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Le origini di Moliterno si perdono nei meandri del tempo, e pare che fosse già abitato nell'epoca preromana. Notizie certe parlano di un 'accrescimento del "pagus't di Moliterno, dopo la distruzione di Grumento, avvenuta ad opera dei Saraceni tra l'872 e il 975 (secondo altri avvenuta nel 1031), per l'arrivo di numerosi Grumentini sfuggiti al massacro. Questi si raccolsero intorno alla torre longobarda. Infatti, il primo popolo straniero che ha lasciato traccia di sé nell'attuale centro abitato, furono i Longobardi. Essi, sospinti nel principato di Salerno, cui Moliterno apparteneva, fecero costruire la "torre merlata" a base quadrangolare e fusto circolare. La torre aveva funzione di vedetta, ossia serviva per controllare i Saraceni, che attraverso il valico di Castelsaraceno, miravano alla conquista di Grumento. Nella seconda metà dell'XI° sec., Moliterno passò sotto la dominazione dei Normanni, che fecero costruire il Castello e regnarono dal 1059 al 1186 Con il matrimonio di Costanza d 'Altavilla, ultima erede dei normanni, con Enrico VI°, subentrarono gli Svevi. Sotto Federico II° lasciò traccia di sé uno dei primi feudatari Nicolau de Moliterno, cui Federico II° Regesto del 1239) consegnò, per tenerlo prigioniero, il barone Nicolattum de Cusano. Lo scontro decisivo tra l'esercito di Carlo d’Angiò, chiamato in Italia dal pontefice Clemente IV°, contro Manfredi, figlio naturale di Federico II°, si concluse a Benevento nel 1266 con la sconfitta e la morte di Manfredi. Morto lo svevo Manfredi, Moliterno passò sotto la dominazione Angioina, e più precisamente del barone Brajda. Carlo D'Angiò, infatti, concesse il feudo a Oddone di Brajda, che era il generale della sua cavalleria. Testimonianza di ciò è la carta di concessione feudale che Cassini rinvenne nel processo tra Brajda ed il principe di Stigliano, cioè il Diploma che Carlo I° d'Angiò, rilasciò nel 1269 a favore del Barone Lombardo Oddone di Brajda. Con tale scritto, diretto al giustiziere di Basilicata, fu donato ad Oddone di Brajda, il castello di Moliterno (Castrum Moliterni cum hominibus etpertiis torri et blandis contentis in eo) (con le prestazioni dovute) ed i Brajda lo tennero 108 anni dal 1268 al 1477. Sotto di essi Moliternofù più volte devastata per le continue lotte tra i partigiani dei nuovi arrivati e i fedelissimi di casa sveva che causarono la morte di numerose persone. Per il risarcimento dei danni subiti, la baronessa Odolina d'Aquino, vedova di Oddone, ottenne da Carlo il godimento temporaneo della terra di Sanseverino di Camerota nel Cilento di cui erano feudatari i baroni di Carlo d'Angiò. Nel 1442, dopo una guerra durata 20 anni, tra Angiomi ed Aragonesi, Ferdinando di Aragona, approfittando delle continue discordie fra i baroni locali, si impadronì del regno di Napoli, annettendolo a quello di Sicilia. Ha inizio, anche per Moliterno, la dominazione aragonese, che terminerà nel 1502. Sotto tale dominazione, Ugone di Brajda, con l'assenso del re Ferdinando II° di Aragona, cedette il feudo di Moliterno ad Antonio Sanseverino principe di Salerno nel 1477 Per le frequenti cospirazioni dei Sanseverino, prima contro gli Aragonesi, poi contro gli Spagnoli, il feudo venne tolto loro da Ferdinando il Cattolico nel 1505, ma poi fu restituito ad Alfonso Sanseverino che lo mantenne fino al 1524, quando lo cedette per trentanovemila ducati al principe di Stigliano, don Antonio Carafa i cui discendenti lo mantennero fino al 1882. Sotto la dominazione dei Sanseverino, per quanto turbolenta sul piano politico, si sviluppò a Moliterno il commercio della lana, degli ovini, dei cereali, l'allevamento e l'agricoltura. Il dominio spagnolo ebbe inizio nel 1502, dopo la facile conquista francese e l'accordo tra Luigi XII° di Francia e Ferdinando il Cattolico, re di Spagna. Quest'ultimo non diede prova di lealtà al parente Ferdinando 1110, re di Sicilia, e si impadronì del regno. Durante il dominio spagnolo, i signori di Moliterno furono i CARAFA. Il figlio di Anna Carafa, Nicola Carafa Guzman, vendette Sarconi, San Chirico e Moliterno nel 1682 a G.B.Spinelli, duca di Caivano. Gli Spinelli (1685), vendettero le suddette terre per lo stesso prezzo a Donna Silvia Caracciolo, (vedova del marchese S. Marco, D. Carlo Emanuele Carvisiglia), che, con atto pubblico dello stesso notaio, dichiarò che era stata semplice prestanome ed aveva comprato per conto e con denaro del D. Fabrizio Pignatelli Principe di Marsiconuovo e signore di Moliterno. Il suo feudo, che comprendeva Moliterno, Sarconi e San Chirico Raparo, annullato per voto di legge nel 1806, fu diviso in pezzi ed assorbito dai creditori, che ne compirono l'ultima parte di espropriazione forzata verso il 1830. In seguito, il titolo di principe di Moliterno, annesso sempre a quello di Marsiconuovo, fu attribuito al Senatore Galloni, il quale discendeva dal Principe Tricase. Questi per un credito di novemila ducati che rinunziò a favore della massa dei creditori, ottenne in transazione, il titolo nobiliare di Principe di Marsiconuovo e di Moliterno che unì a quello di Tricase. Sempre sotto gli spagnoli, i Padri Domenicani che si erano insediati nel convento di San Nicola in Pantanellis, per volere degli Angioini, che li preferivano ai Basiliani, nel 15l0 si trasferirono nella "grancia" della Serra di Moliterno, chiamati dai Sanseverino. Essi sotto i Carafa crebbero in prestigio e potenza facilitati dal fatto che donna Anna Carafa, donna tra le più belle e colte del suo tempo, aveva sposato don Ramiro Filippo di Guzman, un nobile spagnolo che si vantava di discendere dalla famiglia Guzman, viceré del regno di Napoli sotto Filippo IV°. Secondo il Valinoti Latorraca il loro potere fu tale da ottenere dalla Santa Sede che, in sostituzione dell'Assunta, antica patrona che ci proveniva dalle tradizioni Grumentine, venisse dichiarato San Domenico di Guzman nuovo patrono di Moliterno. Intanto, nel 1714, il regno di Napoli passò dagli Spagnoli agli Austriaci che vi rimasero fino al 1738, quando venne assegnato a Carlo di Borbone, nipote del re di Spagna. I Borboni rimasero nel meridione d'Italia fino al 1860, ossia fino a quando Garibaldi lo annesse, con “La spedizione dei mille”, al regno d'Italia, salvo la breve interruzione del periodo napoleonico. Fu allora, precisamente nel 1806, con la legge del 2 agosto, emanata dai francesi, che venne abolita la feudalità e lasciato al baroni solo il titolo nobiliare, mentre i domini di qualsiasi natura, vennero distribuiti fra i cittadini del Comune. In verità per Moliterno le cose erano incominciate a cambiare in meglio, sotto il dominio di casa Pignatelli.Moliterno, infatti, con essi andò sempre meglio configurandosi come ente comunale: governatori e giudici non furono più sgherri dei baroni, ma persone legalmente riconosciute. Il paese diventò importante nelle arti e nelle scienze, le scuole si moltiplicarono, si sviluppò un'accademia di studi, fiorì il teatro e nacque una scuola di medicina. In questo periodo Moliterno fu una vera fucina di artisti ed intellettuali.