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Le origini di Messina risalgono alla preistoria ma è soprattutto con l'arrivo dei Greci, Cumani e Calcidesi prima, Sami e Messeni in seguito, che essa entra a far parte della storia. La colonizzazione di queste genti a partire dall'VIII sec. a. C., arricchisce la città dello stretto di fantastiche leggende legate in particolare al mare. Com'era loro costume i Greci attribuirono la fondazione di Zancle a un mitico re eponimo Zanclo per conto del quale addirittura Orione, figlio di Posidone (Nettuno dei Romani), si occupò della costruzione della città. In realtà il toponimo Zancle (indigeno DANKLE) è siculo e significa falce, ad indicare la particolare forma della lingua di terra che a tutt'oggi caratterizza il porto di Messina. Secondo la tradizione, Kronos-Saturno figlio di Urano e di Gea, con l'aiuto di questa che estrasse dalle sue viscere l'acciaio e ne fece una falce, evirò il crudele padre. La virilità di questi cadde in mare e così nacque Afrodite; la falce, anch'essa scagliata in mare generò il porto di Messina. " ...lo stretto di Messina, il suo breve spazio, ha sempre racchiuso un profondo oceano di tempesta e di strazio: qui sono avvenuti i fatidici terremoti e maremoti che hanno annientato più volte Reggio e Messina; sulle sue acque corrono i venti tempestosi di Eolo, succedono calmerie stregate, sorgono allucinatorie fatamorgane, altri prodigi che hanno acceso le fantasie dai primordi della sua storia... Fosse una macchina del tempo, il nostro Stretto, fosse una lastra sensibile che si lascia impressionare da ogni sagoma che sopra vi passa, vedremmo infiniti legni, infinite vele d'ogni forma e tinta, mercanti e soldati d'ogni razza, leggeremmo infinite storie, la storia che è passata per quelle acque... Città di luce e d'acqua, aerea e fuggente, riflessione e inganno, fatamorgana e sogno, ricordo e nostalgia. Messina non esiste. Esistono miti e leggende, Saturno, Orione, Cariddi, Mata e Grifone, Colapesce. Ma forse vi fu una città con questo nome perchè disegni e piante riportano la falce di un porto con dentro velieri che si dondolano, e mura, colli scanditi da torrenti e coronati da forti, e case palazzi chiese orti... " Vincenzo Consolo