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Rivello, situato nella valle del fiume Noce, è un centro di circa 3500 abitanti, comprese le contrade. Fu fondato su tre colline: Motta, Serra e Poggio. La sua forma (con le case addossate l'una all'altra in modo da formare un corpo unico e non interrotto), ha suscitato nei turisti la sensazione di trovarsi al cospetto di un cavallo dormiente, o di fronte ad una persona giacente su di un letto ondulato, con la testa 'raffigurata' dalla Chiesa di S.Nicola, le ginocchia un pò sollevate 'disegnate' dalla Chiesa di Santa Barbara (che presenta un abside decorato con affreschi bizantineggianti, nonchè prima parrocchia del paese), i piedi 'dipinti' dalla Chiesa di S.Maria del Poggio ed, infine, le braccia 'rappresentate' dalle due file di case che scendono, a mezzogiorno ed a nord, lungo i fianchi della collina. Il punto più alto è la Motta (513 metri) mentre il più basso è il Piano del Lago (402 metri). Rivello si erge dominante, cinto da monti e da boschi, sembra spuntare dal verde intenso che lo circonda con le sue case, tutte a più piani, arroccate alla collina: quasi come un presepe. Le origini di Rivello, come quelle di molti altri centri della Basilicata, sorti prima dell'anno 1.000, non sono facilmente definibili. Sembra, comunque, attendibile la tesi che fa risalire la fondazione del primo insediamento urbano verso la fine del VI secolo ad opera dei Longobardi del Ducato di Benevento, sotto Arechi e mentre era re Agilulfo IV. Sulla sommità del colle, chiamato "Motta", dove poi si sarebbe sviluppato il paese, venne edificata dai Longobardi una roccaforte ("Castrum"), una delle roccaforti più avanzate del Ducato di Benevento, che si estendeva per tutta l'Italia Meridionale, nelle regioni del Sannio, della Campania, delle Puglie, della Lucania e del Bruzio. Il nome di Rivello deriva da quello dell'antica Velia, città sita sul mar Tirreno, che fu distrutta dai Saraceni ed i cui abitanti trovarono rifugio ed asilo presso le popolazioni del colle Motta, come risulta dal primo documento ufficiale risalnte al XI secolo (Bolla di Alfano I Arcivescovo di Salerno, 1079) Dai profughi velini Rivello prese il suo nome, Revelia appunto, che significava Nuova Velia. A dimostrazione di quanto detto, sotto lo stemma del paese si trova la scritta "Iterum Velia Renovata Rivellum" (=Velia di nuovo ricostruita è Rivello), nonchè sul frontespizio della Chiesa di San Nicola un'altra scritta del genere "Olim Velia, Nunc Renovata Rivellum". Nell' XI secolo molte famiglie greche, fra le quali numerosi sacerdoti, giunsero nella diocesi di Policastro. Erano greci che provenivano dalla Calabria e dalla Puglia, dove erano giunti in conseguenza delle persecuzioni di Leone Isaurico Iconoclasta, e molti di essi decisero di stabilirsi a Rivello. I Greci si installarono prevalentemente sul terzo colle del paese, chiamato "Poggio". Da notare che il rito greco sopravvisse a Rivello fino al 15 novembre 1572, epoca in cui, per decreto di Monsignor Ferdinando Spinelli, passò definitivamente al rito latino. Ritornando ai Velini, essi probabilmente si collocarono sul secondo colle di Rivello, con funzione congiungente tra i Longobardi della roccaforte ed i Bizantini della parte bassa. Anche un nucleo romano, probabilmente quello di Caesariana che potrebbe essere sorta nell'attuale zona della Serra Città, avrebbe benissimo potuto infiltrarsi tra la comunità già insediata. Infatti, a sud-est di Rivello si trova la zona denominata "Serra Città", dove potrebbe essere sorta l'antica Caesariana.