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Matera antica può essere considerata la "capitale" della "civiltà rupestre" sviluppatasi nell'arco murgico pugliese tra IX e XI sec.d.C.; sia per la vastità della Gravina interessata, che per la permanenza storica dell'insediamento urbano, giunto fino ai nostri giorni. La città rupestre aveva una struttura molto estesa, con una acropoli fortificata baricentrica (la "Civita"), circondata da una serie di piccoli nuclei abitati, a caratteristiche prevalentemente semi-rurali, che occupavano le pareti degli strapiombi, i coni emergenti, le terrazze del frastagliato territorio murgico circostante. Ciascuno di questi nuclei, caratterizzato da una forte componente religiosa (monachesimo greco), si strutturava con un luogo di culto (la chiesa, il cenobio "rupestri"), ed uno spazio comune (il "vicinato"), tra i quali si dislocavano, seguendo la morfologia naturale del sito, le strutture abitative e di servizio (ovili, stalle, cantine, frantoi, caciolari, "nevere", magazzini e/o fosse granarie, ecc.), tutte in grotta, ottenute scavando la tenera roccia calcarenitica (il tufo) delle pareti delle terrazze utilizzate: un semplice muro, od un piccolo vano con camino, realizzato con gli stessi blocchetti di tufo ricavati dallo scavo, chiudeva le grotte in facciata. Camminamenti, ballatoi, ripide scalinate intagliate nella roccia, costituivano la maglia dei collegamenti nei e tra i nuclei abitati, mentre una accurata rete di raccolta, convogliamento e decantazione delle acque meteoriche, facente capo a capienti cisterne scavate nella roccia (" palombari "), assicurava le risorse idriche e potabili per la comunità. I pianori terrazzati sovrastanti le chiese, erano spesso destinati a "necropoli"; le vaste distese delle "matine", fertili depositi di terreni alluvionali, costituivano i campi da coltivare; i vasti altipiani murgici, allora ricoperti da fitti boschi, le riserve comuni per la caccia ed il pascolo. Nell'architettura delle chiese, negli affreschi che ne impreziosiscono le pareti, è possibile individuare i segni, le forme della vicenda storica alla quale questa "città rupestre", ha partecipato; qui è possibile leggere la prevalente influenza bizantina e/o orientale su queste architetture (vedi le chiese di S. Barbara e S. Nicola dei Greci); ma è possibile altresì leggere il paziente e sistematico lavoro di modificazione degli schemi, delle strutture, delle forme di espressione, fatta dalla sopravvenuta cultura occidentale(vedi le chiese di S.Lucia alle Malve e Madonna delle Virtù). La chiesa di S.Maria della Valle (sec. XIII), una vera e propria “cattedrale” rupestre a tre navate con la facciata interamente costruita, ed ormai “gotica”, costituisce a tutti gli effetti l’architettura di passaggio dalla città rupestre alla città “canonica” europea. Con l'avvento dei Normanni, e del regime feudale, ha inizio per Matera il processo di ridefinizione della città rupestre secondo le regole dell'urbanistica europea: -impianto feudale, con Chiesa, castello, cinta muraria e borghi extra-moenia -rifinitura rinascimentale -definitiva sistemazione barocca. Matera percorre per intero questo itinerario urbanistico e culturale, il cui primo atto è rappresentato dalla realizzazione della Chiesa Cattedrale, in stile romanico, all'interno della Civita fortificata da mura e castello, testimonianza dell'ormai definitivo declino politico e religioso della grecità. I successivi atti vedono il consolidarsi delle borgate extra- moenia ai margini superiori dei Sassi, con la realizzazione dei Conventi dei Francescani e dei Domenicani (Ordini dei Mendicanti), sempre nello stile ufficiale dell'epoca, il romanico: la città feudale acquista così una sua prima struttura monumentale, che prescinde dalle vallette dei Sassi, ancora allo stato prevalentemente rupestre e semi-rurale. Tra XIV e XV secolo, il consolidamento economico della città porta alla definizione di una piazza del mercato al di fuori della cinta muraria (attuale Piazza del Sedile), sede altresì del governo municipale. La stessa ossatura residenziale della città si ridefinisce con la realizzazione, al di sopra della preesistente maglia rupestre, di case palazziate, case a corte, di sobria fattura, ma impreziosite da loggiati, portali, elaborati coronamenti ecc. Si precisa così, anche nelle due vallette dei Sassi, ai piedi della Civita, una nuova ossatura urbana che ne definisce le terrazze con un aulico ritmo di pieni, ed i cui vuoti sono rappresentati dagli orti e dalle infrastrutture rustiche del preesistente habitat rupestre. Ma è il barocco a dare la definitiva struttura alla città, realizzando una serie di fondali, di fulcri visivi legati da triangolazioni prospettiche che ne definiscono i confini incorporando, in un sapiente gioco di contrasti tra elaborate architetture ed aspri fondali naturali, lo stesso Altipiano Murgico frontistante. Tra queste architetture, le facciate barocche delle Chiese di San Francesco d'Assisi, del Purgatorio e del Seminario, fondale del Sasso Caveoso; i Conventi dell'Annunziata e di S.Agostino, fondale del Sasso Barisano. L'habitat rupestre rimane quale trama sotterranea di questo disegno, con alcune significative "emersioni" in corrispondenza di episodi plasticamente rilevanti, quali quello del Mont'Errone. Le trasformazioni interessano anche la campagna, ove si realizzano una serie di architetture rurali fortificate (masserie), che definiscono un nuovo dominio, economico e strutturale, della città sulla sua campagna. Testi di Lorenzo Rota