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Tivoli è un comune di 51.309 abitanti della provincia di Roma. Antica città latina con il nome Tibur, chiamata da Virgilio con il titolo di Tibur Superbum che tuttora campeggia nello stemma cittadino, si vanta di essere più antica di Roma (1265 a.C.). L'insediamento arcaico nacque e si fortificò sulla riva sinistra dell'Aniene, dove sorsero l'acropoli e gli edifici antichi (e tornarono poi ad arroccarsi i cittadini tiburtini del Medioevo), avvantaggiandosi della posizione dominante sul guado che costituiva il percorso più breve per la transumanza delle greggi fra il Tevere e l'Abruzzo, lungo la direttrice che sarebbe poi diventata la via Valeria. Ancor oggi il rione dell'antica acropoli si chiama "Castrovetere". Il fatto che l'antica Tibur fosse punto di confluenza di popolazioni diverse (soprattutto sabini e latini), è confermato dall'esistenza del grande santuario sociale di Ercole Vincitore, classico eroe latino divinizzato, i cui resti sono databili al II secolo a.C., ma che si può facilmente far risalire ad un più antico luogo di culto comune di popolazioni che si incontravano per commerciare. Nel Medioevo Tivoli fu sede vescovile e fortemente implicata nelle contese fedudali. Sempre gelosa della propria indipendenza, ma stretta tra i baroni romani e il feudo benedettino di Subiaco, per sottrarsi al patrimono vescovile si schierò con i ghibellini, ma questo non le risparmiò di dividersi continuamente in fazioni e di rimanere ostaggio della contesa fra i potenti romani, come i Colonna e gli Orsini, per tornare infine, nel XV secolo, nel patrimonio della Chiesa, del cui stato seguì le sorti. La ricchezza di acque fu fino al XX secolo una delle principali risorse della città, sia per l'agricoltura, sia per l'industria, fiorente già in epoca papalina. A questa si aggiungeva, come nerbo delle produzioni locali, l'estrazione e la lavorazione del travertino, pietra regina dei rivestimenti dell'architettura romana. Le produzioni agricole tradizionali (olivo e vite) non sono state abbandonate, anche se sono ormai ridotte a settore economico residuale, anche perché la natura del terreno non favorisce l'agricoltura industriale. Specifica della zona rimane la produzione del pizzutello, uva di forma e dolcezza particolari. Tra l'800 e il '900 la città conobbe un forte sviluppo industriale, fondato sull'industria della carta, sulla produzione elettrica, che, avviata nel 1882, fece di Tivoli una delle prime città illuminate in questo modo, sulla presenza di una grande industria manifatturiera (Pirelli), oltre che sulla produzione di travertino. Villa D'EsteDagli anni '60, e sempre più velocemente nei decenni successivi, la struttura industriale di cui la città viveva si è completamente disgregata, per probemi infrastrutturali (posizionamento delle fabbriche su strade che divenivano sempre più inadeguate, insufficienza della rete ferroviaria) e strutturali (mancati investimenti, ristrutturazioni industriali sistemiche, crisi delle produzioni manifatturiere). Le produzioni industriali che non sono state dismesse si sono spostate a valle, in pianura (particolarmente in comune di Guidonia Montecelio), e la città vive attualmente di terziario (turismo, commercio, servizi), fortemente vincolata alla conurbazione romana di cui sta diventando una propaggine, destino comune a tutte le piccole città troppo vicine ad un'area metropolitana.