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Etimo: Dalla base sanscrita "ansala", fortis ( Racioppi 1889, II,51). Leggenda di fondazione: " Un raccontar favolette da vecchio focolare" vuole il paese fondato da Anzi, figlio di Ulisse e Circe ( Rossi 1877,8). Origine attestata : La Tabula Peutingeriana voluta dall'imperatore Teodosio (347-395) riporta l'antico toponimo di Anxia (ibidem, 9). Osservando dalla sommita' del paese i pendii punteggiati di sporgenza si ha l'impressione di annotare fantastici campi di battaglia sui quali dei titani fuoribondi abbiano combattuto scegliendosi enormi macigni. Sulla sommita' del paese troneggiano i resti di un castello, simbolo e testimonianza di una Anzi, che in tempi andati deve aver vissuto momenti di splendore, come ricorda Francesco Rossi storico del luogo, in una sua monografia del 1877.In base a tale fonte, i Pelasgi, abitanti la citta'enotria di Laraia, in epoca remota, quindi molto prima della fondazione di Roma, avrebbero abbandonato le loro terre in seguito ad un violento terremoto e si sarebbero trasferiti nella zona montuosa di Anzi, fondando qui la loro nuova città. Nel 1269 il tenimento di Anzi venne donato a Pietro de Ugot da Carlo I d' Angio'e successivamente ne ebbero l'investitura i Guevara, finche'nel 1568 l'intero paese e contrade passarono in possesso dei marchesi Carafa di Belevedere. Soppressa la feudalita'il 20 gennaio 1810, per ordine della Commissione feudale, Anzi ebbe il territorio scorporato in varie proprieta'. I Carafa allora, rimasero Marchesi di Anzi solo nominalmente. E' questo un primo momento tragico della storia del paese. Un secondo Anzi lo conosce nelle epidemie di peste del 1413,1439 e 1434 "di duemila e piu' anime appeno ne rimasero cento" (Rendina 1757, 66). Ancora un tempo critico la cui spiegazione richiede una premessa interessa Anzi. Nel 1799 Francescoantonio Pomarici erige l'albero della liberta'. La reazione sanfedista ha il sopravvento e Pomarici esilia in Francia. Non tutte le truppe del cardinale Ruffo si sciolgono. Alcune di esse si danno al brigantaggio. "Un orda di anzesi subillatisi si fanno facinorosi ministri d'incendi e di sangue:... per quanto infami scovano le campagne, devastano la citta' disonorano le famiglie" (Rossi 1877, 38). Vestono di rosso e sono capeggiati dal chierico don Giovanni Sangiovanni. Paolicchio Scattone, anzese, guida l'altra banda di cinquecento briganti. E' il 19 luglio 1807: piombano in paese, incendiano alcuni palazzi, gli archivi comunali ed ecclesiastici, evirano e poi bruciano semivivo il sindaco Brancati. Piombano allora le truppe francesi, proclamano la legge marziale, fanno piazza pulita di tutti i briganti. Memori di tale occupazione militare, nel 1821 gli anzesi si affrettano a far sapre al generale Roth di non aver promosso alcun moto antiborbonico, cosi' come e' avvenuto a Laurenzana e Calvello. E le truppe austriache non entrano in Anzi.