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Di origine etrusca, esistente già nel IX secolo a.C. veniva anticamente chiamata "Galatia". Conquistata dai Sanniti verso il 423 a.C., Galatia parteggiò per Annibale contro i Romani per cui, nel 211 a.C., fu punita con l'esproprio e la centuriazione di tutto il suo territorio. Da quel momento, fino alla caduta di Roma nel 476 d.C., rimase colonia di Roma. Fu poi distrutta dalle incursioni barbariche nel 863 d.C. e alla morte di Pandone, loro sovrano si accese una violenta lotta per la spartizione dei territori, tra i figli e lo zio Landolfo, vescovo-signore di Capua. Con l'arrivo dei Normanni anche Caserta fu assoggettata ai nuovi signori e, sotto forma di contea, si costituì lo Stato casertano. I Normanni introdussero il feudalesimo e la cavalleria e la vicina Montecassino influenzò con il risveglio culturale e spirituale dell'età di Gregorio VII. Nel 1113 la diocesi di Caserta divenne autonoma da quella di Capua, sede metropolita. Ebbe inizio allora la costruzione della Cattedrale. Tra i conti del periodo normanno ci fu Roberto Sanseverino, consigliere di Ruggiero II, Guglielmo I e Guglielmo II, gran giustiziere e gran connestabile della Puglia e di Terra di Lavoro. Nel lungo governo del conte Roberto, Caserta conobbe un periodo di notevole sviluppo. Alla Cattedrale furono affiancati il Palazzo vescovile e la Casa canonica, definendo così anche l'impianto rettangolare della piazza centrale del borgo. Ad essa, centro e simbolo dell'autorità religiosa, faceva riscontro l'ampia ed irregolare corte del castello. I successori di Roberto parteciparono delle sorti del regno che passò nelle mani degli Svevi. Tra le figure più significative dei conti di Caserta nel periodo svevo c'è Riccardo, educato alla corte di Federico II del quale sposò Violante, una figlia naturale dell'imperatore. Federico II spesso soggiornò nel Castello di Caserta. Dopo la morte di Federico II (1250), Riccardo ebbe un atteggiamento contraddittorio: non oppose resistenza al passo di Ceprano contro le truppe francesi di Carlo d'Angiò che, sorpreso Manfredi a Benevento, lo sconfissero nel 1266. Durante il periodo angioino, il feudo di Caserta passò ai Pignatelli, ai Belmonte, ai Braherio, ai Caetani, finché‚ nel 1310 fu assegnato a Diego della Ratta. Nel 1325 Diego lasciò suo erede universale il figlioletto Francesco, sotto la tutela della madre. Francesco fu un condottiero molto valoroso al servizio degli angioini. Al periodo della signoria di Francesco della Ratta, risale la costruzione della Chiesa dell'Annunziata alle spalle della Cattedrale, delle tombe ispirate allo stile di Tino di Camaino ed infine di alcune chiese gotiche e di numerose case signorili che attestano il rigoglio di vita. Subito dopo inizia il declino, con la tendenza della popolazione a spostarsi in pianura: nel 1407 il mercato fu spostato dalla città al villaggio Torre dinanzi al Palazzo Comitale. I successori di Francesco Della Ratta parteciparono alle varie vicende dinastiche degli angioini che culminarono nella conquista del Regno da parte di Alfonso V d'Aragona. I conti di Caserta rimasero sempre fedeli agli aragonesi anche durante la "Congiura dei baroni" (1485-86), Caterina Della Ratta sposò Cesare d'Aragona, figlio naturale del re, che si batté‚ gloriosamente contro le truppe dapprima di Carlo VIII e successivamente di Luigi XII. Sconfitto dai francesi, il conte fu costretto all'esilio e a giurare fedeltà al sovrano in Francia, dove morì nel 1504. Nel 1509 Caterina Della Ratta sposò in seconde nozze Andrea Matteo Acquaviva col quale iniziò la Signoria degli Acquaviva che si protrasse fino al 1634. I nuovi signori preferirono risiedere stabilmente nel villaggio Torre, nella fortezza longobarda ingrandita e trasformata nel palazzo che conserva il loro nome. Andrea Matteo Acquaviva, duca d'Atri e conte di Conversano, era uno dei feudatari più ricchi ed autorevoli del regno, intelligente e colto, durante la "Congiura dei baroni" si avvicinò ai ribelli. Accanto agli interessi politici e militari, Andrea Matteo coltivò l'amore per la filosofia e le lettere. Membro dell'Accademia Pontaniana fu autore di varie opere, tra cui una traduzione del De virtute morali di Plutarco e una Enciclopedia, molto apprezzata dai contemporanei, non è pervenuta fino a noi. Si interessò molto alla recentissima invenzione della stampa, fino a impiantare una tipografia nel suo palazzo di Napoli. In questa tipografia il conte fece stampare tre opere del Pontano ed il De partu virginis di Sannazaro del 1526. Quando sposò Caterina Della Ratta, Andrea Matteo Acquaviva concordò anche il matrimonio tra il proprio nipote Giulio Antonio e la pronipote della contessa di Caserta, Anna Gambacorta. I nuovi signori rinforzarono ed arricchirono il castello e la città di Caserta, aggiungendovi una nuova cinta muraria e numerose torri. Gli Acquaviva dedicarono la maggiore cura alla residenza del villaggio Torre dove, spostato il mercato, fu istituita una fiera annuale. Dopo la disastrosa impresa del Lautrec gli Acquaviva furono privati del feudo di Caserta. Ma il viceré don Pedro de Toledo, nel 1533 rivendette il feudo di Caserta all'antica proprietaria, Anna Gambacorta, moglie di Giulio Antonio Acquaviva. La contessa riottenne il suo feudo che lasciò al secondogenito Baldassarre, valoroso condottiero al servizio di Carlo V e di Filippo II. Il rinnovamento culturale e spirituale del XVI secolo fu vissuto anche nel Casertano, sia nella raffinata cultura rinascimentale, sia nella profonda crisi spirituale aperta dalla riforma luterana. Con i successori di Baldassarre Acquaviva, Giulio Antonio (1578-1596) e Andrea Matteo (1596-1634), si ebbe il periodo di maggiore sviluppo del villaggio Torre, dove i conti vivevano stabilmente, facendovi convergere il centro delle attività economiche, amministrative e giudiziarie di tutte le borgate distribuite lungo le pendici dei Tifatini, oggi frazioni di Caserta. Ad Andrea Matteo fu concesso il titolo di principe. Lo splendore della nuova dimora principesca, il fervore delle attività di scambio, con l'importante mercato settimanale e la fiera annuale, il villaggio Torre raggiunse oltre cinquemila abitanti mentre aumenta il contemporaneo declino della città sul monte. Anche il vescovo Gentile (1604-1616) decise di stabilire ufficialmente la sua sede in Falciano, nei pressi di Torre, nel palazzo donato alla diocesi di Caserta da Ferrante d'Aragona e dove già da un secolo i vescovi soggiornavano. La Cattedrale, il Capitolo e il Seminario, fondato nel 1567 in attuazione delle disposizioni tridentine, restavano nella città medievale, ma in uno stato di abbandono. Andrea Matteo Acquaviva lasciò unica erede la figlia Anna che aveva sposato Francesco Gaetani di Sermoneta. Caserta (Vecchia) cadde in uno stato di abbandono. La famiglia Gaetani governò lo Stato di Caserta fino al momento della costruzione della Reggia. La peste del 1656 decimò la popolazione. Il principe spesso risiedeva a Napoli o era fuori per incarichi diplomatici. Il Palazzo Acquaviva, con i suoi famosi giardini, cadde nell'abbandono. Anche i vescovi erano spesso chiamati ad assolvere delicate missioni per cui si assentavano da Caserta. Il vescovo Schinosi nel 1708 creò a Falciano un Collegio dove chiamò a insegnare maestri famosi di teologia, di filosofia, di scienze e di lettere. Al collegio fu annessa una ricca biblioteca che fu aperta al pubblico. Con l'arrivo di Carlo di Borbone nel 1734 e con l'autonomia del regno, Caserta ebbe un momento di splendore soprattutto con la costruzione del Palazzo reale. Per realizzare quest'ultima, il re acquistò il feudo di Caserta dal principe Michelangelo Caetani. Il progetto, affidato a Luigi Vanvitelli, prevedeva non solo la costruzione di un palazzo con un grande giardino, ma anche la trasformazione radicale dei luoghi: chiusura di alcune strade, apertura di nuove, abbattimento di interi quartieri e così via. Da quel momento Caserta divenne un immenso cantiere dove lavoravano circa tremila persone mentre Vanvitelli seguiva ogni fase del lavoro. Intanto progettò e realizzò l'Acquedotto carolino che doveva alimentare le cascate, le vasche e i giochi d'acqua del parco reale e successivamente proseguire per Napoli con un canale navigabile. Durante la minorità di Ferdinando, la presenza della corte a Caserta fu piuttosto rara, ma, dopo le nozze di Ferdinando di Borbone con Maria Carolina d'Austria, i sovrani mostrarono interesse per la Reggia, soggiornando spesso a Caserta, perché il re amava il bosco di San Leucio sulla cui sommità fece costruire un Casino di caccia dove si tratteneva lontano dalle incombenze di corte. Durante il decennio francese fu completata la sistemazione del Parco e del Giardino inglese a opera di Carlo Vanvitelli. Caserta era diventata ormai la "città reale" e questo spinse anche al trasferimento della sede diocesana ed alla costruzione di una nuova chiesa cattedrale. Il progetto fu affidato a Giovani Patturelli, ma gli eventi del 1820-21 e successivi contrasti fra l'architetto e l'amministrazione della città ne rinviarono di qualche decennio la realizzazione. Con Ferdinando II Caserta conobbe un nuovo sviluppo. Ferdinando trascorreva lunghi periodi nella piazzaforte di Capua. Gli interessi dei sovrani li portavano a risiedere molto spesso a Caserta. L'evoluzione degli eventi politici, il malcontento verso il sovrano, il diffondersi delle idee di indipendenza e di unità indussero Ferdinando a trattenersi sempre di più a Caserta, facendovi convergere il centro della vita di corte e degli affari di stato. Era il momento di massimo splendore della Caserta borbonica: la città si sviluppò con vie regolari e ampie, la corte vi risiedeva molto spesso e vi richiamava ministri, ambasciatori e dignitari che intervenivano alle feste nel teatro o nel parco; nel 1843 vi giunse anche la ferrovia; nel 1846 si svolse in questa piazza un torneo con costumi medioevali e rinascimentali Nel 1848 Caserta partecipò alle elezioni al Parlamento costituzionale nonostante la provata fedeltà al re. Papa Pio IX che, in esilio a Gaeta, venne a Caserta in diverse occasioni. Nei dieci anni che precedettero l'unità, Caserta visse di riflesso gli eventi risorgimentali e continuava ad espandersi arricchendosi del nuovo Palazzo vescovile, dell'Orto sperimentale per la Società economica che produceva studi ed esperimenti di grande rilievo. Garibaldi nella battaglia del Volturno sconfisse l'esercito borbonico e pose il suo quartier generale a Caserta, preponendovi il generale Medici e presso la Chiesa della Madonna di Montevergine ci fu un ultimo scontro con le truppe borboniche che tentavano una manovra di accerchiamento. La vittoria di Garibaldi portò all'annessione del Regno delle due Sicilie al Regno di Sardegna. Con l'unità d'Italia Caserta divenne sede di accademie e di scuole militari e nei primi anni del XIX sec. ospitò l'Accademia della Guardia di Finanza e la Scuola sottufficiali, sorsero l'Accademia dell'Aeronautica militare, le scuole militari e i campi di addestramento. La nuova amministrazione comunale si impegnò subito in una serie di iniziative economiche, sociali e nella pubblica istruzione con l'istituzione di diverse scuole: nel 1871 Caserta era infatti tra le province con la più elevata scolarità. Verso la fine del secolo si aggiunsero due prestigiose istituzioni scolastiche religiose: l'Educandato femminile comunale di Sant'Agostino e l'Istituto salesiano. La presenza della Banca d'Italia, di una Banca mutua popolare (1873) e del Banco di Napoli (1877) attesta il notevole volume di affari della città: cresceva la borghesia colta e operosa che alimentava una vita intellettuale e artistica, anche se in un ambito amatoriale.