Capacità ricettiva

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Castelnuovo di Porto è un comune di 7.181 abitanti della provincia di Roma. Siamo in un territorio dolcemente collinare, che fu nei tempi antichi denominato Ager Capenas, perché abitato da un popolo di origine simile agli Etruschi fin dall’VIII secolo a.C.: Castelnuovo, Riano, Morlupo, Fiano, Nazzano e Torrita ne furono piccoli pagi, con Capena come capitale le cui rovine sono in località Civitucola. I Capenati fecero parte della Confederazione Romana del territorio; ma la caduta di Veio nel 396 a.C.; importante piazzaforte dell’Etruria meridionale, determinò il completo assoggettamento di questo popolo alla nuova, sorgente potenza politica. Si deve tuttavia ai coloni dell’età repubblicana romana, lo sfruttamento agricolo del suolo e l’allevamento del bestiame, con criteri «moderni»: numerose ville rustiche con sempre più grandi latifondi, s’insediarono sulle alture circostanti Castelnuovo, con una razionale rete di approvvigionamento e distribuzione idrica sotterranea. La via Flaminia, costruita dal censore Caio Flaminio nell’anno 219 a.C., fu un’arteria importante, frequentata dai traffici commerciali che collegavano Roma con la costa adriatica ad Ariminum (Rimini). La stazione viaria di Ad Vicesimum, posta al XX miglio della via, nei pressi di Morlupo, apportò un locale benessere; osterie con alloggi, terme e stalle si distribuirono lungo la strada sino a Castelnuovo, perpetuate ed ancora frequentate dal Medioevo sino all’800. Un altro importante nodo stradale era la cosidetta Campana vetus o vetere, che biforcandosi dalla Flaminia, raggiungeva Castelnuovo e la via Tiberina nei pressi di Ponte Storto, antico scalo fluviale sul Tevere. La decadenza di Roma e le invasioni barbariche del IV-V secolo, resero insicura l’esistenza di quelle piccole borgate nate intorno a Ad Vicesimum, spingendo gli agricoltori ad abbandonare quei fondi e quei casolari troppo isolati, e a rifondare negli stessi luoghi, quegli antichi centri urbani già pagi etrusco-capenati, perché naturalmente più difesi dalle rupi scoscese e dai fossi sottostanti. Le bolle papali che sanciscono la donazione del Territorio Collinense (già Agro Capenate) alla potente Abbazia di S. Paolo, testimoniano come intorno all’anno Mille, i luoghi gravitanti attorno a Castelnuovo fossero tornati a nuova vita, con cittadine, castelli, torri, chiese e monasteri: abitati forse ancor più di quanto è osservabile attualmente.