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Gubbio conserva, con le Tavole Eugubine, la più alta testimonianza della civiltà umbra. Si tratta del più notevole testo rituale di tutta l' antichità classica per i dati storico-politici, religiosi e linguistici che ci tramanda. Documento fondamentale della lingua degli antichi Umbri le Tavole offrono il quadro della struttura della città-stato del periodo che va dal sec. III al sec. I a. C. Il testo del documento si estende per sette lastre bronzee, alcune scritte in alfabeto nazionale derivato dall' alfabeto etrusco, altre in alfabeto latino adattate alle esigenze della lingua umbra. Nel 295 a.C. nella battaglia che i Romani combatterono a Sentino contro Etruschi, Galli e Umbri, Iguvio, verosimilmente, non si schierò con i tradizionali nemici Etruschi; il vantaggioso trattato che la città stipulò con Roma è indubbiamente il risultato di questa condotta politica. Nel corso dei secc. III e II il governo romano però interviene sempre più frequentemente negli affari interni degli alleati, e questo porterà alla rivolta di quasi tutti i popoli italici contro Roma (90 a.C.). Le operazioni militari sono sfavorevoli ai Romani ed il console L. Giulio Cesare ad evitare che quelli ancora fedeli a Roma si schierino con i rivoltosi promulga la lex de civitate danda. Gubbio è iscritta alla tribù Clustumina. A conclusione della prima guerra civile (81-80 a.C.) la riforma di Silla dà all' Italia un nuovo assetto politico, tutte le città italiche sono costituite in Municipia Civium Romanorum, che ricevono un ordinamento interno modellato su quello di Roma. In questo tempo la romanizzazione di Gubbio è un fatto compiuto. Nel V secolo la furia dei barbari si abbatte sull' Italia, Gubbio subisce la sorte di tante città della penisola cadute sotto il dominio degli Eruli e dei Goti; assediata e poi espugnata è distrutta da un generale di Totila durante la guerra gotica. L' invasione longobarda del 568 lascia Gubbio in territorio Bizantino, in seguito però la città viene occupata da Clefi, poi ripresa e riperduta dai Bizantini; infine con la fortunata spedizione dell' esarca Romano rimane definitivamente all' Impero (592-593). Nell' VIII secolo Gubbio è occupata prima da Liutprando, poi da Astolfo e infine da Desiderio. Dopo le donazioni di Pipino e di Carlo Magno appartiene alla Chiesa. Nel clima politico del sec. XI nasce il "Comune". Nella seconda metà del secolo in Gubbio il potere è già saldamente in mano alla borghesia cittadina. Siamo in fase di assestamento politico: le contese tra le classi sociali non impediscono però di perseguire una ben precisa linea politica di espansione. Nel sessantennio che va dal 1090 al 1150 il Comune sottomette alla sua giurisdizione gran parte dei castelli del suo contado, venendo così a contatto diretto con il territorio del Comune di Perugia. Le relazioni politiche fra i due Comuni saranno prevalentemente di rivalità. Nel 1151 per la prima volta le due città si scontrano sul campo di battaglia. Gubbio affrontando Perugia corre un grave pericolo, ma finirà per avere la meglio. Nello scorcio del sec. XII e nel successivo il contrasto politico sfocerà per ben tre volte nel confronto armato (1183; 1216-17; 1258-59). Nel 1163 l' imperatore Federico I di Svevia sanziona con un diploma il trattato stipulato fra l' arcicancelliere dell' impero e i rappresentanti eugubini. Il diploma federiciano riconosce ai consoli eugubini il dominio su tutto il territorio che in quel momento la città possiede e accorda loro la piena giurisdizione su di esso. Questo trattato, che costituisce il riconoscimento giuridico del comune di Gubbio, è consigliato all' imperatore germanico dalla necessità di costituirsi un saldo caposaldo alle spalle mentre egli si prepara ad una spedizione nel mezzogiorno d' Italia. Nel 1179 Gubbio estende il suo dominio su Fossato di Vico, ma a sua volta nel 1183 sottoscrive un trattato con Perugia che limita fortemente la sua autonomia. In questo tempo anche all' interno della città la lotta politica pone grossi problemi. Le rocche del Monte Ingino, presidiate da forze imperiali, sono distrutte e depredate e i rappresentanti imperiali offesi; la parte imperiale tuttavia riprende ben presto il sopravvento e nel 1191 Enrico VI assolve la città dal bando imperiale, conferma ed amplia le concessioni di Federico I e si fa garante dell' osservanza del diritto consuetudinario locale. Gubbio riprende ora la sua politica di espansione in altre direzioni: nel 1199 sottomette Cagli, nel 1203 il castello di Certalto. Nel 1211 la politica del governo comunale sostenuta dalla decisa volontà di opporsi con ogni mezzo alla prepotente spinta espansionistica perugina, oltre che dalla necessità di riacquistare la piena libertà d' azione, ottiene quel successo diplomatico che aveva perseguito con tenacia nel corso degli ultimi 20 anni: Ottone IV non solo conferma alla città le concessioni di Federico I e di Enrico VI, annulla anche l' oneroso trattato stipulato da Gubbio con Perugia nel 1183. Agli inizi del sec. XIII il governo consolare, a carattere collegiale, rappresentante delle classi che avevano partecipato alla lotta per l' affermazione degli ideali politici nuovi, cede il posto ad un governo podestarile, che rappresenta il Comune nella sua unità e raccoglie nelle sue mani i poteri che prima erano divisi fra i consoli. Verso la metà del secolo, però, gli operai ed artigiani, delusi perchè il governo comunale non tutela a sufficenza i loro interessi, organizzano un proprio Comune accanto al Comune del podestà: il Comune del popolo, con a capo il capitano del popolo, e con proprie assemblee legislative. Dopo la battaglia di Montaperti (1260) che segna il risorgere del partito ghibellino in Italia, Gubbio è sottoposta a pressioni da parte del papa per indurla a cambiare partito. Un anno più tardi Gubbio è passata al partito guelfo, il papa le conferma i possessi marchigiani di Pergola, Montesecco e Serra S. Abbondio, e le conferisce il diritto di impossessarsi di Cagli, che nel secondo decennio del secolo si era sottratta al dominio eugubino. Il partito guelfo ora al potere non intraprenderà importanti guerre esterne, il relativo equilibrio raggiunto fra i comuni della Regione crea le condizioni propizie per un lungo periodo di pace. Nel 1300 il partito ghibellino tenta la riscossa e volendo rafforzare le proprie posizioni il 23 maggio occupa Gubbio, ma il rapido intervento delle milizie condotte dal cardinale Napoleone Orsini e da Cante Gabrielli costringe Uguccione della Faggiola, che regge il governo eugubino, a capitolare. Il partito ghibellino non tornerà più al potere. Nel 1338 viene approvato il nuovo statuto della città che assicura a quasi tutti i cittadini i diritti politici. Tutti possono essere eletti alle più alte magistrature del Comune, esclusi i nobili, sia guelfi che ghibellini, purchè abbiano un reddito annuo minimo di 20 lire. Nel 1350 Giovanni di Cantuccio Gabrielli con un colpo di mano s' impadronisce di Gubbio, il giorno successivo il Consiglio del popolo lo nomina difensore e governatore della città, ma nel 1354 abbandonato quasi a se stesso, non più sostenuto dalle milizie dell' arcivescovo di Milano, assediato dalle forze di Giacomo Gabrielli, si presenta al legato cardinale Egidio Albornoz ad Orvieto e gli rimette la signoria di Gubbio. Gli eugubini debbono piegarsi alla dura necessità di accogliere il governatore papale. Quando nel 1375 Firenze inalbera il vessillo della rivolta l' ordine tanto laboriosamente costruito dall' Albornoz va in frantumi, Gubbio si unisce immediatamente al movimento generale e nell' autunno ristabilisce il governo popolare, che non avrà lunga vita; già con il consolato dei mesi di marzo-aprile 1376 il governo è in mano ai partigiani dei Gabrielli, che con l' abile e spregiudicata guida del monaco avellanita Gabriello di Necciolo si sono impadroniti di fatto del potere. La magistratura per mezzo della quale Gabriello di Necciolo concentra nelle sue mani il potere politico è quella dei "prudentes arbitrium habentes super statu pacifico et bona custodia civitatis" di cui con altri consorti è personalmente membro. Il 23-4-1377 Gabriello di Necciolo è già vescovo di Gubbio, e per conservare il potere assolda mercenari, ma la situazione è ormai tanto difficile che nemmeno la mediazione di Raimondo Tolomei, consigliere di Carlo di Durazzo, riesce a riportare la pace. Il vescovo Gabriello non avendo altra via di uscita cede la città al principe Angioino. La rivolta non cessa e gli eugubini, ritiratisi gli angioini, nel giugno del 1383 si liberano del vescovo e del fratello Francesco cedendogli vita natural durante i castelli di Cantiano e della Serra di S. Abbondio, promettendo inoltre di pagare a Francesco 5000 fiorini d' oro. Gubbio dopo tanti anni di anarchia è stremata, il partito democratico in un estremo tentativo di ristabilire la repubblica popolare annulla tutti gli ordinamenti emanati duranti la tirannia di Gabriello, ma soltanto poco più di un mese dopo, Antonio di Montefeltro, che ha amici in città, viene chiamato ad assumere la difesa con il titolo di conservatore e protettore. Il Montefeltro ristabilisce l' ordine, ma ben presto da protettore si fa signore della città. Il libero Comune di Gubbio ha cessato di esistere. L' opposizione alla signoria dei Montefeltro non tarda a cadere. I nobili si accostano al principe, il popolo, che ha ancora molta parte nell' amministrazione interna della città, non ha ,forse, avvertito completamente la perdita della libertà, pago di poter lavorare e commerciare nella relativa pace e sicurezza che il principe assicura senza far sentire troppo il peso della sua autorità, che esercita con moderazione; regola questa che consentirà ai conti e duchi d' Urbino, durante gli altri due secoli in cui essi governarono la città, di circoscrivere lentamente, ma costantemente, sempre più la sfera della autonoma azione politica degli organi costituzionali cittadini. Alla morte di Francesco Maria II il ducato di Urbino è incorporato direttamente nello stato della chiesa, ma il popolo è privo ormai di ogni possibilità di influire nella amministrazione della città, e inoltre mosso da interessi diversi quanto diverse sono le condizioni economiche delle varie categorie non costituisce una forza politica capace di avere un suo peso e determinare una politica amministrativa più rispondente agli interessi generali di tutta la popolazione eugubina. La nobiltà tende ad organizzarsi in casta. Il processo di differenziazione sociale, accentuatosi con l' avvento della signoria, è nel sec. XVIII compiutamente maturato a causa del sempre maggior immiserimento della maggioranza dei cittadini, che ridotti a lottare per sopravvivere hanno dovuto assistere impotenti alla trasformazione dell' organizzazione politico-sociale della città in senso aristocratico. Nel periodo napoleonico Gubbio viene occupata dalle truppe Cisalpine il 31-12-1797, da quelle francesi condotte dal generale Berthier il 31-1-1798, è poi unita alla Repubblica romana fino al 1799, e dal 1808 al 1814 al regno d' Italia. Dopo il proclama di Rimini le truppe di Gioacchino Murat la presidiano per un brave periodo. L' esperienza rivoluzionaria ha riacceso negli eugubini l' antico amore per la libertà; nel 1831 la città si sottrae al potere del governo pontificio e per quaranta giorni instaura un suo governo rivoluzionario; volontari eugubini partecipano alla guerre di indipendenza del 1848-49 e del 1859-60. Il 14 Settembre 1860 le truppe italiane del generale Cadorna trovano in Gubbio issata sulla torre del palazzo del popolo, antica residenza dei magistrati del libero comune, la bandiera nazionale, e già costituita una Giunta provvisoria di governo.