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Diamante è situata ai piedi del Monte La Caccia (m.1744), sul quale svetta maestoso il Massiccio della Montea (m. 1785) e si rispecchia nelle acque del mar Tirreno. Per questa posizione incantevole, Matilde Serao e Paolo Scarfoglio, quando soggiornavano in essa, ospiti dell’ingegnere Domenico Ricci, la chiamarono la "PERLA DEL TIRRENO". Anche il poeta e filosofo Pietro Trapassi detto il Metastasio (1698-1782), di passaggio a Scalea nel 1712 per visitare il suo maestro Gregorio Caloprese, soggiornò a Diamante prendendo in affitto una casa nel rione << la Punta >>. Il giovane paese, come scrisse Leopoldo Pagano, cittadino diamantese nonché sacerdote dal marzo 1838, fu dimora anche del B. Angelo D’Acri (1669-1739), << che lo evangelizzò per due mesi >> e poi per sei mesi venne << a ripristinarsi in salute il vescovo Sanmarchese Alessandro Magno >> e << l’altro vescovo Bernardo Cavaliere, energico prelato, che lottò contro il principe di Belvedere M.mo a rendere indipendente la chiesa parrocchiale >>, lo onorò con la sua presenza per due mesi. Il paese, a 25 m. s.l.m., ha il suo centro storico arroccato sugli scogli del << Trijùnu >> e del << Timpùnu >> che vi formano una punta naturale con la forma caratteristica di un foglia trilobata dal nome greco. "Trion", che vuol dire "foglia di fico". Diamante, che fino al 1800 faceva ancora parte della vecchia provincia formata dalla Calabria Citeriore o Citra, come si può riscontrare nei registri anagrafici dell’epoca, oggi fa parte della provincia di Cosenza, da cui dista 85 Km, ed ha una superficie di circa 17,79 Kmq. Giuridicamente è circondario di Paola e Mandamento di Belvedere M.mo; la sua Diocesi è San Marco Argentano-Scalea. Il comune ha una popolazione di circa 5.000 abitanti compresa la sua frazione Cirella. Attualmente i confini del suo territorio sono a nord con Grisolia, a sud con Belvedere M.mo, ad est con Buonvicino e Maierà e ad ovest con il mar Tirreno dove possiede, ad un miglio dalla costa, il territorio dell’isola di Cirella. Dopo aver dato una delucidazione sulla sua posizione geografica, possiamo iniziare a raccontare la sua storia iniziata in tempi remoti, esattamente alla fine del secondo Millennio a.C., quando Talassocrati, Minoici e Fenici approdarono proprio alla foce del suo Torrente. Il Torrente nasce dalle montagne boscose << du Sarapòtu >> (Serrapodolo), in Buonvicino, e percorrendo circa 10 Km. sfocia sul litorale di Diamante, dove oggi divide la spiaggia piccola, una volta approdo dei << vùzzi >> dei pescatori, dalla spiaggia grande, richiamo turistico nel periodo estivo. Alla sinistra del Torrente si erge l’isolotto menzionato in carte nautiche del 1652 e del 1761 col nome di << Pietra erosa >>. In tempi remotissimi la bassa vallata del Torrente era un’insenatura che si estendeva dall’attuale rione del << Pirrùpu >> fino al "Timpone" ed era invasa da un braccio di mare, lungo circa 3 Km., fino a lambire la collina detta << Malfitano >>, nel comune di Buonvicino, dove ancora oggi si possono ammirare sugli scogli tracce di patelle e conchiglie marine fossilizzate. Fu per caso, durante una tempesta, che i Focesi, abitanti della Lìdia, una regione sulle coste dell’Asia Minore, eseguendo i loro primi scambi commerciali per via mare con gli Osci, Lucani ed Etruschi, scoprirono questa insenatura come una rada sicura per attraccare le loro navi mentre dovevano rifornirsi, nei paesi vicini, della merce che poi barattavano. Quando fu distrutta la città di Troia, i Focesi vi costituirono una delle principali stazioni di transito per i loro traffici; forse anche Enea vi sarebbe sostato. Anche lo storico diamantese Leopoldo Pagano riferisce che in questa foce c’era il Porto Partenio o dei Focesi (Portus Parthenius Phocensium), di cui parlava anche Plinio il Vecchio, ed era situato << fra la punta di Cirella e quella di Diamante: Punta Trione >>. Durante la II^ Guerra Punica (219-201 a.C.), i Cartaginesi, che abitarono a lungo nella Temesiade dei Bruzi, zona tirrenica della Calabria Citeriore, fecero allargare il Porto dei Focesi, adattandolo a porto militare per farci entrare la flotta navale secondo le proprie esigenze. Fino a poco tempo fa erano visibili, sotto l’attuale chiesa Madre, nel roccione del Timpone, a strapiombo sul Torrente, gli ormeggi delle navi.