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Le origini di questo piccolo centro della Lucania sono avvolte da un’aura di mistero, laddove l’inizio della notte dei tempi si perde nel buio più assoluto, un piccolo barlume ci viene dai dati scaturiti dalla ricerca archeologica che ha permesso di aggiungere piccole tessere alla comprensione della conoscenza nel mosaico del tempo che ha scandito questo luogo. Abitato già dal VII sec. a.C. come dimostrano gli scavi archeologici effettuati in località Belvedere che hanno portato alla luce i resti di una capanna risalente a tale periodo. Anticamente popolato da genti che Ecateo di Mileto, storico e geografo greco autore della celebre Genealogia, definisce “peuketiantes”. L’opera di ricerca archeologica ha evidenziato le necropoli e una parte delle strutture abitative portando alla luce numerosi reperti, come armi da offesa e da difesa vasi di produzione locale, bacili in bronzo, monete, vasi d’importazione greca che fanno di questo luogo uno dei principali siti archeologici della Basilicata. Fu Andrea Lombardi il primo a segnalare in una suo scritto nel 1831 la presenza di numerose tombe e reperti accennando anche al ritrovamento di una pregevole statuetta in bronzo che venne all’epoca depositata nel Real Museo di Napoli. Michele Lacava nel 1889 ci descrive i resti dell’antico muro di cinta che all’epoca furono distrutti nella costruzione della strada che collega il paese allo scalo ferroviario, formata da blocchi di pietra arenaria posta a difesa dell’insediamento urbano. Scoprì inoltre una colonna con il suo basamento ed altre rovine che testimoniano l’esistenza di un antico tempio di modeste dimensioni. Successivamente fu Dinu Adamesteanu nel 1964 che in un convegno sulla Magna Grecia parla del ritrovamento di un’antefissa gorgonica dipinta che fa supporre l’esistenza di un tempietto in località Serra Carbone. Studiosi locali ( Lizzadro, D’Andrea ) riferiscono che le pietre arenarie utilizzate nell’edificazione del campanile provengono dall’antica fortificazione. Nel 1983 altri scavi a cura della Soprintendenza Archeologica della Basilicata, sotto la direzione di Antonio Capano, nella località Braida vengono alla luce dei blocchi parallelepipedi in calcare utilizzati in una gradinata che fa parte di un complesso collegato ad una fonte incanalata, strutture abitative di IV sec. a. C. in località Mancose e sepolture arcaiche in località La Destra. Negli anni 1987-1984 sotto la direzione di Antonio Pagliuca vengono alla luce resti di edifici arcaici in località Serra Carbone, altre strutture in località Belvedere e una necropoli in località La Destra. Importantissimo il ritrovamento, avvenuto nel 1996, del corredo funebre di un antico guerriero detto “Basileus” risalente al VI sec a.C e che contiene anche un prezioso servizio da simposio in ceramica a figure nere provenienti dalla Grecia e anche un vaso chiamato “lekane” che per dimensioni è unico e reca rappresentata sul coperchio una scena del mito di Ercole.