Capacità ricettiva

Camere n. --
Suites n. --
Bagni n. --
Sale Riunioni: --
Sale Convegni: --

Servizi

Clicca sule icone per vedere le immagini ingrandite
Il Comune di Canistro si estende lungo la Valle Roveto ed è costituito da due centri: Canistro Inferiore (555 m s.m.) sede comunale e Canistro Superiore (Canistro Vecchio 831 m s.m.). Canistro Inferiore è ubicato alla destra del Fiume Liri. La S:S: 82 (fatta costruire dai Borboni ed inaugurata nel 1844) si snoda al di sopra del paese a circa 1 Km dal capoluogo ed a 7 Km dalla frazione. La ferrovia Avezzano-Roccasecca (il tratto Balsorano-Avezzano fu inaugurato nel 1902) attraversa il capoluogo, nel cui centro è ubicata la stazione ferroviaria. E' incerta l'etimologia del nome Canistro: secondo alcuni (Febonio, Maschlins De Salis) deriverebbe dal termine "Canistri", recipienti di vimini che una volta venivano realizzati in paese in grande quantità e largamente esportati. Secondo una tradizione popolare sul colle dove sarebbe sorto Canistro c'era un canile: da ciò il toponimo. Nell'epoca romana, a Canistro esisteva un piccolo villaggio che dipendeva, come molti altri borghi della Valle, dal Municipio di Antinum (l'odierna Civita). Questo è dimostrato da un cippo calcareo iscritto, ritrovato in Canistro Inferiore, nel 1888, che reca la magistratura municipale di Antinum. Il "pagus" (piccolo villaggio) era ubicato nei pressi dell'attuale capoluogo come dimostrano ii numerosi resti di mura reticolate, di ruderi laterizi e di frammenti di colonna rinvenuti presso Santa Croce. Il paese è nominato per la prima volta nel famoso catalogo dei Baroni, fatto redigere nel 1173 dal Re Normanno Gugliel- mo II: esso in quel periodo contava 125 abitanti. Canistro fino al 1860 ha seguito le vicissitudini storiche di tutto il Mezzogiorno. Dopo aver subito le invasioni barì bariche, nel medioevo fu feudo dei Conti marsi, degli Orsini ed infine dei Colonna, finchè nel 1806, Giuseppe Bonaparte, Re di Napoli, abolì i feudi. La tranquilla vita canistrense fu sconvolta, tra il 1860 ed il 1870, dal brigantaggio, fenomeno che assunse nella zona una grande vitalità, come dimostrano le numerose leggende ancora narrate dagli anziani ("Glio Pretuzzo", "Tarino", "Covardo").