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Antico borgo medioevale, situato a circa 10 Km dalla costa adriatica ed adagiato sulla dorsale collinare tra le vallate dei fiumi Tordino (a sud) e Salinello (a nord), e’ ricordato gia’ in un documento dell’897 nel quale si accenna ad una “res Musiani” a proposito di una vertenza sulla giurisdizione del locale feudo. Narra lo storico Vincenzo Bindi che ““i Monaci Benedettini, attratti dalla tranquillita’ ed amenita’ del sito, vi edificarono il monastero di S.Angelo, con l’annessa Chiesa, intorno a cui sorsero case ed abituri, cinti da mura merlate, che costituirono un piccolo castello, con ampio e profondo fossato, un’unica porta di accesso e un ponte levatoio. Il Cenobio e la Chiesa furono retti da un Preposito, che ebbe cura di anime, e, ne’ primi tempi, anche la civile giurisdizione sugli abitanti, fino a che il Cenobio stesso, col Castello e la Chiesa , non caddero in potere degli Acquaviva. Una torre, che ancora resta in piedi, ricorda questo dominio e chi la fece costruire, con una epigrafe, importante per la storia patria. Gli Acquaviva ottennero poi, come da una bolla di Bonifacio IX, il patronato sulla Chiesa e la facolta’ di nominare (…) gli Abati Commendatari, i quali se ne stavano lontani, pur godendosi le pingue rendite, e lasciando la cura delle anime ad un povero prete, provvisto di meschino assegno. Percio’ la Badia di S.Angelo, un di’ ricca e florida, con giurisdizione quasi episcopale, miseramente decadde. Il piccolo castello, abbattute le mura negli anni successivi, a poco a poco si amplio’, si arricchi’ di case e di palazzi, ebbe ampie piazze e comode strade e crebbe di popolazione, da diventare oggi una delle piu’ ricche, floride, belle ed industriose cittadine della Provincia di Teramo. A mezza strada tra Mosciano e Giulianova, in sito amenissimo e ricco di ogni sorta di prodotti, in vasto e pittoresco orizzonte, sorgeva in tempi remotissimi un Fano, che in appresso venne convertito in Chiesa cristiana, dedicata ai Santi Sette Fratelli, figliuoli di S.Felicita. Nel medioevo vi furono eretti un Monastero ed un Casale da’ Cassinesi, ricordati dalle memorie del tempo, nelle lamine delle porte di bronzo di Montecassino e nelle bolle di Urbano II, Pasquale II, Alessandro III, Innocenzo III ed in altri documenti successivi: venivano retti dal Preposito di S.Liberatore, vicario in queste parti dell’Abate Cassinese. Anche questo Cenobio e l’annessa Chiesa caddero sotto gli Acquaviva, che nominavano i preposti a loro talento. Deperito ed abbandonato il Monastero, il Cardinale Ottavio Acquaviva restauro’ e quasi interamente rifece il Cenobio, destinandolo a sede de’ Minori Osservanti: dell’antica Chiesa rimase in piedi solo una parte, e in piedi rimase l’antica torre e l’immagine della Madonna del Casale: il Guardiano ebbe la cura delle anime. Divenuto in seguito Commenda, e primi Commendatari ne furono gli stessi Acquaviva, il Guardiano continuo’ ad esercitare la spirituale giurisdizione, fino a che, per estinzione del ramo ducale dell’illustre famiglia, la chiesa venne riunita a quella di S.Angelo di Mosciano ed a Mosciano si addisse la cura religiosa. La prepositura, divenuta regia, il diritto di nomina venne in appresso esercitato dal Re”. Quanto a Montone – narra ancora il Bindi- “ fu anche’esso un castello (…)con circostante casale, soggetto, come tante altre terre degli Abruzzi, alla casa Ducale Acquaviva. Costruito su amena collina, vi si gode uno stupendo e meraviglioso panorama, che abbraccia il vastissimo orizzonte, dall’Adriatico all’Appennino (…) Non vi resta oggi altro di notevole che la Chiesa di S.Antonio Abate, a cui nel XVI secolo era annesso un Convento appartenuto a’ Monaci Celestini (…) La grancia fu nel 1656, per volere di Giosia III duca di Atri, annessa a S. Maria dello Splendore in Giulianova. Il Padre Giuseppe Bardi, Priore dello Splendore, cedette la Chiesa alla famiglia de Bartolomei, la quale gia’, per antecedenti permute, possedeva le vicine abitazioni. Questa famiglia vi fece collocare, togliendolo dall’antica Chiesa di S.Giacomo, il monumento sepolcrale, che il fondatore di questa chiesa stessa, ridotta a cimitero, Bucciarello di Giacomo di Bartolomeo, erasi fatto costruire. E’ pregevole l’opera dell’arte nostra per gli intagli e le sculture che vi si ammirano, condotte con non comune magistero. Venne eseguita nel 1390, come da epigrafe ivi esistente”” ( brani tratti da una monografia redatta da Vincenzo Bindi – cfr. “Le Cento Citta’ D’Italia Illustrate –Giulianova –La Posillipo degli Abruzzi”- pag. 16 .Ristampa a cura della Galleria D’Arte Moderna di C.Limoncelli & C. sas , Teramo). Importante centro agricolo e commerciale, Mosciano ha conosciuto nel dopoguerra un considerevole sviluppo economico, grazie soprattutto alla produzione del mobile, che ha meritato alla cittadina l’appellativo di “Cantù” dell’Italia centro meridionale. Oggi, la presenza sul territorio di oltre 200 aziende ( di cui alcune note ed apprezzate sia in Italia che all’estero) hanno reso questa cittadina uno dei piu’ importanti poli artigianali ed industriali d’Abruzzo.