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Con una superficie comunale di 31,33 kmq il paese di Lama dei Peligni è situato a m 669 s.l.m. Il nome "lama" deriva dal termine pre-latino "lamatura , che significa terreno dove l'acqua ristagna, l'aggiunta "dei Peligni" è successiva, ritenendo che il popolo dei Peligni si fosse spinto fino all'Aventino. Le origini del paese sono antichissime. Il suo territorio, infatti, fu abitato sin dalla preistoria come testimoniano le pitture rupestri, rinvenute in alcune grotte, e i resti del villaggio di età neolitica (7000-5000 a.C.) in contrada Fonterossi. Nella stessa località si rinvenne agli inizi del XX secolo una sepoltura preistorica c.d. "uomo della Majella" . In epoca italica e romana la zona fu abitata dalla popolazione dei Carecini, una tribù sannita che aveva come centri principali Cluviae e Juvanum. Importante traccia del periodo medievale è l'eremo di Sant'Angelo, ben visibile dal paese, dimora di eremiti e santi, come il Beato Roberto da Salle, discepolo di Celestino V. In questo periodo e nel Rinascimento, epoca alla quale si datano i suoi principali monumenti, Lama conobbe uno sviluppo notevole soprattutto nel campo dell'industria laniera. Il paese è stato più volte danneggiato da violenti terremoti e da eventi bellici che nel tempo si sono succeduti. Oggi dell'originario assetto urbano restano tracce nel nucleo del paese vecchio "la ripa" e nella Piazza Umberto I. Da visitare la chiesa di San Nicola (portale e rosone del secolo XVI; pergamo scolpito in legno dello stesso secolo, e altare del secolo XVIII, con figure ad alto rilievo, dorato nel 1775 da un tal Sembiante, oriundo teramano). Grotta del Cavallone, m 1357, che si raggiunge anche con una moderna cabinovia e dove Gabriele d'Annunzio ambientò il 2° atto della "Figlia di Iorio".