno alla personalità di Sant'Equizio di una comunità premonastico che si consolidò in nucleo abitato nonostante le incursioni saracene e la dominazione Longobarda. Con la ripresa economica, specie della pastorizia, in epoca Normanna si incominciano ad avere notizie più precise di un incastellamento in Pizzoli o Piczulum (con le seguenti località principali Rajolo, Marruci e Cavallari). Nel XII sec. nel Catalogus Latislai, Pizzoli, è un centro piuttosto popoloso e fiorente, ed è uno dei castelli fondatori della città dell'Aquila con una emigrazione del 40% della sua popolazione e il suo locale era nel quarto di San Pietro. Dal 1538 divenne possedimento della famiglia spagnola dei De Torres originaria di Malaga poi confluita nell'ottocento in quella dei Dragonetti. L'episodio più calamitoso fu il terremoto del 1703: il suo patrimonio edilizio fu quasi completamente raso al suolo (anche perché era composto da edilizia povera e di poca consistenza), vi perirono molti dei suoi abitanti, sin aprirono tre fenditure nel terreno.Per la sua vicinanza all'Aquila vi si stanziarono da sempre truppe di passaggio non ultimi i Francesi nell'Ottocento ed i Tedeschi nell'ultima guerra (stanziarono il loro comando nel castello De Torres).