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Due sono le ipotesi sull’origine del paese; secondo il Santoro, Castelsaraceno fu costruito a vedetta contro i Saraceni; la Cronaca Cavese afferma invece che fu costruito dai Saraceni nel 1031 presso l’antica Planula, ubicata alla località “Piano dei Campi” (Castrum Saracenum, da cui prese il nome e lo stemma). Distrutto nel 1044 dal terremoto della sera del giovedì santo, spopolato ed abbandonato dai Normanni, passò sotto la signoria dei Mango, proprietari di S. Chirico Raparo, i quali nel 1086 lo donarono con il territorio e i vassalli agli Abati della Badia di S. Michele Arcangelo. Ai monaci basiliani Castelsaraceno deve, dunque, la vita, perché in poco tempo fu popolata tanto da diventare, nel giro di 60 anni, un florido casale e di attirare l’attenzione del re normanno Ruggero, il quale mandò i suoi Giustizieri per controllare la situazione. Da quel momento Castelsaraceno fu legata alle vicende della Badia di S. Angelo che ottenne particolari privilegi sotto gli Angioini per essere stata loro fedele. Tracce dell’antica presenza basiliana si possono ancora riscontrare nel linguaggio, nella toponomastica e nelle manifestazioni religiose come il pellegrinaggio al Santuario di Novi Velia e la festa della Madonna del Carmine Il paese rimase alle dipendenze degli Abati fino al XV secolo; poi passò ai Sanseverino, che nel 1500 iniziarono la costruzione del palazzo baronale e della chiesa, al duca Rovito, ai D’Amato, al barone Lepore di Molfetta ed infine ai Picinni. Dopo il doloroso fenomeno del brigantaggio, nel quale fu direttamente coinvolto, segui le sorti degli altri centri della Basilicata e vide soppresso il convento dei Capuccini, fondato tra il 1500 ed il 1600 da Padre Sisto, che aveva contribuito a diffondere la cultura ed a mantenere viva la religiosità.