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Secondo la tradizione la città di Roma fu fondata il 21 aprile del 753 a.C. Il primo colle ad essere occupato fu forse il Palatino, dove si insediò intorno al X secolo, una colonia latina, proprio su quella parte che guarda il Tevere. In quel punto il fiume è diviso dall'isola Tiberina, punto di passaggio obbligato non solo per il commercio che si svolgeva tra Nord e Sud, ma anche per quello che dal mare si sviluppava verso l'interno del Lazio e dell'Italia centrale per via fluviale. La conformazione che la natura aveva dato a quel luogo, circondandolo di colli distanti dal mare, fece si che divenisse un punto ideale per stare sicuri da ogni pericolo. Fu così che nuove popolazioni latine dell'interno furono indotte ad occupare altre zone (Esquilino, Celio, Quirinale e Capitolino) e a dare origine tra il X e il VII sec. a. C. , a nuovi villaggi. Questi, riunitisi in lega sacra, fondarono Roma e iniziarono, con un'esperienza monarchica, la millenaria storia della città eterna. Già nell'epoca dei re, Roma aveva acquistato nel Lazio una supremazia che le derivava dal fatto di essere il più forte baluardo contro i tentativi d'invasione della valle del Tevere da parte delle popolazioni circostanti: gli Etruschi, gli Equi e i Volsci, che premevano sui confini attratti dalla fertile pianura. Ciò le aveva consentito di organizzare, sotto la sua direzione, una Lega Latina composta da varie cittadine laziali. Tale lega si estese al punto tale da incorporare una dietro l'altra, tutte le zone di confine, arrivando a conquistare così tutta l'Italia. Una volta conclusa l'unificazione dell'Italia, i Romani si prepararono alla conquista del Mediterraneo. Questa fu un'ulteriore tappa verso il momento di massima espansione dell'impero romano che si attuò attraverso un susseguirsi di guerre che durarono circa trecento anni, dal 264 a. C. al 44 d.C. Il passaggio dal principato all'impero avvenne gradualmente, fino a quando si avrà la trasformazione dell'impero in vero e proprio "dominato", forma in cui il re è addirittura il padrone dei sudditi. Quando ormai era prossimo a morire Ottaviano Augusto, che fu il primo ad avere il titolo di imperatore, volle assicurarsi un successore e dato che non poteva farlo "ufficialmente" perché la repubblica in teoria non aveva mai cessato di esistere, lo fece "praticamente", adottando il figliastro Tiberio. Alla sua morte Tiberio fu riconosciuto imperatore dal Senato e dal popolo romano. Con Augusto ebbe inizio la dinastia dei Giuli-Claudi che regnò dal 30 a.C. al 68 d.C. Dopo l'estinzione della famiglia Giulio-Claudia si susseguirono numerosi imperatori. La maggior parte di loro, però, non lasciò alcuna impronta nella storia, altri invece sono da ricordare per il contributo che diedero allo sviluppo della civiltà romana. Fra questi gli imperatori della dinastia dei Flavi che regnarono dal 69 al 96 d. C., con solo tre rappresentanti. Con gli Antonini, detti così da Antonino Pio, l'impero raggiunse il più alto grado di buon governo. Con il primo dei suoi membri, Nerva, venne inaugurata quella che fu chiamata la successione per adozione. Lo spagnolo Teodosio fu l'ultimo grande imperatore che tenne unito sotto un unico, effettivo comando, l'Impero Romano, prima della caduta dell'Impero Romano d'Occidente. Alla sua morte, l'Impero venne diviso tra i suoi due figli: ad Onorio toccò l'Occidente e ad Arcadio l'Oriente, fu questa la fine del grande Impero.