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Chi risale il primo tratto della Valconca, fatti pochi chilometri dal mare distingue chiaramente su un poggio il profilo caratteristico di Saludecio con i campanili, le torri e le mura. Arrivati sulla collina si entra nel paese da una antica porta che guarda verso il mare; subito si coglie l'armonia della piazza, delle vie nobili , dei vicoli. Colpiscono le linee eleganti dei suoi palazzi e della chiesa, colpisce l'insieme di un paese che ha saputo rispettare il proprio passato ed integrarsi perfettamente con l'ambiente. E se a Saludecio si dedica un po' di tempo, si ha la possibilità di scoprire uno dei paesi più vivi, più ricchi di avvenimenti culturali di tutto il territorio riminese.È tradizione far risalire l'origine del luogo a Traiano Decio, imperatore romano, che avrebbe trovato scampo sulle colline, edificando la propria abitazione. Di qui "salus Decii" o "saltus Decii". Altra ipotesi ottocentesca è quella di considerare Saludecio nome derivato dal Santo titolare della vecchia Pieve: San Laodicio, che in volgare compare come Sanlodeccio in una novella del "Decameron". Il primo documento che attesta l'istituzione civile e religiosa è del 1014, anno in cui il Plebato era soggetto alla Chiesa riminese. Quest'ultima nel 1231 aveva diritti baronali su vari castelli della diocesi, compreso lo stesso Saludecio, lungamente conteso dal comune di Rimini nel corso del XIII secolo.