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E' il fiorente capoluogo di un territorio molto vasto che comprende tutta l'alta valle del Samoggia. Il territorio di Savigno segna il confine di accesso alla valle del Reno; è fatto di monti e valli dove le colture, prevalentemente foraggere, si alternano a boschi e calanchi. Vi si trova ancora una tradizione segnata dall'attività do boscaioli, allevatori di cavalli e tartuficultori. E proprio il tartufo è il prodotto che caratterizza maggiormente il paese: il "Bianco pregiato dei colli bolognesi", molto diffuso da queste parti, ha valso a Savigno il titolo di "Città del tartufo", riconosciuto a livello nazionale. Qui pievi, oratori e antichi mulini soddisfano la curiosità del turista in cerca di storia. Fra le principali emergenze si ricordano: l'Oratorio di S.Matteo nella piazza del capoluogo; la Pieve di S. Giorgio nella frazione Samoggia, edificata nel 1015, dove è conservato uno dei più begli altari sette - ottocenteschi dell'Appennino; il vicino Santuario della Beata Vergine del Pruno, sorto nel XV sec. e restaurato tra i secoli XVII e XVIII; la medioevale Chiesa Parrocchiale di S. Maria Assunta di Merlano, rastaurata nel '700 e poi quasi rifatta nel 1870 con, all'interno, pregevoli busti di terracotta del '600 e un'interessante cassa d'organo cinquecentesca. Interessante è la frazione di Vedegheto sita nella valle del Venola (affluente del Reno), ricca di torri e di case antiche e di un mulino ad acqua perfettamente funzionante. E' proprio per la natura del suo territorio, percorso da rivoli e torrenti dotati di notevole energia idraulica, che savigno annovera diversi mulini visitabili attraverso un itinerario che collega il Mulino del Notaro, il Molino del Dottore, il Mulino del Cozzo di Sotto e Segaticcio. Due esempi di case - torri, una cinquecentesca e l'altra trecentesca, sono quelle del Poggio e di Casa Ropa.