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Elice (da ilex, ilicis: elce, leccio) sorge sulla sommità di un colle, tra Atri e Penne, sul versante settentrionale della Valle del Fino. Al centro del nucleo urbano si trovano, collegati da un passaggio voltato, la chiesa parrocchiale di S. Martino, di origini duecentesche, e il castello Baroni, già possesso della famiglia Castiglione. Secondo il Trabassi (sec. XVII), autore di un poemetto in lingua latina dal titolo Castri Hilicis et casuum qui nostra aetate acciderunt descriptio (Descrizione del castello di Elice e dei casi che accaddero nella nostra età), era un tempo posta in quel sito che ancora oggi è denominato Elice Vecchia, abbandonato dagli abitanti a causa della infestazione di insetti. Elice è attestata nelle fonti sin dal secolo XI. Nel 1051 il monastero benedettino di S. Maria di Picciano aveva, per donazione di Bernardo di Penne, figlio di Bernardo, una cella detta di S. Martino "nel castello dell'Ilice soggetto". Il 10 luglio 1084, nel castello di Loreto, il conte Guglielmo Tassone donò il castello di Elice, con uomini, terreni, edifici e pertinenze, all'abbazia di S. Giovanni in Venere. Il castello, che nel 1168 aveva 264 abitanti, quale possesso dell'abbazia di S. Giovanni, era tenuto dal milite Guillelmo di Camarda; venne confermato il 16 giugno 1176 dal Papa e il 1° marzo 1195 dall'imperatore Enrico VI. Nel 1260, presso la chiesa di S. Martino, Berardo Raianense fondo un tempio dedicato alla Madre di Dio. A ricordare la fondazione fu posta nella chiesa una lapide a caratteri gotici. E' da ritenere che accanto alla chiesa di S. Martino esistesse già un'altra chiesa, per cui il tempio del 1260 si configurò come una fusione delle prime due, come anche il titolo oggi ricorda: S. Maria e S. Martino. Nel 1279 era feudatario di Elice Govitosa di Raiano, che potrebbe essere un erede di Berardo. Nel 1284 erano signori del Castello Bertoldo e Pietro Stefano di Roma che, in tale anno, concessero all'Università di Elice di tenere il mercato tutti i lunedì purché non fosse di pregiudizio ai vicini e di dispendio allo stato. Nel marzo del 1292 gli atriani, con milizie francesi condotte da Matteo di Plexiac, assalirono contemporaneamente Elice e Cellino. Nel 1316 Elice era posseduta da Ingardo di Rillana che aveva anche la terza parte di Cellino. Nel 1388 era feudo di Antonio Brunforte che l'aveva ricevuto con l'assenso di Carlo III di Durazzo. A Penne pervenne per acquisto fatto dalla Città nel 1417 o 1418. Finita nelle mani di Giosia d'Acquaviva, il 31 ottobre 1438 la regina Giovanna II ordinò che fosse restituita alla Città di Penne che l'aveva acquistata da Petruzio de Rigerano. Nel 1461 il re Ferrante I d'Aragona concesse ai fratelli Baldassarre, Melchiorre, Gaspare ed Agamennone Castiglione, e ai loro eredi e successori, in perpetuum, il mero e misto impero e giurisdizione criminale nei loro feudi di Elice, Vestea e Castiglione. I Castiglione tennero in feudo Elice sino al 1806, quando furono emanate le leggi eversive della feudalità. Anticamente esisteva in Elice una rinomata conceria di pelli, fondata nel 1819 da Tommasantonio Impacciatore, che estendeva il suo commercio sino alla Dalmazia. Successivamente Pietro Baroni, che fu sindaco di Elice sino al 1893, anno della sua morte, impiantò nei locali del castello una fabbrica di terrecotte e di ceramiche. Elice (da ilex, ilicis: elce, leccio) sorge sulla sommità di un colle, tra Atri e Penne, sul versante settentrionale della Valle del Fino. Al centro del nucleo urbano si trovano, collegati da un passaggio voltato, la chiesa parrocchiale di S. Martino, di origini duecentesche, e il castello Baroni, già possesso della famiglia Castiglione. Secondo il Trabassi (sec. XVII), autore di un poemetto in lingua latina dal titolo Castri Hilicis et casuum qui nostra aetate acciderunt descriptio (Descrizione del castello di Elice e dei casi che accaddero nella nostra età), era un tempo posta in quel sito che ancora oggi è denominato Elice Vecchia, abbandonato dagli abitanti a causa della infestazione di insetti. Elice è attestata nelle fonti sin dal secolo XI. Nel 1051 il monastero benedettino di S. Maria di Picciano aveva, per donazione di Bernardo di Penne, figlio di Bernardo, una cella detta di S. Martino "nel castello dell'Ilice soggetto". Il 10 luglio 1084, nel castello di Loreto, il conte Guglielmo Tassone donò il castello di Elice, con uomini, terreni, edifici e pertinenze, all'abbazia di S. Giovanni in Venere. Il castello, che nel 1168 aveva 264 abitanti, quale possesso dell'abbazia di S. Giovanni, era tenuto dal milite Guillelmo di Camarda; venne confermato il 16 giugno 1176 dal Papa e il 1° marzo 1195 dall'imperatore Enrico VI. Nel 1260, presso la chiesa di S. Martino, Berardo Raianense fondo un tempio dedicato alla Madre di Dio. A ricordare la fondazione fu posta nella chiesa una lapide a caratteri gotici. E' da ritenere che accanto alla chiesa di S. Martino esistesse già un'altra chiesa, per cui il tempio del 1260 si configurò come una fusione delle prime due, come anche il titolo oggi ricorda: S. Maria e S. Martino. Nel 1279 era feudatario di Elice Govitosa di Raiano, che potrebbe essere un erede di Berardo. Nel 1284 erano signori del Castello Bertoldo e Pietro Stefano di Roma che, in tale anno, concessero all'Università di Elice di tenere il mercato tutti i lunedì purché non fosse di pregiudizio ai vicini e di dispendio allo stato. Nel marzo del 1292 gli atriani, con milizie francesi condotte da Matteo di Plexiac, assalirono contemporaneamente Elice e Cellino. Nel 1316 Elice era posseduta da Ingardo di Rillana che aveva anche la terza parte di Cellino. Nel 1388 era feudo di Antonio Brunforte che l'aveva ricevuto con l'assenso di Carlo III di Durazzo. A Penne pervenne per acquisto fatto dalla Città nel 1417 o 1418. Finita nelle mani di Giosia d'Acquaviva, il 31 ottobre 1438 la regina Giovanna II ordinò che fosse restituita alla Città di Penne che l'aveva acquistata da Petruzio de Rigerano. Nel 1461 il re Ferrante I d'Aragona concesse ai fratelli Baldassarre, Melchiorre, Gaspare ed Agamennone Castiglione, e ai loro eredi e successori, in perpetuum, il mero e misto impero e giurisdizione criminale nei loro feudi di Elice, Vestea e Castiglione. I Castiglione tennero in feudo Elice sino al 1806, quando furono emanate le leggi eversive della feudalità. Anticamente esisteva in Elice una rinomata conceria di pelli, fondata nel 1819 da Tommasantonio Impacciatore, che estendeva il suo commercio sino alla Dalmazia. Successivamente Pietro Baroni, che fu sindaco di Elice sino al 1893, anno della sua morte, impiantò nei locali del castello una fabbrica di terrecotte e di ceramiche.