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Nel V secolo a.C. si stanziarono nell’Italia settentrionale ed anche nel Biellese, a scapito delle popolazioni Liguri, alcuni gruppi celtici, provenienti dalla Gallia, che estesero sempre più il loro dominio raggiungendo addirittura l’Italia centrale e Roma stessa. Fu importante centro romano di origine celtica: il suo nome comparve per la prima volta in un documento dell’826, quando gli imperatori romani la donarono al conte Bosone. Nell’882 l’imperatore Carlo il Grosso donò alla Chiesa di Vercelli tre dei centri più importanti della regione biellese: Salussola, considerato il capoluogo degli Ittimoli; Biella, che da tempo diveniva sempre più importante; sostegno dal cui territorio si estraeva la calce, elemento indispensabile alla chiesa vercellese per la costruzione di nuovi edifici religiosi. Nel 1160 il Vescovo di Vercelli Uguccione, per impedire la separazione di Biella dalla chiesa di Vercelli concesse alcuni importanti privilegi alla popolazione che si sarebbe trasferita sulla collina del Piazzo, costruendo il castello del Piazzo, dove durante le guerre fra guelfi e ghibellini trovarono rifugio i Vescovi di Vercelli. Per tre secoli Biella Piano, cresciuta intorno all’antico insediamento romano, languì a vantaggio della città alta (Biella Piazzo), divenuta presto il centro civile e luogo di mercato. Poi, nel 600, l’espansione demografica e lo sviluppo economico restituirono la preminenza alla città bassa. E definitivamente, poiché all’inizio dell’Ottocento l’industria conciaria e soprattutto quella tessile (laniera in particolare), per la quale Biella ha oggi fama internazionale, concentrarono tutte le attività produttive proprio lungo le rive del Torrente Cervo. Il secolo XIV è caratterizzato da una lunghissima serie di guerre locali tra guelfi e ghibellini cui si aggiungono i saccheggi e le devastazioni operate dai Vercellesi per l’opposizione della popolazione biellese alla vendita, effettuata dal legato pontificio Gregorio di Montelungo al comune di Vercelli, di numerose terre della nostra regione. Nel 1303-1304 è la prima crociata contro Fra Dolcino, a capo della quale venne messo Filippine di Longasco. Nel 1349 la popolazione di Biella si solleva contro il Vescovo Giovanni Fieschi che la opprime duramente. Il Fieshi si ritira nel castello di masserano e lancia l’interdetto contro la città. Biella allora chiede protezione a Giovanni Visconti, arcivescovo di Milano, entrando così a far della signoria Viscontea (1351). Nel 1373 Amedeo VI di savoia, acerrimo nemico dei Visconti contro i quali è schierato in alleanza co il papa Gregorio XI e con l’imperatore Carlo IV, ottiene che la città di Biella venga ceduta nuovamente dai Visconti ai Fieschi. Riacquistato il potere la crudeltà del Fieschi inizia ben presto a rifarsi sentire e la popolazione ancora una volta si solleva contro il vescovo costringendolo a riparare nel castello di Zumaglia. Dopo un aspro combattimento però il castello di Zumaglia viene conquistato dai Biellesi e consegnato nelle mani di Amedeo di Savoia. Dal 1379 Biella fu sotto il dominio dei Savoia e nel XVII secolo fu nominata da Carlo Emanuele I di Savoia città capoluogo di una delle dodici Provincie del territorio. Frattanto, tra il 1372 ed il 1404, tutti i comuni biellesi passano sotto iol dominio sabaudo, fatta eccezione di Masserano e delle sue pertinenze. Tra la fine del XIV e l’inizio del XV secolo vi sono numerosi scontri fra savoia e Visconti per il possesso delle terre biellesi. Tra il 1494 ed il 1557 il territorio biellese è percorso dalle truppe francesi e spagnole subendo spaventosi saccheggi e devastazioni. Ad aggravare la già difficile situazione della popolazione biellese nel XVI secolo, si aggiungono le epidemie di pestedel 1522 e del 1599 che, oltre a mietere moltissime vittime, gettano la popolazione superstite nella più nera miseria. Nel XVII secolo numerosi sono gli scontri scatenati dalla stessa corte sabauda fra i fautori della supremazia spagnola e quelli della supremazia francese. Tristemente famosi sono i saccheggi operti dalle truppe spagnole che colpiscono tutti i grandi centri biellesi. La stessa città di Biella subisce un saccheggio durato ben 43 giorni. Nel 1797 numerosiisimi sono i moti di rivolta dei contadini contro il dominio Sabaudo, non solo nel Biellese ma in tutto il Piemonte. Durante una di queste manifestazioni popolari, la città di Biella viene parzialmente occupata dai rivoltosi a capo dei quali vi è Pietro Avogadro di Formigliana. La repressione sabauda è immediata e crudele e l’Avogadro viene condannato alla pena capitale. Nel 1859 Biella non più riconfermata capoluogo di provincia viene inserita nella provincia di Novara e sempre nello stesso anno fu occupata dalle truppe austriache durante la prima fase della seconda guerra d’indipendenza. Nel 1927 passò alla provincia di Vercelli per rimanervi fino al 1996. Sulla grande piazza alberata al centro di Biella Piano si affaccia, con la nuova, infelice fronte goticheggiante (1826), il Duomo quattrocentesco, già molto rimaneggiato nel ’700. Alla sua sin., isolato, il gioiello della città: il piccolo battistero preromanico (IX-X sec.) a pianta centrale, con cupola e quattro absidi ornate di nicchiette a fornice. L’elegante campanile romanico (IX-X sec.), che si erge non lontano, è ciò che resta dell’antica chiesa di S. Stefano, demolita nel 1872. Nonostante la facciata moderna (1882), la chiesa cinquecentesca di S. Sebastiano resta un pregevole esempio di architettura rinascimentale in stile lombardo. L’interno è impreziosito da una ricca decorazione pittorica e da un bel coro* ligneo di G. Mellis (1546). Nella città bassa si possono visitare due musei. In v. P. Micca 38 il Museo Civico (sab. 8.30-12, mar. anche 14.30-18.30), raccolta di reperti archeologici, di pittura, ceramiche e vetri. In v. Delleani 33 il Museo delle Truppe Alpine (17-19; ch. sab. e dom.; visite a richiesta & 406112), con documenti e cimeli. Lungo le rive del torrente Cervo si allineano le fabbriche ottocentesche che ne sfruttavano l’energia idraulica. A Biella Piazzo (raggiungibile anche con funicolare) è importante soprattutto la piazza Cisterna che per secoli fu sede di mercato e cuore commerciale della città; vi prospettano edifici medievali porticati e, sul lato N, il cinquecentesco palazzo della Cisterna. In una piazzetta adiacente è la chiesa tardo-romanica di S. Giacomo, con campanile duecentesco. Altri palazzi dei sec. XV-XVI nelle vie circostanti. La bella torre ottagonale, fatta costruire nel 1519 da Sebastiano Ferrero, domina l’abitato e caratterizza il profilo collinare del Piazzo. A km 6 NO, Pollone. A Candelo (km 5 S), il Ricetto medievale (ricovero della popolazione in caso di pericolo), il più vasto e meglio conservato del Piemonte, con mura merlate, torri, un palazzo principesco e un deposito di derrate.