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Alessandria è situata nella pianura tra il fiume Tanaro e la Bormida, ai piedi delle colline del basso Monferrato, è un importante nodo ferroviario e stradale grazie alla sua felice posizione geografica al centro del triangolo industriale Torino – Milano – Genova. La città di Alessandria risulta avere una sua definita conformazione topografica, urbanistica ed amministrativa in atti formali a partire dal 3 maggio 1168. Sebbene le fonti documentarie siano frammentarie e talvolta contraddittorie nel definire le articolate premesse situazioni storiche che contribuirono all’aggregazione, secondo taluni spontanea secondo altri ad hoc, dei borghi di Marenge, Gamundi, Ouilli, Four, Bergul, Solero, Wargnent, Ruoere, la storiografia contemporanea è concorde nel ritenere che fisicamente la fondazione di Alessandria abbia avuto origine da un processo di riorganizzazione di tre sistemi territoriali: le due curtes di Bergoglio e di Rovereto e da un distretto di quest’ultima, riconoscibile in un luogo soprelevato protetto dalle inondazioni, inserito nell’area palustre deserta, o semideserta, alla confluenza tra Bormida e Tanaro, detta Palea, su cui fu innalzata la nuova cattedrale. Le motivazioni principali che contribuirono alla fondazione della civitas nova di Alessandria sono molteplici e tra queste l’insofferenza per la rinnovata struttura feudale di ascendenza aleramica del marchesato di Monferrato, la nascita di una nuova coscienza civica legittimata dalla costituzione della Lega Lombarda, l’appoggio ai Comuni del papa Alessandro III - costretto a fuggire da Roma dove il Barbarossa aveva insediato l’antipapa Vittore V - la posizione strategica nell’articolazione delle principali vie commerciali, in particolare tra Genova e Milano, nonché la volontà degli abitanti dei sobborghi suddetti, già inseriti in realtà consolidate, di creare in una nuova dimensione cittadina un polo capace di competere a pieno titolo con gli altri Comuni della Lega Lombarda. La città nuova di Alessandria, sorta senza alcuna legittimazione giuridica, incontrò fin da subito la severa opposizione dell’Impero che, sotto la guida dello stesso Federico Barbarossa, durante la sua quinta calata in terra italica, la pose sotto assedio il 29 ottobre 1174. Pur essendo caratterizzata da modesti edifici con i tetti prevalentemente in paglia, e da zone non ancora edificate e forse ancora coltivate, la cui unica difesa era rappresentata da una malsicura cinta muraria, realizzata o rafforzata nel 1168-69 con finanziamenti genovesi, che racchiudeva la città lungo il perimetro e da un formidabile fossato tutt’intorno, e potendo contare solo sulla forza dei suoi 8.000 abitanti, la città di Alessandria, forse sottovalutata nelle sue reali difese dal Barbarossa, riuscì a resistere fino al 12 aprile 1175 quando, alla notizia che un forte esercito messo in campo dalla Lega Lombarda si stava avvicinando alla città, l’imperatore abbandonò l’assedio. L’attenzione dedicata dai cronisti medievali, non sempre attendibili, all’episodio e la nota leggenda di Gagliaudo, raffigurato anche in una scultura anticamente collocata nella torre campanaria dell’antica Cattedrale – ed il cui ricordo è tutt’oggi vivo -, questo assedio risulta essere l’evento che forse più di ogni altro contribuì a dar vita non solo alla nascita di una nuova città ma alla prima vera epifania civica dei suoi abitanti. Se nel trattato di pace del 1178 con i Marchesi di Monferrato troviamo il primo implicito riconoscimento della validità giuridica della sua avvenuta fondazione e con il trattato tra Alessandria e Genova del 1181 viene segnato il punto di arrivo di un raggiunto accordo tra la valle Padana ed il mare, con la Reconciliatio Norimberge del 1183 Alessandria ottiene il definitivo riconoscimento dello stato giuridico anche da parte dell’Impero col nome di Cesarea (ripudiando temporaneamente il nome derivato da Alessandro III), entrando a fare parte della configurazione del Regnum Italiae con tutte le garanzie di una città regia. Storicamente conosciuta come roccaforte militare, grazie alla sua posizione strategica, Alessandria ha dovuto subire nel corso dei secoli l’attenzione di molti condottieri, trovandosi a volte coinvolta in conflitti che poco la riguardavano. Da Federico Barbarossa a Napoleone la storia della città è costellata di episodi legati più all’arte militare che a quelle umanistiche e filosofiche. Ne hanno risentito sia l’indole dei suoi cittadini, realisti e poco propensi ai facili entusiasmi, sia lo sviluppo urbanistico che si è mantenuto rigorosamente all’interno dei due fiumi che la cingono.