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Rovigo, capoluogo di provincia della Regione Veneto, sede vescovile e capoluogo del Polesine, è situata tra i fiumi Po e Adige e conta circa 52.000 abitanti. Fino agli anni sessanta questa zona era interamente occupata da acquitrini e paludi, mentre oggi, grazie ai lavori di bonifica, si è trasformata in una delle più fertili pianure d’Italia, coltivata prevalentemente a grano e barbabietole da zucchero. Proprio per sfruttare questa enorme quantità di barbabietole che vengono prodotte, a Rovigo sono stati impiantati numerosi zuccherifici. Troviamo inoltre industrie chimiche, dei laterizi, dell’abbigliamento e dei mobili. Anche se la sua origine resta abbastanza oscura, si ha motivo di credere che il primo nucleo abitato si sia formato sull’Adigetto, canale scolmatore derivato dall’Adige, nell’Alto Medioevo col nome “Rhodigium”, che infatti viene menzionato in un documento del IX secolo. Nel 1194 il duca di Ferrara Azzo VI d’Este prese possesso di Rovigo, anche se a quel tempo la città era circondata da mura ed era una discreta fortezza. Da allora questa rimase estense fino al XV secolo quando passò definitivamente sotto la Repubblica di Venezia. La Serenissima governò su Rovigo, tranne un temporaneo ritorno degli Estensi e un intervento spagnolo durante la guerra di Cambrai, fino al 1797. Con il trattato di Campoformio infatti venne ceduta all’Austria, a cui ritornò nel 1815, dopo aver superato la parentesi napoleonica. Rovigo rimase a lungo stazionaria dal punto di vista della popolazione, fino al 1866 quando entrò a far parte del Regno d’Italia e ci fu la costruzione della linea ferroviaria che la collegò a Padova.