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Il territorio comunale di Vetto presenta un concentrato di quanto può offrire la media montagna reggiana. Dal punto di vista naturalistico è il fiume Enza che domina il paesaggio, con una gola che si stringe con forte impatto panoramico proprio sotto il balcone naturale su cui sorge il capoluogo. È frequentato da bagnanti, pescatori e canoisti, che vi organizzano gare internazionali di discesa. Belli anche le pinete e i boschi che costeggiano la valle dell'affluente Tassobio. Il capoluogo, importante centro matildico, ricorda i fasti della contessa con il corteo storico di luglio. Il monumento più rilevante è la chiesa di San Lorenzo. Ma diverse sono le emergenze storico-architettoniche: alcune case a torre, una curiosa scritta risorgimentale sull'edificio del vecchio Comune, portali con arco a tutto sesto, antichi cortili. Tra le borgate, si segnalano per il loro patrimonio edilizio talvolta prezioso e sempre suggestivo, Spigone, Pineto, Legoreccio, Scalucchia, Gottano. Il Vettese è terra di vacanze estive, per la piacevolezza dei luoghi e per la disponibilità di strutture ricreative, oltre che meta di un forte escursionismo domenicale che interessa il fiume Enza. Vetto d'Enza è quasi certamente di origine romana e trae il proprio nome dal latino "vectus", che significa condotto, portato, trasportato. Il paese è infatti sempre stato un importante punto di transito e collegamento tra varie regioni, oltre che luogo di attraversamento della Val d'Enza attraverso il fiume omonimo. Per altri il toponimo deriva dal dominio della nobile stirpe romana dei Vetii o Vectii. Il primo documento storico che testimonia l'esistenza di Vetto risale al 1142, epoca in cui, dopo l'egemonia dei Canossa, divenne appannaggio dei Dalla Palude.