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Una bella pineta e un centenario castagneto a sovrastare l'antico borgo, adagiato su uno sperone del monte Pincio. Si potrebbe parlare di una storia gloriosa, ma - a dire il vero - la notorietà di Talamello è oggi dovuta al "formaggio di fossa", la caciotta della zona, calata in fosse scavate nel tufo da cui esce dopo mesi di stagionatura a sprigionare tutti quegli umori, aromi e proprietà da meritargli la denominazione d.o.c. di "Ambra di Talamello", prodotto di alta gastronomia, celebrata in una frequentatissima sagra, così come lo è quella "della rana", altra specialità locale. Degno di attenzione il "Crocifisso" su tavola, da assegnare alla pittura riminese del Trecento, nella chiesa parrocchiale di San Lorenzo. Ma è soprattutto d'obbligo una visita alla "Cella", nei pressi del cimitero, dipinta con affreschi mirabili dal ferrarese Antonio Alberti nel 1427. Un doveroso inchino passando avani alla casetta ove ha visto i natali Amintore Galli, l'autore dell'Inno dei Lavoratori che annunciava fiducioso "...splende il sol dell'Avvenir".